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C’era una volta un castello

UN LUOGO SOSPESO TRA PASSATO E PRESENTE CHE OGNUNO PUÒ IMMAGINARE COME VUOLE. SOTTO LA GUIDA DI UN FOTOGRAFO DI GUERRA.

- DI SUSANNA LEGRENZI

CI SONO UNA TORRE dalla punta aguzza e un parco che sembra non finire mai. I cavalli che trainano una carrozza. La vita di tutti i giorni, i figli, gli amici. Gli stucchi e le bottiglie di champagne. Ritratti d’epoca e le luci di due di consolle per il trucco da set cinematogr­afico. Ma soprattutt­o c’è il paesaggio della regione dell’Eure-et-Loir, dove la Francia dà le spalle alla costa atlantica per cedere a una campagna solenne, custode di piccole grandi storie racchiuse tra le proprietà di castelli scolpiti dal tempo. Si potrebbe dire che il racconto di James Hill sia tutto qui: un viaggio tra le mura della casa di famiglia di sua moglie, il castello di Maillebois, dove per 20 anni il fotografo di guerra, che ha battuto Medio Oriente e Afghanista­n per conto del New York Times, ha immortalat­o tutto (o quasi) quello che è passato davanti al suo sguardo.

MA LA NARRAZIONE è molto più avvincente perché, come dice Hill, «ognuno può immaginare il proprio castello». Tanto che quello di Maillebois, protagonis­ta del volume The castle (edito da Kehrer Verlag), alla fine diventa un luogo della fantasia, dove le lancette corrono avanti e indietro, le lepri escono di soppiatto, i viali conducono altrove, la gente del posto sorride con grandi contenitor­i del «Qualunque obbiettivo esplori il presente del castello è esposto alla grandezza del suo passato» racconta James Hill presentand­o i suoi scatti della tenuta di Maillebois, raccolti durante due decenni di vita in Eure-et-Loir.

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Kehrer Verlag.
The castle di James Hill, 144 pagine con testo in inglese, 76 immagini, 45 euro, Kehrer Verlag.

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