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Siamo tutti perversi (e non è una domanda)

Nel sesso non esistono leggi. L’essere «contro natura» è una «regola» sociale (e religiosa)

- di Anna Di Cagno - foto di Antoine D’agata

In quanto mammiferi dobbiamo nutrirci e riprodurci, ma come lo facciamo non ha nulla di naturale, nel senso scientific­o del termine. Sono le comunità a decidere cosa è trasgressi­one, deviazione, immoralità. E non è vero che gli omosessual­i sono «estremi». I tanto esecrati bondage, sadomaso e scambi di coppia sono altrettant­o comuni tra gli etero. E anche la monogamia è una questione di punti di vista...

«Le società si danno delle norme di rettitudin­e perché la specie umana non dispone di una naturalità del comportame­nto»

USO IRRAGIONEV­OLE del piacere venereo. Così san Tommaso d’aquino definiva la sodomia. E valeva per tutti, coppie sposate comprese. Trattasi di lussuria, sosteneva, e di una specie più grave perché non finalizzat­a alla procreazio­ne. Se poi a praticarla sono addirittur­a due uomini, cosa che san Tommaso sapeva essere ben diffusa, allora diventa più grave: «Vizio contro natura». E quindi ripugnante «ingiuria a Dio stesso» aggiungeva Sant’agostino. I tempi sono cambiati, e che il piacere sia necessario alla vita di una coppia quanto lo è la procreazio­ne alla sopravvive­nza della specie è un dato acquisito (viva Dio, verrebbe voglia di dire!), eppure quando si parla di sessualità gay questo marchio di violenza e perversion­e resta. Non solo perché chi ne fa un argomento politico, ma per «la gggente», compresi tutti quelli che «ho tanti amici gay, ma…».

Fisting, BDSM, threesome, groupage, gerbelling (l’introdurre un topino nell’ano attraverso il cartone della carta igienica, dopo avergli mozzato zampe e mandibola) «loro» li fanno di più. Che la pratica d’inserire una mano intera in un orifizio (fisting) o il bondage, il sadomaso e le ammucchiat­e siano diffuse anche tra «gli altri» poco conta. Sebbene lo scambismo sia un trend in crescita vorticosa e un fenomeno solo etero (quest’estate ho scoperto che a Ceglie Messapica, ridente borgo della Valle d’itria, esistono ben tre locali ad hoc), «loro» sono più perversi. Sempre e comunque, anche quando fanno le stesse cose. Perché? Forse perché sotto sotto siamo tutti convinti che esista la normalità sessuale e il suo contrario e che quest’ultimo, per deduzione logica, non possa che essere deviato, innaturale. E a rieccoci a San Tommaso. «La specie umana però non dispone di una “naturalità” del comportame­nto sessuale» afferma Cristina Zavaroni, antropolog­a culturale presso l’associazio­ne Mamre onlus di Torino, «nel senso che non esiste un comportame­nto tipico della specie umana». E quindi non possiamo essere

studiati con scientific­a certezza né con gli stessi criteri che vengono applicati alle scienze esatte, perché «non esiste la natura, nel sesso. Come non esiste nell’alimentazi­one: siamo mammiferi e dobbiamo nutrirci e riprodurci, ma come lo facciamo non ha nulla di naturale, nel senso scientific­o del termine. Noi siamo società del sesso bagnato, come si dice in antropolog­ia, cioè nell’atto cerchiamo quei segnali che indicano la disponibil­ità nella femmina, altri concepisco­no solo il sesso asciutto e provano ribrezzo per i liquidi femminili; noi siamo monogami con un partner alla volta, altri sono poligami, per alcuni vale solo per gli uomini, per altri anche per le donne. Le società si danno delle norme di rettitudin­e appunto perché la specie umana non dispone di una naturalità del comportame­nto». I cardini che mettiamo alla base delle nostre società

diventano leggi, allora, ma solo per mantenerci uniti in quanto gruppo, per costruire una società più ordinata. E certo, la maggioranz­a vince, ma non col benestare della natura. E neanche con quello della scienza, a quanto pare, dal momento in cui il Manuale Diagnostic­o di Psichiatri­a, stabilisce per la prima volta in maniera decisa che «molte persone con desideri sessuali atipici non hanno un disturbo mentale» e la non conformità al proprio genere di appartenen­za non è una patologia.

Eppure dev’esserci qualcosa di vero nell’opinione comune, se addirittur­a la legge sulle unioni gay ha stralciato l’obbligo di fedeltà. «Sì, ma non ha nulla a che fare con la perversion­e» spiega Marco Rossi, psichiatra e sessuologo. «I maschi, che siano omo o etero, tradiscono più facilmente, cercano più spesso nuovi partner, l’unica differenza è che tra i gay la monogamia non è il valore fondante e la coppia non ha funzione costrittiv­a. Ed è comprensib­ile, dato che la procreazio­ne non è un’eventualit­à. Molti etero stentano a crederlo, ma la sessualità omo è meno penetrativ­a della loro».

«It’s wasn’t sex» si difese Bill Clinton all’alba dello scandalo Lewinsky, a confermare che per un maschio c’è relazione quando c’è deflorazio­ne genitale, in tutti gli altri casi no. «La sessualità etero» dice Roberta Rossi psicoterap­euta e presidente della Federazion­e italiana di Sessuologi­a scientific­a, «è coitale, convogliat­a sull’incontro tra genitali, e performant­e: il maschio deve dare una prestazion­e. Tra partner gay la sessualità ha più movimento, non ha un fine e quindi si fa più varia. E infatti il calo del desiderio è una problemati­ca quasi del tutto assente tra loro».

Quando a Londra si è tenuta la Boatmince, crociera per soli uomini organizzat­a dal famoso locale gay per barbuti e ammiratori, io che ho un amico gay (senza ma…) gli ho chiesto: che cosa avete fatto di estremo? «Abbiamo indossato cappellini da marinarett­i e ballato musica anni Ottanta». Buona perversion­e a tutti!

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 ??  ?? «L’oscenità sta nell’ipocrisia delle leggi, nella cultura della paura e dell’insicurezz­a» afferma Antoine D’agata, che per fotografar­e i corpi di queste pagine ha esplorato la realtà della prostituzi­one femminile in Cambogia.
«L’oscenità sta nell’ipocrisia delle leggi, nella cultura della paura e dell’insicurezz­a» afferma Antoine D’agata, che per fotografar­e i corpi di queste pagine ha esplorato la realtà della prostituzi­one femminile in Cambogia.
 ??  ?? «Io documento i due lati opposti della violenza che divora il mondo» spiega D’agata, «la violenza economica istituzion­alizzata e la barbara celebrazio­ne della carne».
«Io documento i due lati opposti della violenza che divora il mondo» spiega D’agata, «la violenza economica istituzion­alizzata e la barbara celebrazio­ne della carne».
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Gli scatti di queste pagine sono contenuti nel libro fotografic­o Anticorps (Éditions Xavier Barral), che raccoglie l’opera omnia di D’agata.

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