Mettersi in riga
Orizzontali, verticali, sottili, larghe, a contrasto, coordinate, sovrapposte, discrete o sfacciate: le righe invadono il comune senso del vestire.
POTREBBE ESSERE IL CLASSICO «errore di stile»: mischiare le righe o sovrapporle non è un esercizio consentito nel gioco di fantasia che può prendere piede nell’armadio maschile ogni volta che qualche severo giudice distoglie lo sguardo controllore e l’attitudine punitiva. Chissà che cosa direbbero, quindi, i censori rigoristi davanti a un miscuglio di questo tipo... Invocherebbero questioni oculistiche per negarne l’adottabilità: dà fastidio alla vista, sarebbe la giustificazione. Ma proprio perché riesce a creare il disordine creativo ,sesi mischia con il rigore del suo significato, la riga sfida anche l’errore e compone nuove regole. Lo dimostra questa sovrapposizione maglione-camicia-caban allestita secondo i suggerimenti di stile di Alessandro Michele per Gucci che dà vita a una composizione plausibile perché è un’espressione elegante di quella normalità che è spiazzante proprio perché appare rassicurante. E invece non rassicura nulla, anzi riesce a rivitalizzare un linguaggio asfittico.
ESISTE UNA SMENTITA netta alla perentorietà punitiva del «mettersi in riga», ed è proprio nella trasformazione del segno che l’esprime in un elemento decorativo. Hedi Slimane la prende un po’ da lontano per lanciare un messaggio scritto nello spazio visivo che si forma tra il bianco e il rosso di questa giacca di Celine, il marchio di cui da due anni è direttore creativo. L’idea parte dall’emotività inevitabile della giacca, capo di abbigliamento e contenitore di simboli, che il designer ha introdotto con forza nel guardaroba maschile a partire dal lancio della linea Uomo del marchio fino ad allora soltanto femminile. Proprio agli uomini giovani che scoprono l’emozione della prima «giacca da sera», infatti, si svela contemporaneamente il suo inevitabile ruolo di definizione non solo di un look ma di un modo di essere. E in questo senso, trasformare le righe del gessato in un trionfo di paillettes cambia completamente la prospettiva e il significato della comunicazione.
LA COLLEZIONE MASCHILE che Massimo Giorgetti, fondatore e direttore creativo di MSGM, ha presentato per la stagione s’intitola Estati d’animo perché i suoi abiti si candidano a diventare un’espressione in controtendenza con la velocità irriflessiva con cui si muove il mondo attualmente. «Sono abiti che esprimono una riflessione sul tempo, che costruiscono una silhouette più rilassata e fluida. Credo che sia arrivato il momento di prendersi più tempo per pensare e per riflettere. Anche nel lavoro, anche nella moda» dice Giorgetti. Che tra stampe da cartolina illustrata e fiori di campo che invadono camicie, felpe e canotte, utilizza molte righe anche sui pantaloni e sulle giacche per sottolineare un concetto di base: tirare le somme e scriverle sotto una riga vuol dire dare inizio a un nuovo corso. Così questa polo che disegna una figura molto rilassata, alterna le righe di colori calmi come il bianco, il nero e il beige per movimentare la tinta di base un po’ piatta.
ESISTE UN EFFETTO STRANIANTE che si forma ogni volta che il sorprendente arriva da una direzione inaspettata. È il caso della collezione primavera estate di Hermès firmata da Véronique Nichanian, la direttrice artistica della linea Uomo del marchio che ha fatto della iper-qualità dei materiali e del lifestyle la sua più forte cifra di riconoscibilità. La sorpresa arriva proprio da una camicia a righe che in sartoria, grazie alla loro larghezza, vengono definite «a fettuccia».
In sé non ci sarebbe nulla di strano, se non che una riga molto larga poco si addice a un look severo a cui si crede si rivolga un uomo che sceglie un marchio così storico. Come se non bastasse, la camicia modifica il suo ruolo perché si appoggia su un altro modello il cui collo che si chiude «à coulisse» con un laccetto gli fa assumere l’aspetto di una casacca. Ed è proprio questa sovrapposizione consentita dalla riga che riesce a spostare l’attenzione verso il sorprendente e lo straniante.