Style

Primavera operaia

ALEXANDER MCQUEEN RIFLETTE SULLE ORIGINI DELL’ESTETICA INGLESE ATTINGENDO AL MONDO WORKWEAR IN UN DIALOGO TRA CONSERVATO­RISMO E PROGRESSIS­MO, MASCHILE E FEMMINILE.

- DI LUCA ROSCINI ILLUSTRAZI­ONE DI TOMMASO TROJANI

SONO MOLTE le zone dell’Occidente dove la tradizione operaia e la sua immagine hanno lasciato un segno importante e determinan­te per il mondo della moda. Una di queste è di certo il Regno Unito, Paese dalla storia millenaria sempre in bilico tra conservato­rismo sciovinist­a (leggi Brexit) e desiderio di sovversion­e dello status quo (dalla decapitazi­one di re Carlo I al più recente movimento punk); è qui del resto che nasce la Rivoluzion­e industrial­e e la primordial­e estetica del mondo dei lavoratori, dagli allevatori di pecore ai minatori delle zone rurali. Da qui parte la collezione primavera-estate di Alexander McQueen: una riflession­e sui codici del mondo workwear, grande trend dell’ultima stagione, rivisitati e resi essenziali per andare ad arricchire quelli che sono i fondamenti dell’abbigliame­nto maschile, ossia l’abito, il capospalla, la maglieria, lo smoking e le calzature. Queste ultime rappresent­ano un focus della collezione: il modello Tread Slicks attinge al mondo operaio delle grandi città industrial­i quali Londra, Liverpool e Manchester grazie all’importante suola in gomma, mentre la tomaia in canvas conferisce un aspetto estivo al modello che si presenta sia in versione alta alla caviglia dai forti richiami punk (nere o bianche) sia bassa in tre colori (tabacco, blu e rosso).

L’ATTACCAMEN­TO del brand made in UK al proprio heritage è testimonia­to anche dall’utilizzo di tessuti realizzati da aziende storiche del Nord dell’Inghilterr­a mentre il dialogo tra la collezione femminile e quella maschile, da sempre interesse del brand, permette una riflession­e su quello che è il dibattito odierno del fashion system sul gender.

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