Intelligenze artificiali
Una sorta di battaglia uomomacchina è alla base di diversi film di fantascienza, da Odissea nello spazio (foto sopra) a Terminator.
ACCADE ORMAI da qualche anno, nell’indifferenza di molti. Un gruppo di studiosi e analisti, uomini e donne di buona volontà e discreto ingegno, si riunisce all’ora del tè e stabilisce che l’umanità corre gravi rischi. È il caso di The Millennium Project, pensoso think tank a stelle e strisce, ma potrebbe essere un altro a scelta: i risultati si assomigliano tutti e non promettono niente di buono. Così si deduce che gli stimoli che vengono dalla scienza non fanno un baffo alla politica che procede per la sua strada promettendo soluzioni e voltando la testa dall’altra parte, nel migliore dei casi. Nel peggiore, negando ogni evidenza con aria truce e infastidita.
Bene, anzi male: quando Matteo Renzi & friends (non ce l’ho con lui, ma la sua verbosità si avvicina molto all’idea di nulla cosmico) discettano di futuro mi cascano le braccia. Il loro orizzonte non va oltre la fine del mese e, se proprio devono dire qualcosa, parlano della grande sfida che l’intelligenza artificiale impone. Che, detta così, è come dire che il blu va su tutto: cioè nulla. Il sospetto che non sappiano di che cosa stiano discutendo aleggia qua e là.
Ora, se ho ben capito, l’intelligenza artificiale ti permetterà di sederti a fumare una sigaretta mentre un aggeggio farà ciò che avresti dovuto fare tu. Super! Mica tanto: a occhio ci sarà sempre meno lavoro ma non sono un economista, c’è già Barbara Lezzi del M5S, e non azzardo affermazioni «ad minchiam» come avrebbe chiosato il professor Franco Scoglio, allenatore emerito e illustre filosofo. Ma se qualcuno lavora al posto tuo, mi chiedo, tu che fai da mane a sera? E come campi, senza stipendio?
Morale: il gioco è bello quando dura poco. Che c’entra? Niente, ma ditemi voi che cosa c’entra certa gente con la politica (è un’impressione, eh, soltanto un’impressione…).