TORNIAMO
ALLE ORIGINI
«Quella con il lavoro per me è una storia d’amore. Sarà perché sono nato in una delle zone più industrializzate d’italia, la provincia di Lecco. E che ho iniziato a fare l’operaio a 14 anni. Tante piccole e grandi fabbriche come quella in cui ho cominciato io oggi non esistono più, incapaci di competere con la forza e i numeri delle multinazionali. Io questa débâcle l’avevo prevista: 20 anni fa con Michele Serra ed Enzo Santin scrissi uno spettacolo, Giù al Nord, che la profetizzava in modo così efficace che ne parlò anche il Wall Street Journal. Purtroppo nessuno è stato in grado di prevenirla. Ma possiamo ancora contrastarla, con la creatività che noi italiani abbiamo nel dna. Se penso a quanti brevetti abbiamo svenduto… Invece dovremmo incentivare la genialità di quegli artigiani che partono da un garage e magari diventano imprenditori. E ancora prima bisogna formare i ragazzi, attraverso la buona scuola. Una volta a Lecco c’erano gli istituti tecnici Badoni e Fiocchi che aiutavano davvero a entrare nelle aziende metalmeccaniche… Le istituzioni non dovrebbero frenare l’entusiasmo dei giovani, ma piuttosto coccolarlo, alimentarlo. Perché in ogni lavoro non basta la tecnica, servono il talento, le capacità. E la qualità, in cui siamo primi al mondo. Penso al settore del food, penso alle eccellenze del Salone del mobile. È la passione che ci anima! Non sarebbe una disgrazia vivere di rendita, trascinandosi per il mondo come vegetali senza trovare soddisfazione in niente? Non lo dico perché faccio l’attore: conosco operai che facevano volentieri due ore di straordinario perché amavano il loro mestieri. Perché i loro datori di lavoro li rispettavano, capivano le loro fatiche. E quando c’è la passione non si pensa più solo allo stipendio».
*L’attore sta attualmente lavorando al film A casa, di cui è anche autore e regista, dedicato al paradossale ritorno di un migrante da Milano al Senegal.