L’inedita testimonianza sul corsaro Francis Drake
Il corsaro britannico Francis Drake, esperto nella guerra di corsa che combatté contro le colonie e i possedimenti dell’impero spagnolo e che nel 1588 svolse un ruolo di prim’ordine nella sconfitta dell’Invincibile Armata, era noto in Spagna semplicemente come il Drago. Si raccontava che nei palazzi del potere castigliano quel nome venisse pronunciato a denti stretti, con timore e disprezzo. Per il poeta Lope de Vega era «Satana in persona, l’incarnazione del genio del male, l’arcinemico della Chiesa di Dio». All’avventurosa biografia di Francis Drake lo storico David Salomoni è ora riuscito ad aggiungere un tassello ulteriore. Si tratta di un documento finora inedito rintracciato in un manoscritto conservato nella biblioteca di Ajuda, a ovest di Lisbona, sul fiume Tago, le cui acque furono punto di partenza per navigatori come Bartolomeo Diaz, Vasco da Gama e Ferdinando Magellano. Lo scritto è una testimonianza rilasciata a Madrid nel 1583 da Nuno da Silva, il pilota rapito da Drake nel 1578 a Capo Verde e che attraversò con lui l’oceano Pacifico e lo stretto di Magellano, per poi dare l’assalto all’America spagnola. La sua relazione resa dinnanzi al Consiglio delle Indie, il più grande organo amministrativo dell’impero coloniale spagnolo, «narra di battaglie all’ultimo sangue, arrembaggi e violente tempeste ai confini del mondo allora conosciuto» ed è popolata da «donne e uomini dalle ambizioni sconfinate, di dominio globale, popoli in lotta per la sopravvivenza, profeti che invocano la guerra santa, affaristi senza scrupoli, maghi, alchimisti, sbandati, fuorilegge». Un vivido quadro di un’epoca di drammi e di contraddizioni.