Graffio - Viva l’Italia?
Lo street artist TvBoy ha «salutato» la decima edizione della Leopolda a Firenze con Italia Morta Vivente: Matteo Renzi versione zombie esce dalla tomba del suo partito.
DICEMBRE, tempo di bilanci. È successo di tutto, quest’anno, nel bene e nel male, e comunque la pensiate, neri, gialli, verdi o rossi che siate, l’irrompere sulla scena di Italia Viva di Matteo Renzi è stato un avvenimento fondamentale (Italia Morta non sarebbe stata una grande idea, in effetti) perché ha certificato la definitiva affermazione dell’egolatria come malattia senile del «nostro bellissimo Paese», locuzione assai in voga tra i politici a caccia di consensi.
C’è dell’altro. L’uscita di un «autorevole» (le virgolette sono mie) opinionista di una tivù locale sulle armi per fermare lo strapotere fisico di un calciatore nero («ci vogliono dieci banane»), che dimostra come si possa essere al contempo razzisti e cretini e vivere felici & contenti in questo Paese senza memoria e dall’incerto futuro. In anni di rilassatezza morale e decadenza delle relazioni sociali, le sciocchezze (eufemismo) hanno vita facile.
Per scusarsi l’opinionista ha aggiunto di avere una compagna marocchina e due nipoti di colore, ricorrendo, senza saperlo, a un classico retorico: «Io omofobo? Ma se ho tanti amici ricchioni!». Che sarebbe: «Vedete? Non faccio differenze», mentre disvela invece il suo esatto contrario, un senso di superiorità senza un perché e una cultura di gruppo a uso e consumo di una striminzita cerchia di sodali. Oltre la quale sei solo un ricchione. A coronamento di questo identikit nazionale, non poteva mancare un cenno ai bisogni del turista maschio, italiano vero, disvelati da un certo Roberto Salvini, consigliere leghista in Toscana e nessuna parentela con il moderato Matteo, e riassumibili nel sobrio abbinamento «una bella sbronza e una bella scopata». In attesa di un futuro challenge di peti e rutti, consoliamoci con l’uomo per tutte le stagioni: l’ineffabile, inevitabile, immarcescibile,
Giuseppi Conte (Donald Trump così lo chiamò). The man of the year, senza discussioni.
«VOGLIO ESSERE LIBERO E VOGLIO FARE POLITICA» (MATTEO RENZI)