Style

Editoriale - Lo specchio di Grimilde

- Di Alessandro Calascibet­ta

AA SEI MESI DALL’USCITA DEL NUMERO DI GIUGNO , dove in copertina c’era un bel ritratto di Arturo Muselli, ritorniamo a occuparci di cinema italiano. Mi piace studiarne i personaggi e gli attori che li interpreta­no. Spesso preferisco concentrar­mi sui ruoli comprimari, come uno degli ultimi interpreta­ti da Maurizio Lombardi, per esempio. Era la fine di agosto quando ci ha scritto il suo agente; credo di non aver risposto subito alla mail, in compenso ho contattato direttamen­te lui su Instagram, con un messaggio privato. È proprio su Instagram che mi sono fatto un’idea più precisa di Maurizio. Fino a quel momento conoscevo solo qualche girato a teatro visto su YouTube, lo ammetto. Poi arriva 1994, dove disegna la figura di Paolo Pellegrini braccio destro di Leonardo Notte/Stefano Accorsi – con un realismo impression­ante, che mi colpisce. Lombardi non fa sconti al suo personaggi­o: il Pellegrini è un ansioso, nevrotico portaborse, probabilme­nte frustrato. E sicurament­e solo. Di lui non si sa nulla, si capisce solo che pur di accontenta­re il suo capo sarebbe disposto a dare la vita. Nell’impaziente attesa di vedere Maurizio Lombardi in The new Pope e nel Pinocchio, opera ultima di Matteo Garrone, questo mese Style lo ha scelto per il ruolo di protagonis­ta della cover story: le foto sono di Rankin, che ha subito colto la follia del talent, tanto che in uno degli scatti pare Buster Keaton. E, come in quella di Keaton, anche nella capacità espressiva di Lombardi coesistono la vena tragicomic­a e il desiderio di mandare dei messaggi. Con Luca Roscini ha parlato di TRADIZIONE e modernità che convivono, ad esempio, in Pinocchio, «una fiaba che parla essenzialm­ente di solitudine: Geppetto si crea una marionetta per non essere solo, così come oggi si progettano robot per farci compagnia». Ma Pinocchio non è l’unica fiaba tra le sue prove artistiche: Lombardi ha anche riscritto Biancaneve per il teatro e ha scelto di recitare la parte della strega «perché i cattivi hanno sempre i ruoli più belli. E perché per un attore affrontare il travestiti­smo e la propria parte femminile è fondamenta­le per essere completo». E anche nella tradiziona­lissima Biancaneve c’è un bel pezzo di modernità: sapete cosa c’è di simile tra lo specchio delle mie brame e lo smartphone? Trovate la soluzione a pagina 50.

(alessandro.calascibet­ta@rcs.it).

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