Design. Il racconto dietro l’oggetto
Cristina Celestino colleziona oggetti, anzi lampade, e ha fondato un marchio grazie al quale riesce a fare ricerca e a sperimentare. Intanto produce, produce e produce.
DA DOVE NASCE l’ispirazione? Se lo chiedi a Cristina Celestino, designer tra le più ricercate della scena internazionale, avrai un elenco di risposte multiple, coerenti, fuori dai soliti schemi. Ti citerà, tornando indietro agli anni del liceo, Casa Müller di Adolf Loos, Villa Tugendhat di Mies Van der Rohe, Villa Savoye di Le Corbusier: tre edifici manifesto degli anni Trenta, dove è architettura anche la maniglia di una porta. Ti parlerà di gigli martagoni che, con il loro aspetto simile a un turbante, hanno dato forma a una lampada in vetro opale e ottone satinato, la Lilli per Kundalini. Ti racconterà del Museo delle Farfalle di Bordano, a due passi da Udine, la più grande butterfly house in Italia, che ha visitato più volte prima di disegnare i tappeti Envolée per cc-tapis, sui quali il decoro è un macro di caleidoscopiche ali non visibili a occhio nudo. O dei ninfei rinascimentali di Palazzo Te a Mantova che hanno guidato il suo Giardino delle delizie, collezione di rivestimenti in cotto per Fornace Brioni. O ancora citerà il suo antistress preferito: i cataloghi delle Case d’aste specializzate in design che dice di tenere sempre sul comodino. Preferenze? «Le lampade» confida. «Le sfere in plexiglass di Luigi Bandini Buti per Kartell sono state il mio primo acquisto».
Nata e cresciuta in Friuli, laurea in Architettura all’Università Iuav di Venezia, dal 2009 casa-studio a Milano, Cristina Celestino esordisce nel mondo del design con Attico Design, il suo piccolo marchio che presenta nel 2012 al SaloneSatellite, la vetrina internazionale del Salone del Mobile di Milano dedicata ai giovani talenti. «Sono partita dall’autoproduzione» racconta. «Con il tempo molti dei prodotti che ho realizzato con Attico sono stati scelti da aziende che li hanno messi in produzione». Tra i primi, i vaporizzatori per profumo Atomizers in vetro soffiato, ancora oggi in catalogo per
Seletti. Da allora Celestino ha firmato progetti per Rubelli Casa, Fendi, Sergio Rossi, edizioni limitate per gallerie come la milanese Nilufar, interni per clienti privati (tra i più recenti, la boutique The Pink Closet di Palazzo Avino a Ravello e il cocktail bar di Palazzo Experimental sul canale della Giudecca a Venezia), direzioni creative per realtà con forte tradizione manifatturiera, come BottegaNove con cui nel 2016 presenta Plumage, collezione di rivestimenti in ceramica ispirata alle piume. Filo rosso? «Dietro al design cerco sempre una storia. Mi piace giocare con percezioni e scale diverse, sorprendere chi osserva i miei oggetti. Amo lasciarmi incantare dall’abilità degli artigiani italiani o dai materiali a volte desueti come il cotto variegato, tradizione dell’edilizia lombarda del Cinquecento, un materiale coloratissimo, ipnotico, estremamente contemporaneo che ho scoperto grazie alla Fornace Brioni nel mantovano».
TRA I PROGETTI più recenti, la collezione Policroma per Cedit, azienda con cui in passato ha collaborato anche Ettore Sottsass, «una tra le prime in Italia a sperimentare tecnologie avanzate nel campo dei rivestimenti in ceramica. Questo processo di lavorazione industriale mi ha permesso di ottenere superfici che richiamano il marmo e il marmorino. Per l’esattezza marmi selezionati da cave in via d’estinzione come il Rosa Valtoce, il Cipollino Ondulato, il Breccia Capraia o il Verde Alpi, che ritroviamo spesso negli androni milanesi. Nella collezione ho voluto rendere evidente il tema del fake con un bordo che incornicia le lastre, prendendo ispirazione dalla lamiera di ferro nero opaco utilizzata da Carlo Scarpa nei suoi meravigliosi marmorini». Anche in questo caso motivi, geometrie come l’arco a tutto sesto, cartella colori e la sua personalissima lettura a favore dell’ornamento rendono il progetto unico e immediatamente riconoscibile. Come i tavolini Caryllon disegnati per Gebrüder Thonet Vienna. «Da dove sono nati? Da quelle scatole delle meraviglie che sono i carillon». Uno dei tanti appunti di uno sguardo colto e libero, prima ancora che femminile.
«IL MIO ANTISTRESS? I CATALOGHI DELLE CASE D’ASTA SPECIALIZZATE IN DESIGN» «MI PIACE STUPIRE SPERIMENTANDO GEOMETRIE E MATERIALI DIVERSI»