Massimo Piombo
NTERVISTA CON UNO DEI ITALIANI PIÙ
clusivo, direi familiare, per trasmettere energia ed estetica in un contesto singolare ma fu anche una maniera di trasferire la mia personalissima torre d’avorio (che già allora esisteva) in mezzo alla gente. Ecco, la favola era quella. Stare solo in mezzo alla gente, oppure, meglio ancora, fare entrare tutti nella mia torre.
Hai collaborato con Martin Parr e con Pappi Corsicato. Sei stato uno dei primi a usare uno street photographer per una campagna pubblicitaria e a presentare una collezione attraverso un cortometraggio: uno short movie che tra l’altro all’epoca fece molto rumore. Sì perché era una storia d’amore tra due uomini. Dopo l’immersione nella natura e nei viaggi ho voluto immergermi nella gente. In quella che fa cose belle. Pappi è un grande regista, Martin è un intellettuale della fotografia. Io sono una spugna, prendo da tutti, senza limiti, mi fido di chi pensa. Dunque che cosa vuoi che fosse per me la storia tra due uomini… Piuttosto tra cinema e fotografia ho sempre avuto un dubbio, anche se, te lo dico, preferisco vedere i miei capi in un