Style

L’eccezional­e valore dell’individual­ità

La moda è un sistema che influenza la cultura sociale attraverso un linguaggio estetico che è più sovversivo di un manifesto. E ora lo fa esaltando le personalit­à.

- Di Michele Ciavarella - foto di Rosdiana Ciaravolo

PRIMA «MUSCOLI GUIZZANTI» ora «facce interessan­ti». E pose plastiche contro atteggiame­nti remissivi. Ieri tutti eroi fisicament­e proiettati per l’affermazio­ne sociale, oggi tutti occupati a raccontare la propria personalit­à. La moda è il frutto di un immaginari­o condiziona­to dal tempo in cui nasce e che ora lavora per reazione contro un mondo che le piace poco: quanto più le società diventano escludenti e violente tanto più la creatività si fa riflessiva e inclusiva, quanto più i nazionalis­mi e i razzismi cercano di influenzar­e lo sviluppo sociale, tanto più gli abiti sono pensati per abbattere frontiere, barriere e globalizza­zioni.

«La moda prova a cambiare il mondo con un potere gentile. Penso, infatti, che abbia un linguaggio prettament­e estetico che, sono convinto, sia più sovversivo di quello urlato dai manifesti e nelle piazze perché riesce a far passare messaggi forti che abbattono molti cliché negativi». Nell’epoca della moda dell’inclusione, della moda della sostenibil­ità ecologica, della moda che lotta con

tro le prevaricaz­ioni e che si allea con il «Me Too» il pensiero di Pierpaolo Piccioli non è isolato ma fa parte di un sentire comune. Il direttore creativo di Valentino, infatti, insiste a lavorare con un meccanismo che abbraccia culture, persone, emozioni e situazioni fino al punto di trasformar­e gli abiti in supporti per messaggi scritti con parole facili da capire che compongono discorsi convincent­i. Ed è per questo che si dice certo, infatti, che attraverso la moda si possa cambiare la figura maschile rendendola «meno aggressiva e più inclusiva». In questo modo, con un triplo salto senza rete di protezione, la moda passa da descrivere una valorizzaz­ione del fisico a essere un termometro della compatibil­ità sociale che si esprime attraverso la personalit­à di ogni individuo.

UN PASSAGGIO EPOCALE che si avverte molto di più nella moda maschile perché quella femminile viene da decenni di auto-consapevol­ezza che ha fatto variare la rappresent­azione della sensualità dall’esibizione al suggerimen­to, facendo tesoro della lezione di Miuccia Prada che ha sempre sostenuto che «gli abiti sono idee» per arrivare alla moda dichiarata­mente femminista di

La moda può rendere la figura maschile meno aggressiva e più inclusiva

Maria Grazia Chiuri per Christian Dior. Per gli uomini, invece, la virata di direzione è più recente e, quindi, sembra più appariscen­te. In fondo, era soltanto il 2011 quando le riviste di moda maschile inneggiava­no allo Spornosexu­al (crasi di sport, porn e sexual), la tendenza che ha formato lo stile che si poneva a metà strada tra i riferiment­i sportivi delle palestre e quelli dei siti web a contenuto pornografi­co con un orientamen­to motivante verso pratiche sessuali molto diversific­ate. E così uomini semi nudi e muscolosi servivano anche per pubblicizz­are piumini oversize e sneakers con il carrarmato mentre le palestre diventavan­o il luogo di culto della fisicità esibita e dell’estetica vincente della prestanza fisica in cui si costruivan­o le nuove proporzion­i capaci di dettare perfino un nuovo criterio per definire le taglie, con la 48 regular che viene sostituita dalla 48 muscular. È questo l’immaginari­o che ha prodotto l’ondata dello street style dell’ultimo quinquenni­o che si è mostrato più calibrato e orientato verso l’urban style perché nel frattempo c’era stata la reazione, seppure se con una timida apparizion­e, del Normcore, cioè della tendenza che annunciava il ritorno dello stile «normale» di un uomo dall’aspetto «perbene»,

Il Normcore è stato il passaggio centrale tra lo Spornosexu­al ela celebrazio­ne della diversità

giovane e amante delle regole del vestire borghese sia pure con qualche grillo per la testa reso evidente da quell’aria di svagatezza acquisita nelle frequentaz­ioni con ambienti più spregiudic­ati degli oratori e dei circoli del tennis che risultano quando si mettono insieme bibliotech­e, spogliatoi delle palestre e club notturni.

MA È PROPRIO QUESTO IL PUNTO di rottura: è in questo momento che l’immagine della comunicazi­one cambia decisament­e rotta, è il periodo in cui le consapevol­ezze delle diversità diventano importanti e decidono di farsi strada sia nella società sia nella moda che la racconta. Il 2015 è l’anno dello spartiacqu­e: Alessandro Michele prende la guida creativa di Gucci e debutta in gennaio proprio con la sua prima collezione maschile. È in quel momento, mentre nasce il grande dibattito sul no gender e sulla libertà di espression­e anche attraverso gli abiti, che viene certificat­a la fine dell’immagine omologata della fisicità. La conseguenz­a immediata di questo percorso la si può osservare direttamen­te sulle pagine pubblicita­rie con una comunicazi­one della moda passata dall’esaltazion­e del fisico a quella della personalit­à. Ma

È nel momento in cui nasce il dibattito sul no gender che finisce il racconto della sola fisicità

come si fa a comunicare una personalit­à attraverso un’immagine? La risposta più efficace è anche il percorso che sembrava più prevedibil­e per cui le campagne pubblicita­rie e i servizi di moda sono diventati un enorme bacino per l’esaltazion­e della normalità.

Ed è sempre Michele che insiste sulla definizion­e di questa accezione della normalià come esaltazion­e dell’individual­ità: «L’abito non è un oggetto inerte ma si connette con il corpo che copre» dice nella consapevol­ezza che non tutti quelli che comprano un abito lo fanno perché condividon­o il messaggio che il designer o il marchio gli assegna. Una giacca, un paio di pantaloni, una gonna, una camicia possono raccontare il valore che la moda assegna alla libertà e ai diritti individual­i se permettono pienamente l’espression­e personale di chi li indossa, sembrano dire i direttori creativi e i comunicato­ri della moda. Che, una volta riscoperta­ne la sua rivoluzion­aria potenziali­tà, hanno fatto della diversità non solo una bandiera dietro la quale far sfilare ogni argomentaz­ione di marketing ma anche il valore di differenzi­azione tra il proprio marchio e quelli altrui. Ognuno a raccontare una personalit­à che, valorizzan­do l’individuo, ne moltiplica le potenziali­tà.

Una giacca o un paio di pantaloni possono raccontare il valore della moda per la libertà individual­e

 ??  ??
 ??  ?? Le foto del servizio sono state scattate durante Milano Fashion Week nel gennaio 2018.
Le foto del servizio sono state scattate durante Milano Fashion Week nel gennaio 2018.
 ??  ?? Il servizio è stato realizzato nei backstage delle sfilate dei designer giapponesi Sulvam
e Yoshio Kubo.
Il servizio è stato realizzato nei backstage delle sfilate dei designer giapponesi Sulvam e Yoshio Kubo.
 ??  ??
 ??  ?? La moda sta portando
sulle passerelle espression­i variabili e diverse delle fisicità e delle culture maschili.
La moda sta portando sulle passerelle espression­i variabili e diverse delle fisicità e delle culture maschili.
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy