Fine pene immaginarie, mai
AUTORE UMORISTICO, CRESCIUTO COL PASSAPAROLA, SI CONFRONTA CON UN TEMA SERIO E CARO A MOLTI: COME SBLOCCARSI DA ANSIE E PAURE?
CERTO SE PER LORENZO «tutto può diventare sintomo, tutto può trasformarsi in diagnosi, motivo per cui la doccia è un delirio», come poteva quel dottore lì chiedergli come esercizio, «una ventina di minuti la sera, davanti allo specchio», di «scoprire il suo corpo, tastarlo, toccarlo»? Un’altra strada abbandonata, quella della terapia breve strategica: prima c’erano stati la psicoterapia, gli ansiolitici, il confessionale, la letteratura, la scienza e pure la filosofia. A volte vorrebbe potersi «svitare la testa e poggiarla sul comodino, a mo’ di lampada, (…) uno stato di riposo fisico e psichico totale, come recita il dizionario. Ma che ne sappiamo noi del riposo psichico totale? Nulla. Non ci ripetono da sempre che il cervello in realtà non si ferma mai?». Di sicuro non il suo, sempre pronto a scorgere un sintomo, un battito rallentato o accelerato, un neo, un linfonodo ingrossato, in preda a una incessante bulimia di nozioni (nel libro ci sono «Qualche volta il tempo si prende la briga di rispondere alle nostre sciocche domande e dopo un ventennio capisci che se la ragade non ti ha ammazzato probabilmente non lo farà piú». Confessioni di Lorenzo Marone (in alto). digressioni su meccanica quantistica, geografia, astronomia, fisica...), forse nel vano tentativo di trovare un ordine rassicurante alle cose. E certo ora penserete al Malato immaginario di Molière e al suo (pluricitato) pronipote Woody Allen, ma al di là degli archetipi dell’ipocondria, non siamo tutti un po’ Lorenzo, spesso paralizzati da miriadi di fobie, ansie, paure?
LEGGERE Inventario di un cuore in allarme, memoir semiserio e assai spassoso, appena uscito per Einaudi Stile Libero, significa anche un po’ guardarsi allo specchio (ben detto, dottore), e arrivare insieme alla conclusione dell’autore: e cioè che la soluzione magica contro la paura costante della malattia non esiste, e l’unico compromesso che funziona è accettarsi. Lorenzo Marone, napoletano, 46 anni, l’ha fatto, eccome: qualche anno fa ha lasciato la decennale carriera d’avvocato e ha seguito l’istinto. Oggi è al settimo libro (tra cui La tentazione di essere felici, poi diventato La tenerezza, film di Gianni Amelio). Tornando al confronto con la lampada: è faticoso, ma forse il bello di essere umani è proprio il fatto di non poter spegnere la testa.