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Come siamo e come ci vedono

ECCO LE TRE FASI DELLA VITA, ECCO IL CORPO CHE CAMBIA. NELLA «LUNGA VITA» SCATTATA DA COSTANTINO RUSPOLI.

- DI FIORENZA BARIATTI

IMMAGINI DI ADULTI, di anziani, di bambini. Tra questi c’è il ritratto di Clara Woods (sopra) colpita nel ventre materno da un ictus che danneggiò quella parte di cervello dedicata al linguaggio; oggi Clara non parla ma capisce tre lingue e comunica attraverso la pittura.

C’è una foto che racconta che cosa è l’home schooling: un modo diverso di studiare, anche grazie alla pratica esperienzi­ale diretta, fuori dalle consuete aule scolastich­e. Queste sono alcune delle 127 immagini firmate da Costantino Ruspoli che si snodano nelle sale settecente­sche del milanese Palazzo Morando, da 4 al 20 marzo.

IN PRATICA, UN PERCORSO espositivo che attraverso volti e luoghi racconta il rapporto dell’uomo con il proprio corpo nelle tre fasi della vita: «Tutti mi hanno trasmesso e lasciato qualcosa di magico» racconta il fotografo. «I giovani perché ho dovuto superare diversi ostacoli, una sfida che mi ha portato a conoscere gli aspetti più nascosti del loro ndr) è protagonis­ta del progetto. I volti cancellati denunciano l’impossibil­ità di esplorare una gioventù fatta di individual­ità» spiega il curatore Alessandro Scotti. mondo. Gli adulti perché mi sono imbattuto in storie sorprenden­ti». La mostra, che non a caso s’intitola La lunga vita, prende spunto dai rapporti della Fondazione Farmafacto­ring che studiano, da una parte, l’evoluzione dello stato di salute e, dall’altra, la capacità del sistema sanitario di farsi carico dei nostri bisogni, anche sociali. Il che, tradotto nel lavoro di Ruspoli significa tre anni di ricerca, 360 scatti selezionat­i e l’uso di più tecniche. Di queste, spiega, «quella che più mi rappresent­a, un misto tra il ritratto e il reportage, l’ho utilizzata per riprendere gli anziani: un fondale per isolare i soggetti pur riconoscen­do all’ambiente un ruolo chiave nella definizion­e del personaggi­o». All’opposto, denuncia l’autore, sulle immagini dei minorenni «la perdita dell’identità si manifesta attraverso un tratto manuale che cancella lo sguardo, elemento considerat­o in tutta la storia dell’arte caratteriz­zante della psicologia umana».

Street photo oscurate a – e per – dovere.

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