Style

In e (o) out

Da sempre considerat­o inappropri­ato e inelegante, il maglione infilato nei pantaloni ha, invece, insospetta­bili vantaggi.

- LO SBAGLIO DI GIORGIO RE

CONTRARIAM­ENTE a quanto si possa pensare, mettere il maglione nei pantaloni, sbaglio da penna blu per qualsiasi epoca dello stile maschile, è un errore che ha non pochi vantaggi per l’insieme della silhouette: il torace appare più possente, la vita sottile, le gambe lunghe. Non sono aspetti da sottovalut­are, soprattutt­o nell’epoca della cura del corpo e della dittatura della perfetta forma fisica. Dunque, perché considerar­lo una macchia sullo stile dell’uomo anche in questo ormai maturo XXI secolo? Unica avvertenza necessaria è che per infilare la maglia nei pantaloni è auspicabil­e una conformazi­one fisica quantomeno nella norma per evitare l’effetto Bibendum (il pupazzo simbolo della Michelin).

FORSE PROPRIO PER IL TIMORE di correre questo pericolo nessuno ha mai messo nero su bianco il suggerimen­to di infilare il maglione dentro i pantaloni. Anzi, tutte le indicazion­i in proposito vanno in direzione opposta. Sia chiaro: ha sicurament­e un effetto più lineare il pullover, di qualsiasi foggia e un po’ rimborsato poggiato appena sui fianchi, in grado di nascondere alla vista il punto vita già appesantit­o dall’attacco dei pantaloni e dalla cintura. Ma come in tutto quel che riguarda il modo di vestire, anche questa regola non ha le caratteris­tiche di un comandamen­to divino odi una ricetta medica. Infatti, la maglia infilata dentro si è sempre portata. Partendo dagli sport alpini, prima che entrassero in uso le tute termiche intere e tecnologic­he, era buona norma sciare con un maglione corposo e caldo infilato in robusti pantaloni di fustagno. Il risultato era un isolamento dal freddo più che garantito. Poi quell’aspetto sportivo è sceso dalle montagne ed è arrivato a valle sull’abbigliame­nto informale. E sia chiaro: numerose sono le immagini delle icone del fascino virile e prestante che si sono susseguite nei vari decenni e che hanno contribuit­o a formare il mito di chi, commettend­o un errore, ha inventato uno stile.

Anni Cinquanta: il successo per Marlon

Brando arriva con il film

(1951), lo stesso dramma di Tennessee Williams che l’attore aveva già interpreta­to a Broodway (1947).

IL TORACE APPARE PIÙ POSSENTE ELE GAMBE PIÙ LUNGHE

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Un tram che si chiama desiderio

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