Primavera operaia
ALEXANDER MCQUEEN RIFLETTE SULLE ORIGINI DELL’ESTETICA INGLESE ATTINGENDO AL MONDO WORKWEAR IN UN DIALOGO TRA CONSERVATORISMO E PROGRESSISMO, MASCHILE E FEMMINILE.
SONO MOLTE le zone dell’Occidente dove la tradizione operaia e la sua immagine hanno lasciato un segno importante e determinante per il mondo della moda. Una di queste è di certo il Regno Unito, Paese dalla storia millenaria sempre in bilico tra conservatorismo sciovinista (leggi Brexit) e desiderio di sovversione dello status quo (dalla decapitazione di re Carlo I al più recente movimento punk); è qui del resto che nasce la Rivoluzione industriale e la primordiale estetica del mondo dei lavoratori, dagli allevatori di pecore ai minatori delle zone rurali. Da qui parte la collezione primavera-estate di Alexander McQueen: una riflessione sui codici del mondo workwear, grande trend dell’ultima stagione, rivisitati e resi essenziali per andare ad arricchire quelli che sono i fondamenti dell’abbigliamento maschile, ossia l’abito, il capospalla, la maglieria, lo smoking e le calzature. Queste ultime rappresentano un focus della collezione: il modello Tread Slicks attinge al mondo operaio delle grandi città industriali quali Londra, Liverpool e Manchester grazie all’importante suola in gomma, mentre la tomaia in canvas conferisce un aspetto estivo al modello che si presenta sia in versione alta alla caviglia dai forti richiami punk (nere o bianche) sia bassa in tre colori (tabacco, blu e rosso).
L’ATTACCAMENTO del brand made in UK al proprio heritage è testimoniato anche dall’utilizzo di tessuti realizzati da aziende storiche del Nord dell’Inghilterra mentre il dialogo tra la collezione femminile e quella maschile, da sempre interesse del brand, permette una riflessione su quello che è il dibattito odierno del fashion system sul gender.