NON LASCIATEVI GOVERNARE DAL CASO
… Perché anche se l’aids «non fa più notizia», la disinformazione contribuisce a far sì che si verifchino nuovi casi di contagio, come spiega a Style il direttore della Clinica delle Malattie Infettive dell’università di Milano all’ospedale Luigi Sacco.
ÈVERO, L’AIDS NON UCCIDE (quasi) più. Almeno non in Italia. Ma nemmeno si guarisce: non è più una condanna a morte, ma rimane una condanna a una vita di farmaci. Perché una cura in grado di eradicare l’infezione ancora non c’è e alla sospensione della terapia il virus si riattiva. Considerare l’hiv come un problema risolto è quindi un’illusione, anzi l’aver abbassato la guardia dopo gli anni in cui i media davano all’aids grande spazio ha contribuito a far sì che i contagi continuassero. In Italia ogni anno se ne stimano ancora tre-quattro mila, senza fessioni sensibili da circa un decennio. Se il crollo di popolarità dell’eroina ha drasticamente ridotto le trasmissioni da scambio di siringhe, la trasmissione per via sessuale non si è interrotta. Le nuove infezioni stanno aumentando, in varie parti del mondo, soprattutto nei giovani maschi che fanno sesso con maschi. Secondo una stima citata nel rapporto Unaids 2014 questi ultimi risultano a livello globale 19 volte più a rischio di vivere con l’infezione da Hiv rispetto alla popolazione generale. Ma anche la trasmissione eterosessuale ha un ruolo determinante, e non solo in Africa e nei Paesi più poveri. Il turismo sessuale e, in assenza di corretti programmi di prevenzione, i fussi migratori dalle regioni in cui l’infezione da Hiv è molto diffusa contribuiscono alla diffusione dell’infezione anche nel mondo industrializzato.
Al momento dell’infezione, non tutte le persone colpite sviluppano sintomi ben evidenti, che comunque sono poco specifci e facilmente confondibili con quelli di altre malattie. L’infezione può restare a lungo senza dar segno di sé. In media sono più di dieci gli anni necessari perché in coloro che non ricevono terapia si manifesti l’aids. Non stupisce quindi che negli ultimi anni una buona metà dei pazienti cui è stata diagnosticata l’aids in Italia non fosse consapevole di essere infettata prima di manifestarne i sintomi. E le persone che non sanno di essere infettate rappresentano un’ovvia fonte potenziale di infezione per altri. La trasmissione si può però effcacemente prevenire con l’uso del preservativo. Il rischio di trasmissione per rapporto sessuale è infatti