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ERE, kas sa kuuled mind?». Con questa frase in lingua estone, che in italiano significa «Ciao, mi senti?» nel 2003 fu inaugurato Skype, il servizio di telefonia online che ci consentì per la prima volta di realizzare un sogno nutrito da sempre: vedere a distanza gli interlocut­ori con i quali stiamo parlando. L’estonia è il Paese più informatiz­zato del mondo e quello che, insieme al Venezuela, ha fatto della musica il suo massimo nutrimento culturale. Con questi due punti di forza un piccolo Stato ha segnato due primati nel mondo. Ma andiamo con ordine. Sul mar Baltico si affacciano numerosi Paesi, dalla Danimarca alla Polonia, dalla Germania alla Svezia e alla Russia, ma

«solo tre – Estonia, Lettonia e Lituania – si fregiano del nome di Baltici. Tutti e tre sono repubblich­e, fanno parte dell’unione europea, dell’eurozona e della Nato. Nell’insieme hanno una popolazion­e di 6,5 milioni di abitanti: l’estonia, la più piccola delle tre, ne ha solo 1,3 milioni. Incastrata tra Russia e Lettonia, l’estonia è poco più estesa della Svizzera e consiste in una vasta pianura in cui la collina più alta non supera i 318 metri. Ha 1.520 isole e 1.200 laghi, tra cui il grande lago Peipus, condiviso con la Russia. Quasi la metà del territorio è ricoperto di foreste.

Contesa da Germania, Svezia e Russia, germanizza­ta dal nazismo e «russizzata» dall’unione Sovietica che occupò il Paese per 50 anni, l’estonia ha ottenuto l’indipenden­za solo nel 1991, dopo una resistenza costata la deportazio­ne di studenti, intellettu­ali e funzionari dissidenti, la messa al bando della lingua locale, la distru-

zione di tutto ciò che poteva ricordare l’identità culturale del Paese. Il tutto con la disapprova­zione formale ma con la muta accondisce­ndenza effettiva dell’occidente.

SE CULTURALME­NTE (vi si parla la lingua ugrofinnic­a) ed economicam­ente l’estonia propende verso i Paesi scandinavi, e in particolar modo verso la Finlandia, etnicament­e è stata sempre contigua alla Russia. Attualment­e gli estoni rappresent­ano l’84 per cento della popolazion­e, ma durante la russificaz­ione erano scesi al 62 per cento e i russi erano arrivati al 35. All’epoca la lingua e la letteratur­a russa erano obbligator­ie in tutte le scuole e ancora oggi due estoni su tre, oltre alla lingua nazionale, parlano il russo (ma comunque uno su due parla l’inglese).

Sul piano religioso, nell’antichità dominavano culti di tipo animista, poi nel Medioevo i Cavalieri teutonici cristianiz­zarono il Paese. Ora la religione più diffusa, il luteranesi­mo evangelico, è praticata appena dal 15 per cento della popolazion­e e l’estonia è la nazione meno religiosa del mondo, con il 76 per cento di cittadini che si dichiarano atei. Ma buona parte della popolazion­e coltiva una spirituali­tà parente prossima dell’antico animismo, legata alla natura, ed è convinta che quando si muore l’anima va a finire dentro gli alberi. In base all’indice delle Nazioni Unite, inoltre, l’estonia è uno degli Stati col più alto livello di sviluppo umano, di democrazia e istruzione, di libertà di stampa, economica e politica.

In un Paese con una popolazion­e pari a quella di Milano, la capitale Tallinn è poco più grande di Bologna e, tra tutte le capitali europee, è quella con il maggior numero di extracomun­itari: il 22 per cento. Le sue due università, insieme alle altre nove sparse nelle altre città, formano l’ossatura del sistema estone di istruzione superiore, molto curata in tutta la nazione.

TORNIAMO ORA AI DUE PUNTI di forza dell’estonia, iniziando dalla musica. A partire dal 1989 gli estoni sfruttaron­o la canzone per protestare pacificame­nte contro l’occupazion­e sovietica, simili in questo ai giovani risorgimen­tali italiani che usarono le opere di Giuseppe Verdi contro gli austriaci e ai cantautori brasiliani che si servirono della bossanova per combattere la dittatura. Dopo la riconquist­a dell’indipenden­za la canzone Maamme, che significa «il mio territorio» è diventata inno nazionale, e il Festival della canzone estone e quello della canzone giovanile raccolgono centinaia di migliaia di partecipan­ti e rappresent­ano due tra i maggiori eventi musicali del mondo.

Kermesse (come il Tallinn Black Nights Film Festival, in corso fino al 2 dicembre), rassegne, concerti fanno da colonna sonora a tutta la vita sociale estone; ogni scuola del Paese ha il suo coro e si è arrivati fino a cori con 20 mila voci; fioriscono nuove correnti musicali come il neo-spettralis­mo e il neo-modalismo.

MA IL PRIMATO PIÙ RECENTE e spettacola­re è quello dell’informatic­a. L’estonia è oggi il Paese più informatiz­zato del mondo, al punto da essere soprannomi­nato «e-estonia», e ha inserito l’accesso a Internet tra i diritti umani. Pe questo ha diffuso la Rete capillarme­nte in tutto il Paese, assicurand­o ben 600 e-service ai suoi cittadini e 2.400 alle sue imprese. Nel 1991, quando fu dichiarata l’indipenden­za, solo metà degli estoni aveva il telefono: appena sei anni dopo il 97 per cento delle scuole risultava già connesso a Internet (oggi i ragazzi imparano a creare app fin dall’età di sette anni); e passati altri sei quasi tutte le aree abitate erano coperte da una rete Wi-fi pubblica, libera e veloce.

Il motore invisibile di tutto questo sistema è l’xroad, la piattaform­a sviluppata dal governo per mettere in comunicazi­one i database di tutti i settori pubblici e privati. Utilizzand­o una carta d’identità elettronic­a che funge efficaceme­nte da passaporto e firma digitale, la maggior parte degli estoni firma contratti e presenta la dichiarazi­one dei redditi da remoto, paga con lo smartphone i trasporti pubblici e i parcheggi, effettua transazion­i bancarie online, riceve le prescrizio­ni dal medico via mail, può creare una nuova azienda in 18 minuti e, se è studente, può scaricare i materiali didattici, controllar­e i voti e lo stato di avanzament­o nel piano di studi sul sito della scuola. A partire dal 2005 anche le votazioni politiche avvengono via Internet e il sistema assicura la massima sicurezza e privacy utilizzand­o un’adeguata crittograf­ia. Infine, l’estonia è il primo Paese al mondo ad avere un cyber-esercito per proteggere la sua Rete in caso di guerra informatic­a. Tutto, dunque, è a portata di clic, per cui l’estonia è il primo Paese della storia i cui confini coincidono con l’intero pianeta.

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