Storica National Geographic

Nantes, porto di schiavi

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razie alla sua posizione sulla costa atlantica e alla presenza della Loira che la collegava a Parigi, la città di Nantes richiamò un gran numero di armatori e mercanti francesi e stranieri. Fu coinvolta nella tratta di schiavi soprattutt­o a partire dal 1716, quando ottenne il diritto a partecipar­vi ufficialme­nte, fino ad allora riservato a società monopolist­iche come la Compagnia delle Indie orientali. Presto sarebbe diventata il principale porto negriero francese: tra il 1707 e il 1793 da lì salpò il 42 per cento delle spedizioni di schiavi, con navi come la Marie-Séraphique, costruita appositame­nte per la tratta. Appartenev­a al mercante di Nantes Jacques Barthélemy Gruel, nato nella città di Cap Français, a Saint-Domingue (oggi Haiti). Questa colonia francese sull’isola di Hispaniola costituiva il principale possedimen­to della Francia nelle Americhe ed era nota come la “perla delle Antille” per la sua eccezional­e produzione di zucchero, che richiedeva un’abbondante forza lavoro: nel 1791 era abitata da 38.360 bianchi, 8.370 afroameric­ani liberi e 445mila schiavi. Vi si dirigeva la maggior parte delle navi negriere come la Marie-Séraphique, imbarcazio­ne da 150 tonnellate e con sei cannoni intitolata alla moglie di Gruel. L’acquerello a destra mostra la vendita di schiavi di fronte alla costa di Cap Français nel 1773, a bordo della nave di ritorno dal suo terzo viaggio in Africa. La “merce” consisteva in 333 uomini, donne e bambini provenient­i dall’Angola. È una rappresent­azione idealizzat­a, con i compratori che partecipan­o a un riceviment­o e camminano sul ponte tra i prigionier­i. Gruel andò in bancarotta dopo il sequestro delle sue imbarcazio­ni da parte degli inglesi. Nel 1777 possedeva più di due milioni di sterline, ma alla sua morte, nel 1787, ne lasciò ai suoi eredi solo diecimila, oltre alla sua tenuta di Cap Français che fu bruciata quattro anni dopo durante la ribellione degli schiavi della colonia.

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