IDEE MATERIALISTE
Nell’opera di Sade vi è qualcosa d’ipnotico e al contempo feroce. Heinrich Heine la definì «un edificio mostruoso e grandioso dal carattere profondamente romantico», ed è vero: la sua prosa è brillante e musicale, avvolgente e depravata. È il fascino del male, ma soprattutto è l’espressione del più crudo individualismo, della rottura di
qualsiasi sorta di convenzione sociale. Dalla sua posizione aristocratica, e in virtù dell’indubbia formazione intellettuale, Sade credette con arroganza di trovarsi al di sopra di tutto e di tutti, e si comportò senza alcuna umanità. Dietro una condotta così spietata si cela però una filosofia materialista, e in molti aspetti il suo pensiero si poneva sulla scia dell’ateismo del barone d’Holbach e dei suoi amici, proprio come
la Rivoluzione francese era, per molti versi, la prosecuzione delle idee illuminate di Voltaire e di Rousseau. Nella Philosophie dans le boudoir Sade scriveva: «La crudeltà, ben lungi dall’essere un vizio, è il primo sentimento che la natura imprime in noi». E tutto ciò, unito a una visione materialista dell’esistenza, quasi darwiniana, lo spingeva ad affermare, smentendo Voltaire, che «la tolleranza è la virtù del debole».
La ragazza lo amava profondamente e seppe subito assecondarlo. Ma soli cinque mesi più tardi Sade fu incarcerato per quindici giorni nella prigione di Vincennes, accusato di reati contro il buon costume. A quanto pare, in compagnia di una prostituta, Jeanne Testard, si era macchiato di ogni specie di sacrilegio, tra cui l’eiaculazione sopra un crocefisso. L’episodio colpì profondamente la suocera. Non vi era nulla di straordinario nel fatto che un nobile sfogasse i suoi istinti con una prostituta, ma la vicenda in cui era invischiato il genero era troppo sordida e fuori dall’ordinario.
Di scandalo in scandalo
Il 3 aprile 1768, la domenica di Pasqua, si verificò un altro evento scabroso, che ebbe conseguenze irreparabili. Il marchese convinse Rose Keller, un’umile donna di trentasei anni, vedova e senza lavoro, ad accompagnarlo fino alla sua casa di Arcueil, dove la fustigò con violenza. Per ordine del re, allora, Sade fu imprigionato nel castello di
Saumur, da cui fu poi trasferito in altre carceri. Rimase dietro le sbarre per sette mesi e il caso divenne di pubblico dominio.
In una lettera all’amico Horace Walpole la marchesa du Deffand racconta così l’avvenimento: «Quando era tutta insanguinata, Sade prese dalla tasca un unguento e l’applicò sulle ferite, poi l’abbandonò. Non si sa se le lasciò da mangiare o da bere, fatto sta che non si fece più rivedere fino all’indomani. Esaminò di nuovo le sue ferite e constatò che l’unguento aveva sortito l’effetto desiderato. Allora prese un temperino e dappertutto le incise le carni, sulle quali cosparse ancora l’unguento […] Si dice che si rese colpevole di quest’esecrabile comportamento per verificare l’efficacia dell’unguento». Dal canto suo Jean-Jacques Pauvert, il migliore biografo di Sade, dubita che il marchese si fosse servito di un temperino, e ritiene che “si limitò” a frustrare la donna. In ogni caso, grazie all’influente famiglia, l’uomo tornò in libertà e si rifugiò nel
In questa litografia a colori del XIX secolo il marchese de Sade è ritratto mentre scudiscia una giovane mezza nuda e legata. castello di La Coste, in Provenza, assieme alla moglie. Lì si dedicò con entusiasmo al teatro, la sua passione. Assunse attori di professione pagati profumatamente e fondò una piccola compagnia con cui mise in scena un repertorio di oltre venti opere, con autori come Voltaire e Diderot.
Alla fine del 1769 si recò in Olanda, dove pubblicò un manoscritto erotico. Come raccontava con orgoglio agli amici, i proventi della pubblicazione coprirono le spese della trasferta. Se come autore teatrale non ebbe particolare successo, in quei primi testi erotici si faceva già notare il suo spirito iconoclasta. Non poteva divenire un Racine o un Voltaire? Ebbene, sarebbe forse stato il primo in un nuovo genere letterario con cui avrebbe mostrato al mondo tutta l’ipocrisia della società francese.
Le sregolatezze del marchese non finirono lì. Nel 1772, durante una notte di baldoria a Marsiglia, offrì ad alcune prostitute dei confetti alla