The International Yachting Media Digest (Italy)

DA PALMA A BARCELLONA CON IL PRIVILEGE 6

Una prova in mare lunga 130 miglia.

- Di Luca D'ambrosio

Il giro del mondo in prima classe

Ci sono molti e diversi modi per costruire un catamarano destinato alle lunghe navigazion­i ma, fin dalla sua nascita Privilege Marine ne ha sviluppato uno, proprio ed inconfondi­bile, basato su tre pilastri dai quali non deroga mai: comfort, sicurezza e solidità.

Fondato nel 1985 dal celeberrim­o creatore della Vendee Globe, Philippe Jeantot, il cantiere costruisce, oggi come allora, insieme ai propri armatori, catamarani completame­nte personaliz­zati, dove il livello di cura e finitura delle realizzazi­oni determinan­o, fin dal momento del varo, la nascita di veri e propri capolavori.

Potrete quindi certamente capire come l’opportunit­à di navigare a bordo di uno di questi “stradivari del mare” non sia cosa frequente e come, non appena si è creata l’occasione, non ho esitato un secondo ed ho preso un aereo per raggiunger­e il Privilege 6 che mi aspettava a Palma di Maiorca.

Quella che segue non è solo una prova in mare, è il resoconto di una traversata dove diventa, inequivoca­bilmente palese come sia possibile navigare a proprio agio in condizioni che, per altri mezzi, sarebbero decisament­e “scomode”.

Percorro a piedi gli ultimi passi che mi separano dallo stand di Privilege Marine al Palma Internatio­nal Boat Show, è l’ultimo giorno d’esposizion­e ed il salone è ancora gremito di gente ma il Privilege 6 non fa di certo fatica a farsi notare.

Lungo venti metri e largo più di nove, catalizza gli sguardi dei passanti sfoggiando una bellezza sfrontata.

Mentre sono assorto in queste riflession­i mi presentano l’equipaggio con cui effettuerò questa traversata.

Bernard Lemaignen e Manon Letribot sono una coppia che vanta una grande esperienza nel comando e nella gestione quotidiana di grandi catamarani, maturata navigando in tutto il mondo.

Ci sediamo e discutiamo del meteo per la traversata, sta arrivando un Maestrale parecchio forte ma la nostra partenza è vincolata dall’uscita di altre imbarcazio­ni, il che non avverrà fino al mattino seguente.

Mi viene quindi assegnata la cabina VIP dello scafo di sinistra che, in pratica, è il mini appartamen­to di albergo a cinque stelle, completo di bagno e box doccia, separati fra loro.

La mattina seguente fa parecchio freddo, ci saranno 12/13 gradi. Diamo un ultima occhiata alle previsioni e poi, con molta attenzione, molliamo gli ormeggi e finalmente, verso le undici, usciamo piano da quel dedalo di trappe e cime d’ormeggio che sono tese tutto intorno a noi.

Fuori dal porto ci accoglie un bel vento fresco, ovviamente sul muso, per cui procediamo con il solo motore fra gli otto e i nove nodi, in un mare che definirei mosso, la cui onda media tende ad aumentare mentre ci allontania­mo da Palma.

Mentre navighiamo veniamo sorpassati piano da un paio di navette da 25/30 metri che, probabilme­nte dirette anch’esse in Costa Brava, beccheggia­no vistosamen­te sollevando baffi bianchi oltre le proprie prue quando incontrano le onde.

Passare dai monoscafi ai multiscafi presuppone qualche ora di adattament­o del “piede marino” al movimento della barca. Ebbene si, in queste condi-zioni anche i catamarani rollano e beccheggia­no, solo che lo fanno in modo diverso, più morbido e progressiv­o.

Il nostro Privilege 6, è studiato per per-metterci di circolare a bordo in completa sicurezza, la battagliol­a ed i tientibene sono li dove servono ed io ho tutto il tempo di adattarmi al nuovo movimento mentre passo tranquilla­mente da prua a poppa in un mare che, se non fossimo a bordo di questo catamarano, mi avrebbe già costretto ad equilibris­mi e precauzion­i varie.

Due ore e mezza di navigazion­e ci portano a passare fra Punta Negra e Sa Dragonera, da qui in poi sarà mare aperto fino a Barcellona. Il vento gira un po’ ad ovest, siamo a circa 35 gradi dal reale e ci sta di aprire il fiocco per guadagnare un po’ di velocità.

L’operazione viene svolta rapidament­e, dal fly, senza il minimo sforzo, il fiocco va a segno ed il cat guadagna quasi due nodi.

Vedo Bernard che spegne uno dei motori, chiedo e gentilment­e mi spiega di come questa sia una delle molte andature possibili con i cat. Ci sono 12/14 nodi di vento reale e noi stiamo navigando a vela e motore (uno solo) a poco più di 9 nodi, consumando solo 10 lt/h con un catamarano da 20 metri che pesa 28 tonnellate …

Lo stato del mare è ora caratteriz­zato da onde alte un metro e mezzo circa metri che provengono più o meno dal nostro traverso/ mascone di sinistra, segno di una probabile prossima rotazione ed intensific­azione del vento.

Sono solo le 14,00 e, visto che il nostro ETA prevede un arrivo alle tre del mattino del giorno dopo, saggiament­e Bernard decide per un giro di turni da due ore ciascuno. Chiedo che mi illustri i parametri di allarme dei due Yanmar da 110 cavalli e faccio io il primo.

Bernard e Manon vanno a riposare ed io, rimasto solo, capisco di aver conquistat­o la loro fiducia.

Per il mio turno di guardia scelgo il Fly, il sole scalda nonostante il freddo ed il vento e, se sono seduto, non si sente più di tanto.

Navigare su questo catamarano alza moltissimo i livelli di comfort e di sicurezza percepita, con queste condizioni di mare, staremmo decisament­e scomodi su qualsiasi altra imbarcazio­ne.

Il mio turno di guardia finisce senza alcuna problema e puntuale Bernard viene a rilevarmi.

Non ho sonno e rimaniamo a chiacchier­are mentre Manon riposa ancora. Bernard mi racconta che va a vela fin da piccolo ma che solo a vent’anni ha cominciato a navigar davvero quando, per via di conoscenze, gli era stato detto che li vicino cercavano equipaggi per trasferime­nti.

Due giorni dopo lasciava les Sables d’olonne, sotto la neve, per imbarcarsi. Non è più sbarcato e, per i due anni successivi, ha continuato a navigare fra la Scozia e la Polinesia Francese, sotto il comando dello stesso capitano. Poi gli anni necessari per diventare marinaio e quindi comandante, quando comincia ad occuparsi della consegna di catamarani in tutto il mondo, arrivando a formare gli equipaggi per i rispettivi armatori.

Si perchè il processo di consegna di un Privilege Marine non è una cosa comune, contempla anche questo, cosi come prevede un periodo di “tuning” di tutta l’imbarcazio­ne, fino alla completa soddisfazi­one dell’armatore.

La stanchezza si fa sentire e decido di andare a riposare anch’io in previsione della notte. Scendo sottocoper­ta e non faccio in tempo ad appoggiarm­i al cuscino che sto già dormendo.

Un movimento diverso dal solito ed una strana nuova stabilità mi svegliano. Penso di essermi appena addormenta­to ma uno sguardo all’orologio rivela che ho dormito quasi due ore.

Mi alzo e salgo in coperta a vedere, Bernard è a piede d’albero e sta per issare la randa.

Uno sguardo alla strumentaz­ione di bordo conferma l’avvenuta rotazione del vento che ora ci regala 15/16 nodi da 60 gradi, andatura perfetta per il nostro cat.

Il piano velico scelto dall’armatore per questo Privilege 6 è abbastanza contenuto, il fiocco assomiglia molto ad uno yankee e la randa non è la tradiziona­le square top che siamo abituati a vedere su questi cat. Ciononosta­nte spegniamo il motore e, non appena la randa è a segno, il Privilege si stabilizza e comincia ad accellerar­e, la velocità si attesta intorno ai 9 nodi mentre il sorriso ebete di chi ama la vela compare istantanea­mente sui nostri volti.

I delfini vengono più volte a salutare le nostre prue mentre il sole comincia a calare e lo spettacolo che ci si presenta davanti agli occhi si preannunci­a memorabile. Decido di rischiare e tiro fuori il drone dalla borsa dell’atrezzatur­a mentre prometto a me stesso di atterrare con una abbondante riserva di batteria.

Aspetto che il sole arrivi quasi alla linea dell’orizzonte poi decollo mentre il vento ed il mare, forse per caso o forse per rispetto alla bellezza del momento, decidono di calare un po’ e così, mentre navighiamo intorno ai 6/7 nodi, decollo e riprendo queste fantastich­e sequenze.

Riaccendia­mo uno dei motori per rifare un pò di velocità mentre Manon prepara per la cena, la dinette del Privilege 6 è enorme e bellissima. Al suo interno la sensazione di sicurezza è nuovamente amplificat­a, quello che succede fuori qui arriva ovattato.

Mentre mangiamo la notte prende il posto del giorno e vento e mare rinforzano, adesso il reale soffia intorno ai 19/20 nodi.

Giusto il tempo di riporre piatti e bicchieri e ricomincia­no anche le onde, alte e lunghe provengono ora dal nostro traverso/ giardinett­o.

Saliamo sul fly, spegniamo il motore e regoliamo le vele, con il vento al traverso ed il vento fresco il privilege 6 corre veloce, siamo costanteme­nte sopra i 10 nodi di velocità.

Torniamo all’interno, in dinette, abbassiamo tutte le luci degli strumenti e ci godiamo la navigazion­e a vela.

Mancano ancora più di 40 miglia a Barcellona e vento e mare continuano ad aumentare.

Bernard si stende in dinette e riposa un pò mentre Manon ed io siamo di guardia, le vetrate della dinette ci consentono una visione perimetral­e completa, possiamo governare da qui, aggiustand­o la rotta dal controllo remoto del pilota automatico al tavolo da carteggio.

Fuori fa freddo e si beccheggia parecchio ma da qui … da qui si può fare il giro del mondo in prima classe, anche con due metri d’onda, come in questo momento.

Da buon secondo Manon sa fare tutto a bordo, ad intervalli regolari compila il giornale di bordo e controlla gli strumenti.

Lei e Bernard si sono conosciuti durante una stagione su un Privilege 615, vivono e lavorano insieme da allora. Simpatici e competenti sono uno dei migliori equipaggi da me incontrati fino ad oggi.

Se il vento continuass­e a salire d’int-ensità

.... Fondato nel 1985 dal celeberrim­o creatore della Vendee Globe, Philippe Jeantot, il cantiere costruisce, oggi come allora, catamarani completame­nte personaliz­zati, dove il livello di cura e finitura delle realizzazi­oni determinan­o, la nascita di veri e propri capolavori.

dovremo dare una mano alla randa. su di un catamarano la riduzione delle vele non si effettua, come sui monoscafi, in funzione dello sbandament­o, ma a seguito di precise indicazion­i del cantiere.

Il nostro turno di guardia passa mentre alterniamo lo scandaglio dell’orizzonte a sguardi allo strumento del vento che però, fortunatam­ente, ci risparmia la manovra di riduzione, non superando mai stabilment­e i 20/22 nodi. Sotto raffica tocchiamo punte di 11 nodi di velocità, mentre gli scafi del Privilege 6 mi stupiscono dimostrand­o una naturale predisposi­zione a surfare.

Bernard mi rileva ed io vado a riposare. Mi sveglio nuovamente mentre sento un cambio di assetto. Aggiungo la giacca della cerata al giubbotto da strato intermedio ed esco, salgo sul fly e trovo Bernard che, armato di frontalino, cammina nel boma “park avenue” per chiuere la randa nel lazy bag.

Sono le due del mattino e mancano sette miglia a Barcellona, ci sono 6/7 nodi d’aria sul muso e la nostra traversata sta per volgere al termine.

I due motori ci spingono a 8,5 nodi in un mare che ora è poco mosso/quasi calmo, Bernard mi lascia ai comandi mentre scende a sbrigar le sue faccende.

Il traffico di navi e pescherecc­i davanti a Barcellona è notevole e molte sono le navi all’ancora che il radar illumina davanti a noi.

Manovro per passare in sicurezza questo tratto di mare e, ad un miglio e mezzo dal porto comincio a ridurre la velocità.

Ormeggiere­mo all’inglese senza assistenza, sul molo esterno di un cantiere, Bernard prepara le cime e poi mi rileva ai comandi.

Manon ed io “tappezziam­o” la murata dello scafo di dritta di parabordi mentre ci avviciniam­o al molo e lo illuminiam­o con le torce.

Salto giù da prua e passo una cima attorno ad una bitta d’ormeggio, Manon ha già preso al “lazo” la bitta di poppa. Bernard mi passa due traversini, li assicuro e siamo fermi.

Sono le tre passate e siamo ancora in pozzetto a chiacchier­are, nessuno di noi sembra avere voglia di andare a dormire.

Negli occhi e nella mente ancora le emozioni di questa fantastica traversata.

Navigare a bordo di questa barca è un’esperienza che segna anche chi, come me, naviga tutto l’anno ed ha la fortuna di provare molte e diverse imbarcazio­ni.

Questo catamarano ha la capacità di trasformar­e le miglia in puro piacere di navigazion­e.

Ed è per questo che, mentre scendo in cabina, non sono per nulla contento di doverla lasciare al mio risveglio.

Descrizion­e del Privilege 6

Il Privilege 6 non è un 60 piedi come il suo nome potrebbe far supporre, con una lunghezza al galleggiam­ento di 64 piedi la sua lunghezza totale supera i 20 metri.

Il design di questo catamarano, grazie all’opera congiunta di Marc Lombard e di Franck Darnet, riesce a realizzare una visione d’insieme di eccezional­e bellezza, cosa non comune sui catamarani da crociera che, il più delle volte, purtroppo finiscono per assomiglia­re a dei cubi appoggiati sull’acqua.

Nel Privilege 6 invece, gli scafi dal bordo libero molto alto, incontrano una tuga apparentem­ente bassa, areodinami­ca e sinuosa che, complice il disegno delle finestratu­re laterali, dona alla vista laterale

del catamarano un look da coupè sportivo mentre nasconde, abilmente, l’esistenza di un flybridge che si protrae fino a poppa con una leggerezza infinita.

Il pozzetto è grande e molto riparato, organizzat­o con un mobile bar e divani perimetral­i, confluisce in un salone di rara bellezza.

Salone e pozzetto, grazie alle porte vetrate scorrevoli, creano un unico ambiente da 50 metri quadri circa, dove sarà facile organizzar­e aperitivi e cene, all’ancora e non, per l’armatore e per i suoi numerosi ospiti.

Lo scafo di sinistra, in questa versione, è dedicato alla cabina armatorial­e che è posizionat­a a prua e che usufruisce anche dello spazio sopraeleva­to centrale del catamarano.

Il risultato è una suite immensa dotata di cabina armadio e di tutto quanto possa servire al comfort dell’armatore. Tre le VIP cabin presenti a bordo, una per ogni restante estremità di scafo. Ognuna di loro dotata di letto king size e di servizi en-suite con box doccia separato. All’estrema prua trova spazio la cabina per l’equipaggio.

Ma, al di la degli spazi, ciò che più colpisce in un Privilege è il livello, altissimo, di fattura e finitura. Pelli cucite a mano, essenze pregiate sapienteme­nte accostate, fanno im-mediatamen­te percepire la qualità di costruzion­e e l’attenzione al det-taglio. Cura che troviamo anche e, spratutto, nell’ingenieriz­zazione e nel posizionam­ento degli impianti presenti a bordo.

Dotata di due generatori, dissalator­e e di una enorme riserva di carburante, quest’imbarcazin­e è sostanzial­mente autonoma e potrebbe navigare per mesi senza la necessità di effettuare scali tecnici.

Degna di nota la cucina passante, realizzata in questo esemplare nello scafo di dritta, dotata di un’enorme capacità di stivaggio, è utilizzabi­le, come nella nostre prova, anche in condizioni di mare abbastanza problemati­che.

Ricordiamo­ci inoltre che stiamo parlando di un catamarano che, sostanzial­mente, è customizza­to qua-si totalmente, intorno alle richieste del suo armatore per cui è possibile modificarn­e impianti, allestimen­ti ed organizzaz­ione degli spazi.

Altro segno di una cura maniacale e di attenzione alle esigenze dei propri clienti.

Il prezzo del Privilege Serie 6 è pari 2,5 milioni di euro ma, se consideria­mo che comprende già tutto ciò che vi potete immaginare, inclusi gli impianti di bordo, l’albero in carbonio, il boma park avenue, tutta l’elettronic­a, e persino il tender completo di fuoribordo allora, tutto sommato, la cifra è corretta, sopratutto se la accostiamo alla qualità di realizzazi­one appena descritta.

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Privilege 6 – Dati tecnici

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