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ERMETTETEM­I una digression­e personale. Qualche notte fa ho avuto un incubo. Mi sono svegliato convinto che tutto quello che avevo letto e studiato in tanti anni (troppi? pochi?) fosse farlocco. Una bufala messa in circolazio­ne dal Gruppo Bilderberg e dalla Spectre in combutta con gli accademici di mezzo mondo. Una congiura ordita alle spalle dell’umanità.

La rivelazion­e era contenuta nelle bozze di un piccolo libretto, due paginette piovute da chissà dove, e rinvenute, sempre in sogno, in un angolo della casa. Il titolo, eppur banale, era Le nuove verità e alludeva al fatto che tutto quello che pensavo di sapere sarebbe stato, per usare un eufemismo, riveduto e corretto. In esergo, svettava la seguente frase: «Con l’8 settembre inizia un periodo di ricostruzi­one prima morale e poi materiale del nostro Paese. Un periodo che è stato chiamato, con la giusta enfasi, miracolo economico». Firmato: Giuseppe Conte. Come potete immaginare, sono rimasto di sasso: per me l’8 settembre era tutt’altro, ma il Conte di cui sopra era tal Giuseppe, presidente del Consiglio seppur per conto terzi, giurista, devoto a Padre Pio e alla pochette da taschino, chi ero io per dubitare? Le mie certezze crollavano una a una, gettandomi nel panico. Gli autori erano tutti rispettabi­li, ne ricordo solo alcuni per ovvie ragioni di spazio. C’era Maurizio Paniz, avvocato di Belluno, dal 2001 al 2013 deputato di Forza Italia e del Pdl, salito alla ribalta perché presentò alla Camera la mozione in cui si sosteneva che Ruby fosse la nipote dell’allora presidente egiziano Hosni Mubarak. C’era Alessandro Di Battista, ex parlamenta­re del Movimento 5 Stelle, gran conoscitor­e dell’africa («il 60 per cento del territorio della Nigeria, lo potete leggere su Wikipedia, è controllat­o da Boko Haram e il resto dall’ebola») e c’era, naturalmen­te, Matteo Renzi che, per pavoneggia­rsi al cospetto del presidente argentino, attribuì a Jorge Luis Borges una poesia che sua non era. Non ho volutament­e citato, e me ne scuso, Luigi Di Maio, esperto di confini geografici, per non mettere in imbarazzo quelli di Google Maps e i loro dannati satelliti.

Con calma sono sceso dal letto e sono andato in soggiorno. I libri c’erano ancora. Ne ho preso uno, a caso. Era Oltre il giardino di Jerzy Kosinski. Scritto nel 1970, racconta la storia di un babbeo che diventa il guru del presidente Usa. Ogni allusione ad alcuni protagonis­ti, italiani e non, della scena contempora­nea va respinta con decisione. Quella è soltanto fiction, nella vita di tutti i giorni c’è ben altro. C’è il tweet di quel deputato membro della commission­e Affari sociali della Camera Massimo Baroni (M5S): «Metti il reddito di cittadinan­za in Italia e vedi come iniziano a trombare tutti come ricci!» Non è meraviglio­so? (Sopra: il fotomontag­gio dell’artista Beast: Salvini, Raggi e Di Maio in versione The dreamers di Bertolucci).

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