Novant’anni di attimi perfetti
Alle Scuderie del castello visconteo di Pavia, dal 13 ottobre al 27 gennaio prossimi, grande retrospettiva su uno dei più amati fotoreporter di sempre: ELLIOTT ERWITT, arguto testimone del Novecento.
SUL NON AVERE FRETTA: «La fotografia è il risultato di un ozio e di una meditazione intensi che finiscono con il produrre una bella immagine». Sull’imprevedibilità: «Le idee hanno ben poco a che fare con la fotografia. Essa è il momento, la sintesi di una situazione, l’istante in cui tutto si amalgama». Sull’attesa: «La fotografia è un dono che ricevi dal mondo e passi a qualcun altro, non un progetto. Le fotografie non si preparano, si aspettano. Si ricevono. Devi solo dare loro il tempo di arrivare». Sulla bellezza: «Le buone fotografie sono quelle che mostrano ciò che nessuno di solito vede o vuol vedere». La poetica di Elliott Erwitt, uno dei grandi maestri della fotografia contemporanea, a cui le Scuderie del castello visconteo di Pavia dedicano (dal 13 ottobre, fino al 27 gennaio 2019; info scuderiepavia.com) una retrospettiva per celebrarne i 90 anni, si riassume in queste frasi. Nato a Parigi nel 1928 da genitori ebrei di origine russa, Elio Romano Erwitz (questo il suo nome) vive in Italia fino al 1938, per emigrare poi negli Stati Uniti in seguito alle leggi razziali. A Los Angeles studia fotografia, e nel 1949 torna in Europa per arruolarsi nell’esercito americano, il suo «unico lavoro fisso», come ricorderà anni dopo. Congedatosi, va a New York a fare il fotografo freelance.
è L’INCONTRO CON I GRANDI del mestiere, come Robert Capa, che lo spinge a entrare dal 1953 a far parte dell’agenzia Magnum. Un’attività che Erwitt esercita tutt’ora, a dispetto dell’età, per esigenze più economiche che artistiche: «Penso che avrei fatto cose un bel po’ migliori se non fossi stato tanto sotto pressione per i soldi» ha raccontato l’anno scorso. Sposato quattro volte e con sei figli, Erwitt ama fotografare per sé, perché, come ripete, «la fotografia è un lavoro dell’anima, va fatto come un hobby». È da questa libertà creativa che sono nati quattro libri sui cani, uno dei motivi che l’hanno reso famoso. Accanto alle foto di personaggi come Richard Nixon e Nikita Chrušcëv, Jackie Kennedy e Che Guevara, Cassius Clay e Grace Kelly. Maestro dell’attimo, ci ha regalato scatti pieni di ironia con la sua capacità di provocare situazioni buffe: perché, dice «non possiamo riuscire a cogliere l’umorismo di una scena se noi per primi non riusciamo a divertirci per quello che stiamo facendo».