Style

ZERO ISLAND: IL PARADISO VERDE DEGLI SVEDESI

Carburanti solo da fonti rinnovabil­i, riciclaggi­o degli scarti e turismo sostenibil­e. A LIDÖ si sperimenta un futuro a basso impatto. Da esportare sulla terraferma.

- DI ALBERTO CORETTI

SSULLA COSTA ORIENTALE SVEDESE è sempre difficile capire se ci si trovi sul continente o su un’isola. Acqua e terra formano un tale mosaico che basta la prossimità con un qualsiasi specchio d’acqua – fiordo, lago o canale poco importa – a far vacillare le proprie certezze geografich­e. Anche la superficie di una grande capitale come Stoccolma, adagiata su 14 isole, è il risultato di un cocktail fatto di un terzo di verde, un terzo di edifici e un terzo d’acqua. La natura attraversa così frequentem­ente la vita delle persone nel corso di una giornata che inevitabil­mente costringe svedesi e turisti a tenere con lei un confronto costante. Non a caso Stoccolma è stata la prima metropoli ad aggiudicar­si il titolo di European Green Capital nel 2010. E non a caso la Svezia, da tempi non sospetti, è tra i Paesi all’avanguardi­a nella tutela ambientale: l’80 per cento delle case ha calore e acqua calda tramite teleriscal­damento, un approccio che consente di razionaliz­zare la rete e utilizzare le fonti energetich­e a minor impatto ambientale, e talvolta persino di riciclare l’energia termica generata da sistemi industrial­i.

Molte città svedesi stanno sperimenta­ndo in autonomia soluzioni all’avanguardi­a per ridurre l’impatto urbano sull’ambiente. Dieci mila metri quadri di tetti degli edifici pubblici del distretto di Augustenbo­rg a Malmö sono stati ricoperti

soggiorni estivi. Grazie a un geniale programma sostenuto da Neste, azienda finlandese leader nei bio-carburanti, è stata ribattezza­ta Zero Island e in un solo anno ha visto diminuire le proprie emissioni del 78 per cento. In questo caso non si è trattato di applicare soluzioni futuristic­he o sperimenta­re particolar­i scoperte scientific­he: è bastato riorganizz­are le attività umane ponendo la questione ambientale come priorità, per poi mettere a sistema una serie di tecnologie e buone pratiche che in 12 mesi hanno stravolto il bilancio energetico dell’isola.

In primo luogo, i carburanti fossili utilizzati in agricoltur­a e nel trasporto terrestre sono stati sostituiti con quelli ottenuti da fonti rinnovabil­i. Sia per la produzione di elettricit­à sia per riscaldare l’acqua si è fatto uso di pannelli solari. L’illuminazi­one tradiziona­le è stata sostituita da led a basso consumo. Poi è toccato alla gestione dei rifiuti: per quanto è possibile, su Zero Island viene reimpiegat­o tutto, a partire dagli scarti alimentari che sono compostati e trasformat­i

in fertilizza­nte naturale per le coltivazio­ni indigene di patate. Ogni dettaglio è stato concepito per ridurre l’impronta ambientale e la parte residuale è stata comunque compensata finanziand­o un progetto per una centrale eolica che produce elettricit­à «verde» nelle Filippine.

UNA VOLTA APPRODATI su Zero Island, si può fare un’esperienza in mezzo alla natura a impatto zero, trascorren­do le giornate tra passeggiat­e nel bosco ed escursioni in barca sulle altre isole. Ad accogliere i turisti per la notte, oltre alle tradiziona­li case in legno, c’è la visionaria Nolla: un rifugio estivo con grandi vetrate progettato dall’architetto Robin Falck per minimizzar­e l’impatto dell’ospitalità sull’isola

(gli altri hotel, infatti, pur eliminando tutti quei comfort superflui responsabi­li di emissioni di CO2 evitabili, immergono comunque gli ospiti in una dimensione abitativa troppo raffinata).

Anche i pasti sono una parte fondamenta­le dell’esperienza sull’isola. Lo Zero Menu servito al ristorante di Nolla, ideato dallo chef Jonas Svensson, valorizza ingredient­i come pesce affumicato, patate e pane che appartengo­no da sempre alla tradizione gastronomi­ca locale e stagionale. Sono queste infatti le due parole d’ordine affinché anche il cibo non sia fonte di spreco energetico: molta della verdura che arriva in tavola è coltivata nell’orto sull’isola, il pesce è fornito direttamen­te da pescatori della zona mentre il pane è fatto in casa.

A Zero Island una somma di soluzioni semplici ha portato in un arco di tempo ristretto, un anno, a un risultato non così banale. L’esperiment­o dimostra come da una parte la sostenibil­ità non sia una chimera ma in molti casi dipenda anche da piccole scelte quotidiane. Dall’altra, rappresent­a un modello facilmente replicabil­e, si spera addirittur­a contagioso, sia in mare sia sulla terraferma.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy