UNA CASA PER L’ARCA
Le quattro miniature decorano un manoscritto della con la traduzione francese della Bibbia, composto intorno al 1300. Le immagini corrispondono al libro dell’Esodo e illustrano la costruzione dell’arca dell’alleanza da parte di Mosè in base agli ordini im
historiale
I
LE TAVOLE DELLA LEGGE
Nella traversata del deserto dopo la fuga dall’Egitto, destinata a durare 40 anni, il popolo d’Israele giunge sul pendio del monte Sinai. Mosè, il suo capo, sale sulla cima del monte sacro dove Yahweh, avvolto in una nube, gli consegna le tavole della legge con i dieci comandamenti. Lo sprona anche a raccogliere le offerte dei suoi correligionari e gli fornisce istruzioni per la realizzazione dei sacrifici.
II
LA COSTRUZIONE DELL’ARCA
Dopo essere disceso dal monte, Mosè fa rispettare l’ordine di Yahweh secondo cui va realizzata un’arca per accogliere le tavole della legge. «Faranno dunque un’arca di legno di acacia: avrà due cubiti e mezzo di lunghezza, un cubito e mezzo di larghezza, un cubito e mezzo di altezza. La rivestirai d’oro puro: dentro e fuori la rivestirai e le farai intorno un bordo d’oro».
III
IL TABERNACOLO
Yahweh ingiunge inoltre a Mosè di coprire l’arca con un tabernacolo – una sorta di tenda – formato da teli di bisso ritorto di porpora viola, di porpora rossa e di scarlatto. Il libro dell’Esodo menziona altri elementi che compaiono assieme all’arca, come un candelabro d’oro puro e un turibolo per gli aromi. Nella miniatura compaiono Mosè e Aronne mentre depongono le tavole e la verga.
IV
OLOCAUSTO
La seguente miniatura illustra il primo sacrificio, o olocausto, effettuato dagli ebrei dopo aver ricevuto le tavole della legge, in accordo al volere di Yahweh: «Poi immolerà il capo di grosso bestiame davanti al Signore, e i sacerdoti, figli di Aronne, offriranno il sangue e lo spargeranno intorno all’altare, che è all’ingresso della tenda del Convegno».
Per gli antichi ebrei l’arca era il recipiente in cui erano conservate le tavole della legge, e per questa ragione doveva essere trattata con immenso rispetto. Tuttavia è importante sottolineare che non si trattava di un’adorazione per l’oggetto in sé. Difatti il coperchio che chiudeva l’arca sarebbe divenuto il trono di Yahweh proprio come, secondo quanto
raccontato nell’Esodo 25:22, quest’ultimo aveva comunicato a Mosè: «Io ti darò convegno appunto in quel luogo: parlerò con te da sopra il propiziatorio, in mezzo ai due cherubini che saranno sull’arca della Testimonianza». Com’era avvenuto durante il periodo trascorso nel deserto, quando Yahweh si era manifestato in una colonna di fuoco che precedeva il popolo d’Israele, ora si
sarebbe palesato sul suo trono, tra i cherubini. I dottori della legge ebrei vissuti in un’epoca successiva all’abbattimento del tempio da parte dei romani nel 70 d.C. elaborarono il concetto di shekinah, la presenza di Dio. Con tale termine non si riferivano all’essenza fisica di Yahweh, bensì a un segno inequivocabile della sua esistenza. Ma se l’arca e il tempio non ci sono più, dove si trova la shekinah?