Labirinti della mente
L’artista americano trasforma antiche mappe in vedute impossibili. Guidato solo da memoria e intuito.
PIÙ CHE DISEGNI sono luoghi da visitare. Lasciando vagare gli occhi nei Labirinti d’inchiostro dell’artista americano ci s’immerge in un caleidoscopio di architetture immaginifiche che formano «paesaggi urbani astratti». Talvolta impossibili, come quelli dell’incisore olandese M. C. Escher, una delle sue fonti d’ispirazione, spesso drammatici e colossali, come gli edifici dell’architetto neoclassico francese Étienne-Louis Boullée. I riferimenti alla storia dell’arte sono continui: «La mia mente e la mia mano sembrano divertirsi in particolare a esplorare i temi dell’architettura italiana» ammette Benjamin Sack. Che si parli di stile romanico, rinascimentale, barocco, neoclassico oppure gotico, come quello veneziano, particolarmente intrigante per la sua continua sfida armoniosa alla natura instabile della Laguna. Dietro ai suoi disegni, che possono richiedere anche un paio di mesi di lavoro, c’è poi il fascino per la cartografia antica (come in Atlas Orbis, nella foto), dal Civitates orbis terrarum, uno dei più completi atlanti mondiali del Cinquecento, al Theatrum mundi del navigatore Willem Blaeu. Richiamati ma mai copiati: «A guidare la penna sono memoria e intuito». (valentina ravizza)