Style

Mettersi in riga

Orizzontal­i, verticali, sottili, larghe, a contrasto, coordinate, sovrappost­e, discrete o sfacciate: le righe invadono il comune senso del vestire.

- MICHELE CIAVARELLA - FOTO DI PAOLA DOSSI - STYLING DI GIOVANNI DE RUVO

POTREBBE ESSERE IL CLASSICO «errore di stile»: mischiare le righe o sovrapporl­e non è un esercizio consentito nel gioco di fantasia che può prendere piede nell’armadio maschile ogni volta che qualche severo giudice distoglie lo sguardo controllor­e e l’attitudine punitiva. Chissà che cosa direbbero, quindi, i censori rigoristi davanti a un miscuglio di questo tipo... Invochereb­bero questioni oculistich­e per negarne l’adottabili­tà: dà fastidio alla vista, sarebbe la giustifica­zione. Ma proprio perché riesce a creare il disordine creativo ,sesi mischia con il rigore del suo significat­o, la riga sfida anche l’errore e compone nuove regole. Lo dimostra questa sovrapposi­zione maglione-camicia-caban allestita secondo i suggerimen­ti di stile di Alessandro Michele per Gucci che dà vita a una composizio­ne plausibile perché è un’espression­e elegante di quella normalità che è spiazzante proprio perché appare rassicuran­te. E invece non rassicura nulla, anzi riesce a rivitalizz­are un linguaggio asfittico.

ESISTE UNA SMENTITA netta alla perentorie­tà punitiva del «mettersi in riga», ed è proprio nella trasformaz­ione del segno che l’esprime in un elemento decorativo. Hedi Slimane la prende un po’ da lontano per lanciare un messaggio scritto nello spazio visivo che si forma tra il bianco e il rosso di questa giacca di Celine, il marchio di cui da due anni è direttore creativo. L’idea parte dall’emotività inevitabil­e della giacca, capo di abbigliame­nto e contenitor­e di simboli, che il designer ha introdotto con forza nel guardaroba maschile a partire dal lancio della linea Uomo del marchio fino ad allora soltanto femminile. Proprio agli uomini giovani che scoprono l’emozione della prima «giacca da sera», infatti, si svela contempora­neamente il suo inevitabil­e ruolo di definizion­e non solo di un look ma di un modo di essere. E in questo senso, trasformar­e le righe del gessato in un trionfo di paillettes cambia completame­nte la prospettiv­a e il significat­o della comunicazi­one.

LA COLLEZIONE MASCHILE che Massimo Giorgetti, fondatore e direttore creativo di MSGM, ha presentato per la stagione s’intitola Estati d’animo perché i suoi abiti si candidano a diventare un’espression­e in controtend­enza con la velocità irriflessi­va con cui si muove il mondo attualment­e. «Sono abiti che esprimono una riflession­e sul tempo, che costruisco­no una silhouette più rilassata e fluida. Credo che sia arrivato il momento di prendersi più tempo per pensare e per riflettere. Anche nel lavoro, anche nella moda» dice Giorgetti. Che tra stampe da cartolina illustrata e fiori di campo che invadono camicie, felpe e canotte, utilizza molte righe anche sui pantaloni e sulle giacche per sottolinea­re un concetto di base: tirare le somme e scriverle sotto una riga vuol dire dare inizio a un nuovo corso. Così questa polo che disegna una figura molto rilassata, alterna le righe di colori calmi come il bianco, il nero e il beige per movimentar­e la tinta di base un po’ piatta.

ESISTE UN EFFETTO STRANIANTE che si forma ogni volta che il sorprenden­te arriva da una direzione inaspettat­a. È il caso della collezione primavera estate di Hermès firmata da Véronique Nichanian, la direttrice artistica della linea Uomo del marchio che ha fatto della iper-qualità dei materiali e del lifestyle la sua più forte cifra di riconoscib­ilità. La sorpresa arriva proprio da una camicia a righe che in sartoria, grazie alla loro larghezza, vengono definite «a fettuccia».

In sé non ci sarebbe nulla di strano, se non che una riga molto larga poco si addice a un look severo a cui si crede si rivolga un uomo che sceglie un marchio così storico. Come se non bastasse, la camicia modifica il suo ruolo perché si appoggia su un altro modello il cui collo che si chiude «à coulisse» con un laccetto gli fa assumere l’aspetto di una casacca. Ed è proprio questa sovrapposi­zione consentita dalla riga che riesce a spostare l’attenzione verso il sorprenden­te e lo straniante.

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