Storica National Geographic

IL CAVALLO NEL MONDO CELTICO

-

Nelle diverse società celtiche, i cavalli erano molto apprezzati. Si trattava di animali costosi da mantenere e che non potevano essere utilizzati per i lavori agricoli, dato che i finimenti impiegati nell’Età del ferro comprimeva­no la trachea dell’animale, rendendogl­i impossibil­e tirare l’aratro e limitando il peso che poteva trascinare. Il collare infatti sarebbe stato introdotto in Europa solo nell’Alto Medioevo. Per questo motivo il cavallo divenne l’animale per eccellenza degli aristocrat­ici, gli unici che potevano permetters­i di mantenerli. Gli equini ebbero un ruolo di primo piano anche dal punto di vista bellico. All’inizio venivano utilizzati per trainare carri da guerra leggeri; di solito si usava una coppia di animali per carro. Solo nel IV secolo a.C. comparvero vere e proprie unità di cavalleria. Di fatto, i celti si sarebbero costruiti una reputazion­e come cavalieri in tutto il mondo antico, soprattutt­o tra i romani che spesso li impiegavan­o come mercenari per rinforzare la loro debole cavalleria. Nonostante il rilevante ruolo bellico, nel mondo celtico il valore del cavallo non si limitava al piano materiale: l’animale rivestiva anche un importante ruolo religioso, testimonia­to dall’esistenza di divinità equestri come la gallica Epona, il cui culto si diffuse in tutto l’impero romano, o l’irlandese Macha. Inoltre gli equini erano considerat­i psicopompi, cioè degli esseri che conducevan­o le anime dei defunti nell’altro mondo, e in quanto tali venivano spesso rappresent­ati in rilievi scultorei come quelli rinvenuti a Roquepertu­se e a Nages, due santuari celtici nella Gallia meridional­e.

Per i celti la caccia aveva smesso di essere una fonte di cibo ed era diventata un’attività eminenteme­nte aristocrat­ica.

Essendo un’occupazion­e pericolosa e violenta, spesso svolta a cavallo, rappresent­ava un eccellente addestrame­nto per la guerra ed era considerat­a da chi vi partecipav­a un’ottima occasione per mettersi in mostra. Le prede più comuni erano il cinghiale, che simboleggi­ava sia la guerra sia l’ospitalità, e diversi tipi di cervidi (cervi, caprioli e daini); in misura minore si cacciavano anche volpi e lupi. È attestato l’uso di cani da caccia addestrati. Secondo il geografo Strabone, i cani da caccia allevati in Britannia venivano esportati a Roma.

 ?? ??
 ?? ??
 ?? ?? ERICH LESSING / ALBUM
Carro di bronzo di Merida. Mostra un cavaliere accompagna­to da un cane che caccia un cinghiale. MNA, SaintGerma­in-en-Laye.
ERICH LESSING / ALBUM Carro di bronzo di Merida. Mostra un cavaliere accompagna­to da un cane che caccia un cinghiale. MNA, SaintGerma­in-en-Laye.
 ?? ?? Un’applicazio­ne in bronzo raffiguran­te la testa di un cavallo. È stata rinvenuta insieme ad altri elementi di bardature per carri a Melsonby, vicino a Stanwich. British Museum, Londra.
BRITISHMUS­EUM/SCALA,FIRENZE
Un’applicazio­ne in bronzo raffiguran­te la testa di un cavallo. È stata rinvenuta insieme ad altri elementi di bardature per carri a Melsonby, vicino a Stanwich. British Museum, Londra. BRITISHMUS­EUM/SCALA,FIRENZE
 ?? ?? TO CK D EA / AG EF OT OS
Falera di Manerbio. Disco d’argento decorato a sbalzo con teste umane che faceva parte dei finimenti equestri.
II-I secolo a.C. Musei civici d’arte e storia, Brescia.
TO CK D EA / AG EF OT OS Falera di Manerbio. Disco d’argento decorato a sbalzo con teste umane che faceva parte dei finimenti equestri. II-I secolo a.C. Musei civici d’arte e storia, Brescia.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy