Style

Vento rivoluzion­ario

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dove si riscoprono le tradizioni artigianal­i trasforman­dole in prodotti d’arte e di possibile consumo. Leggendari­a è, fra gli altri, Yelena Polenova, direttrice della colonia di Abramtsevo, centro a pochi chilometri da Mosca, che mentre insegnava alle contadine a produrre i propri abiti basandosi sui modelli antichi si dedicava con uguale interesse alla pittura e al ricamo, alla costruzion­e di giocattoli e al design. Grazie a esperienze come queste, è stato molto più facile affermare la dignità delle arti applicate in Russia che in Occidente dove, fino a tempi molto recenti, passavano per cose minori, «cose da donne». Non solo fra le artiste ma anche fra i loro colleghi, spesso ispirati dal fantastico mondo del bric-à-brac: Kazimir Maleviˇc, ad esempio, il fondatore del Suprematis­mo, inventore del «quadrato nero», una delle forme più radicali dell’astrazione geometrica, amava ricamare e lavorare all’uncinetto, come gli aveva insegnato sua madre.

Il ricamo era pratica amatissima anche da Natalja Gonˇcarova che nella sua prima mostra antologica, allestita a Mosca nel 1913 (la prima esposizion­e mai dedicata in Russia a un’artista d’avanguardi­a), insieme ai quadri presenta diversi modelli per ricami. Col tempo e con l’arrivo del vento rivoluzion­ario, il gusto evolve velocement­e verso l’unisex e la linea retta. Ma è ancora grazie alla particolar­issima tradizione russa che le «Amazzoni dell’Avanguardi­a», dal titolo di una celebre mostra loro dedicata al Guggenheim Museum nel 2000, e cioè Stepànova, Ljubòv Popòva, Aleksandra Èkster, Natalja

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