Libro. La moglie, l’amante e altre mittenti
...GLI SCRIVONO, LO PENSANO, SI STRUGGONO, FANNO PENSARE E SORRIDERE: L’UOMO MEDIO È UN RAGAZZO FORTUNATO.
HANNO TUTTE UNA COSA in comune: l’uso ossessivo di aforismi e citazioni. Forse perché l’uomo che amano e al quale si rivolgono, seppure si muova «nel mondo con quella disinvoltura che solo i ragazzi fortunati hanno», figlio della Milano bene, direttore di una rivista di successo, è lui stesso luogo comune, uomo medio. «Ciascuna crede di essere l’unica depositaria dell’anima passionale, contraddittoria, affascinante ed egocentrica di Giorgio Paci, brillante manager editoriale. Ma i conti non tornano» scrive nella prefazione Carlo Verdone. Qualche anno fa aveva fatto molto parlare la serie tv The Affair, dramma in cui la narrazione era ripartita tra moglie, marito, amanti, con umori e perfino colori dei vestiti che cambiavano a seconda di chi raccontava. Lettere d’amore a uomini (im)perfetti ha un registro diverso, ironico (con qualche venatura malinconica), ma funziona allo stesso modo, aggiungendo un paio di varianti: l’amore di gioventù, depositario di quello che volevamo essere e non siamo stati, e la socia, che poi è quella che tutto vede e tutto controlla.
MARIA DI BIASE, ANNA DI CAGNO, Paola Mammini e Elena Mearini si dividono le parti, esibendosi ognuna in una missiva per il 50esimo compleanno di Giorgio. Alla fine, le lettere svelano tanto delle stesse donne: la moglie che mentre scrive accende e spegne l’ultima lampada Castiglioni acquistata l’anno prima «per non vedere il nostro Paladino appeso alla parete non adeguatamente illuminato»; la ex, ora vecchia amica (o almeno così se la racconta); l’amante giovane artista (che delle loro occasioni perdute farà un’installazione); la socia che lo aspetta ma intanto mette a posto gli affari. Tutte unite dal braccialetto con il simbolo dell’infinito che Giorgio ha regalato a ognuna di loro, per non dover scegliere mai, nemmeno una volta.
ROMANZO EPISTOLARE A PIù VOCI (TUTTE FEMMINILI)