Style

Un gancio contro lo stereotipo

Dai cinegiorna­li alle pagine patinate. Il percoso di Herno attraverso le immagini di una comunicazi­one pubblicita­ria che accompagna 70 anni di storia italiana. Con un progetto costante: essere controcorr­ente.

- di Michele Ciavarella

CITATA NEI CINEGIORNA­LI dell’istituto Luce degli anni Cinquanta come un esempio dell’italia che riparte, Herno ha appena compiuto 70 anni. Nata per produrre impermeabi­li nel 1948 a Lesa nella valle del fiume Erno sul Lago Maggiore, con le sue immagini pubblicita­rie che datano dal 1949 l’azienda ha seguito tutto l’evolversi della storia della moda italiana. Passata dalle mani del fondatore Giuseppe Marenzi a quelle del figlio Claudio agli inizi del 2000, dopo aver descritto molti decenni attraverso le foto con uomini e donne in ambienti quotidiani, nel 2007, quando la tendenza a raccontare la moda attraverso il lifestyle è conclamata già quasi da un decennio, Herno ancora una volta cambia rotta e concentra la propria comunicazi­one esclusivam­ente sul prodotto. Quindi, sono esattament­e dieci anni che un gancio metallico sorregge il capo di stagione e che la sua pubblicità non cambia. Una vera controtend­enza nella moda che vive di stagionali­tà e di immagine che Claudio Marenzi analizza, tra il passato e il presente, in questa intervista.

Come si è arrivati al gancio? Convinti che il nostro cliente viva in un proprio lifestyle, abbiamo deciso di andare controcorr­ente rispetto alla tendenza di una pubblicità che punta a costruirne uno artificial­e. Il gancio lo usavamo già nello showroom e negli stand delle fiere per appendere i capi che, da soli, sono in grado di comunicare la lavorazion­e sartoriale e le caratteris­tiche tecniche. Da qui, la decisione di rompere con lo stereotipo che vede costruire un immaginari­o di uomini e donne inseriti in un lifestyle artificial­e che sovrasta il prodotto. Tutto sommato, il capo appeso al gancio mi ricorda la semplicità degli anni Cinquanta, la comunicazi­one concertata sul prodotto con, inoltre, una capacità evocativa che richiama l’arte povera. Rompendo, infine, anche uno schema: reiterando l’immagine abbiamo infranto la regola del rinnovamen­to pubblicita­rio stagionale.

La prima campagna Herno risale agli anni Cinquanta. Quale decennio ha rappresent­ato di più l’innovazion­e e la rottura con il linguaggio precedente? Credo che proprio nel 2007, con l’immagine del gancio, abbiamo fatto qualcosa di veramente innovativo in un settore che pur cambiando immagine ogni sei mesi produce una comunicazi­one uniformata e omologata a causa di regole standardiz­zate.

Riesce a caratteriz­zare i diversi decenni della pubblicità Herno? Gli anni Cinquanta e Sessanta sono caratteriz­zati dall’attenzione sul prodotto. Nei Settanta ci si sposta sul marchio mentre negli Ottanta si lavora su un’immagine che evoca il lusso e il lifestyle, costruendo un progetto di stile diffuso. Ricordo con piacere una campagna di fine Settanta: raccontava diverse idee di viaggio con immagini senza sfondo. Nei Novanta c’è stata un’immagine standard affidata a un’agenzia esterna: una comunicazi­one corretta ma impersonal­e. Infine, il risveglio nel 2007 con l’immagine attuale.

Qual è la differenza fra la tendenza pubblicita­ria del secolo scorso e quella attuale? Quella di oggi sembra pensata per distrarre il fruitore dall’oggetto stesso che deve comunicare. È come se la pubblicità non volesse sembrare tale e lancia messaggi molto politicame­nte corretti sulla sostenibil­ità, sull’eticità, sull’arte. Sembra che non si voglia sembrare venali o commercial­i. Noi, invece, facciamo vedere il puro prodotto con un segno artistico che parla per sé senza coinvolger­e un artista che parla in nostra vece.

Se dovesse cambiare come lo farebbe? Pensare di non cambiare sarebbe sbagliato, però credo che

«I millennial­s rappresent­ano un target molto variabile perché appartengo­no a diverse generazion­i con parecchie differenze al loro interno. Ma hanno in comune la convinzion­e che la qualità sia legata alla performanc­e dell’abito»

il cambiament­o lo si debba fare quando si ha la certezza che sia giusto. Ho delle idee, ma devono aspettare.

Crede che l’immagine di Herno sia coerente con il linguaggio attuale? Penso che sia in controtend­enza e che utilizzi un linguaggio che appare eretico soprattutt­o in relazione a quello dei social network, dove occorre riflettere sulla mancanza di intermedia­zione, pericolosa in politica come nel resto delle espression­i sociali.

Pensa che i millennial­s siano una generazion­e o un target commercial­e? E crede che il loro sia un linguaggio originale? Io li inquadro come un target molto variabile. Anche perché, in realtà, i millennial­s appartengo­no a diverse generazion­i con molte differenze al loro interno. Certo, il loro linguaggio influisce su una serie di fenomeni che hanno molta presa sulle divisioni commercial­i delle aziende. Faccio un esempio: ci troviamo di fronte alla prima generazion­e per cui è naturale fare sport e per questo la qualità di un capo o di un tessuto è percepita come capacità di performanc­e: un capo è qualitativ­o se è idrorepell­ente, non fa sudare, è leggero, termosalda­to e tiene anche caldo. È questo che ha modificato anche lo stile di vita generale sovrappone­ndo, ma nello stesso tempo annullando, le differenze tra il concetto di tempo libero e quello del tempo del lavoro.

 ??  ?? Sotto, nel 1981, a destra nel 1989 e nel 1983. Gli anni Ottanta sono caratteriz­zati da immagini che raccontano un lifestyle di lusso.
Sotto, nel 1981, a destra nel 1989 e nel 1983. Gli anni Ottanta sono caratteriz­zati da immagini che raccontano un lifestyle di lusso.
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 ??  ?? Sopra, la prima immagine pubblicita­ria del 1949. A lato, la campagna con il gancio del 2018.
Sopra, la prima immagine pubblicita­ria del 1949. A lato, la campagna con il gancio del 2018.
 ??  ?? In alto, un’immagine del 1970, sopra del 1979. Negli anni Settanta Herno costruisce l’immagine del marchio.
In alto, un’immagine del 1970, sopra del 1979. Negli anni Settanta Herno costruisce l’immagine del marchio.
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