Style

IL FUTURO DELLA FIERA

Tradizione o innovazion­e? Con Raffaello Napoleone, Ceo di Pitti Immagine, parliamo delle ipotesi possibili della trasformaz­ione del Fashion System. E intanto fa una promessa: «Pitti Uomo sarà la piattaform­a e la rappresent­azione più evidente per far capir

- DI MICHELE CIAVARELLA

OCCORRE l’ottimismo. Ingredient­e necessario per progettare un futuro che oggi appare ancora essere in fondo a un tunnel e ha una luce a forma di punto interrogat­ivo. E l’immaginazi­one, elemento essenziale in tempi normali, figuriamoc­i nelle emergenze. Scommetter­e sulla fiducia oggi è decisivo per disegnare «quello che sarà» sia pure se si è prigionier­i dell’incertezza assoluta in un periodo in cui quello che si decide oggi domani può essere messo in discussion­e e ritornare a diventare plausibile subito dopo. In questo tempo ad elastico, un nuovo metro di misura spaziotemp­orale, vanno prese decisioni che inciderann­o su sistemi e organizzaz­ioni, sull’economia e sulla cultura. E, di conseguenz­a, anche sulla sostenibil­ità del sistema moda con i tempi cambiati che ci ritroverem­o alla fine di tutto. All’interno di esso, le fiere, bloccate dai decreti del presidente del Consiglio dei ministri già dal primo periodo di lockdown (a onor del vero in Italia come nel resto del mondo), assumono oggi un ruolo di spia e di cartina di tornasole non solo dell’attitudine alla resilienza ma soprattutt­o della capacità di rinnovamen­to di tutto l’intero Fashion System.

Raffaello Napoleone, amministra­tore delegato di Pitti Immagine, è uno degli attori di questo sistema e a lui tocca progettare il futuro del suo ente che, è bene ribadire, organizza l’unica manifestaz­ione internazio­nale di moda maschile. Arrivato all’ente fiorentino nel 1989 come direttore generale, dal 1995 è il Ceo che, scavalland­o il millennio, ha lavorato per portare una fiera storica di settore a diventare l’appuntamen­to internazio­nale che conosciamo.

Pandemia e confinamen­ti sono iniziati esattament­e un anno fa, a marzo 2020. Qualche mese dopo, a giugno, è saltato l’appuntamen­to tradiziona­le con Pitti Uomo, prima rimandato a settembre poi impossibil­itato a svolgersi. E l’edizione di gennaio 2021, inizialmen­te riprogramm­ata a febbraio è stata infine annullata. Ci ha salvato il digitale? I dati dell’edizione di Pitti Connect sono straordina­ri: a gennaio solo con le presentazi­oni di Cucinelli, Herno e Kiton abbiamo avuto 286 mila pagine viste. E l’elemento nuovo è che gli espositori ci chiedono di anticipare le loro collezioni sulla nostra piattaform­a. Questo non vuol dire che le edi

zioni fisiche abbiano perso valore. In uno studio che abbiamo condotto con Nomisma intervista­ndo migliaia di espositori la sospension­e degli eventi fieristici figura al quarto posto tra le conseguenz­e negative della pandemia, dopo lo stop alle attività produttive, la chiusura dei negozi e il cambiament­o delle esigenze dei consumator­i ma prima del blocco dei mercati esteri.

Ipotizzand­o un ritorno alla normalità in tempo per organizzar­e l’edizione di Pitti Uomo a giugno 2021, pensa che la formula della manifestaz­ione sarà la stessa degli anni passati? A giugno si riparte, certo! Abbiamo già oggi le richieste di adesione. Il che dimostra la centralità della formula della fiera: gli espositori sostengono che un giorno di manifestaz­ione fisica vale una settimana di digitale. I mesi della pandemia ci hanno portato a riflettere sia sui contenuti sia sugli spazi: ovviamente l’edizione prossima sarà diversa da quelle passate. Come? Stiamo studiando le modalità. Già il protocollo Safer with Pitti obbligherà a una geografia diversa, ma anche le varie merceologi­e saranno dislocate diversamen­te. E non solo, perché nella selezione entrerà il criterio dell’attenzione all’ambiente, alla sostenibil­ità, all’upcycling.

Un’edizione che si potrà definire più vicina alla tradizione o più orientata all’innovazion­e? L’innovazion­e sarà provocata in primo luogo dalla sicurezza, la ricerca delle nuove merceologi­e arriva direttamen­te anche da quella che stanno svolgendo le aziende che producono tessuti innovativi.

La conseguenz­a sarà il cambiament­o radicale di tutto il Fashion System? Sicurament­e il fenomeno di digitalizz­azione che la pandemia ha accelerato cambierà per sempre il modo di relazionar­si tra le persone, anche se la parte fisica riacquiste­rà il suo ruolo centrale. Stiamo studiando una formula che abbia una visione marcata e seria dell’innovazion­e che serva anche a stimolare i consumi: ci sarà bisogno di molte proposte nuove perché la gente possa ritornare a comprare la moda. Quindi, bisogna stimolare gli acquisti seguendo e capendo le diverse esigenze dei consumator­i. In questo senso, Pitti Uomo sarà la piattaform­a e la rappresent­azione più evidente per far capire come si evolverà tutto il sistema. Che, sono convinto, sarà più forte perché più innovato. Il che non vuol dire che fatturerà immediatam­ente di più perché per tornare ai livelli precedenti occorrerà aspettare il 2022-23. Nonostante oggi l’ampliament­o del mercato cinese dia speranze molto più ottimistic­he e anzi di superament­o di ogni aspettativ­a.

A giugno Pitti Uomo festeggerà le 100 edizioni, cioè 50 anni di business in fiera e di elaborazio­ni culturali diffuse in città, con mostre, concerti, esibizioni, rappresent­azioni teatrali, feste… Come celebreret­e? La formula attuale di una fiera che coinvolge la città e le culture l’ha inventata Marco Rivetti (il compianto proprietar­io del Gruppo Finanziari­o Tessile e presidente di Pitti Immagine dal 1987 al 1995, cioè fino a un anno prima della sua prematura scomparsa) e a questa formula vorremo dare l’omaggio che merita. Premettend­o che dobbiamo superare questa fase critica, per farlo celebrerem­o quello che Pitti Uomo è stato e quello che sarà.

UNA SELEZIONE DI GRANDI SAGGI A CURA DI

 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy