The International Yachting Media Digest (Italy)

UN TRUCCO PER UN ANCORAGGIO “MORBIDO” E SICURO

Didattica: trucchi e suggerimen­ti

- Di Luca D'ambrosio

Quando siamo in rada, specie se vi sono molte barche, non sempre riusciamo a dare i metri di catena che vorremmo, la presenza di scogli, la vicinanza dalla riva e la profondità non sempre giocano a nostro favore.

La maggior parte di noi gia utilizza un sistema con cui scaricare il salpancore dalla trazione esercitata dalla linea di ancoraggio, sia esso un “Chain Clower” come quello di Forniture Nautiche Italiane che usia-mo noi, o un qualsiasi sistema equivalent­e che funzioni (il nostro però è proprio comodo).

Il trucchetto, sempliciss­imo peraltro, consiste nel dare un bel pò di catena aggiuntiva dopo aver assicurato il chain clower, a poppavia dello stesso, fino a quando la stessa tocchi il fondo o quasi.

Nella foto si capisce bene come sia sempliciss­imo realizzare questo sistema d’ancoraggio, vediamone ora i vantaggi supponendo un ormeggio su di un fondale di cinque metri.

Se abbiamo fatto un ancoraggio da manuale avremo dato catena per una lunghezza da tre a cinque volte la profondita, nel nostro caso in rada con ostacoli abbiamo dato 20 metri di catena.

Una catena da 10 mm pesa circa 2 Kg. per ogni metro lineare, quindi sommati alla Delta da 20 kg che abbiamo a bordo, abbiamo una linea di ancoraggio che pesa nel suo complesso 60 kg e che misura poco meno di 21 metri.

Ora sappiamo che quando il vento rinfresca, la nostra linea di ancoraggio si solleverà progressiv­amente dal fondo, il peso della nostra linea determina l’elasticità complessiv­a del sistema.foto abbondanza catena

Quando tutta la catena si solleva entra in gioco la presa dell’ancora sul fondale e l’angolo con

cui viene sollecitat­a l’ancora è determinan­te per la sua tenuta.

Con il nostro sistema, che già beneficia di un punto di trazione più basso per via dell’utilizzo del chain clower, avremo dato circa 10 metri in più di catena, pari a 20 Kg., ma sopratutto al 50% in più del peso della catena e al 33% dell’intera linea d’ancoraggio.

Con la barca della redazione abbiamo utilizzato questo sistema durante la crociera dei test e abbiamo potuto notare che l’angolo di trazione sotto raffica era molto più favorevole, la barca strattonav­a molto meno e, sopratutto, tendeva meno a bordeggiar­e (bran-deggiare), diminuendo quindi grandement­e il rischio complessiv­o.

I test di cui sopra sono stati rilevati anche durante una maestralat­a da una trentina di nodi durante la quale siamo stati molto più tranquilli e comodi.

Non ci rimane che ringraziar­e quindi il mio amico Marco Marchi che, ancora una volta, si è dimostrato fonte di preziosi consigli.

Conosco Marco Marchi da un sacco di tempo, è toscano, velista e regatante, un mix esplosivo se si considera che di base è anche un inventore, oggi fa con successo “l’azzeccabor­di” (il tattico) su barche molto competitiv­e.

In passato, quando regatavamo in-sieme in altura sulla mia precedente barca, ci siamo spinti fino a realizzare delle vele che sulla carta non esistevano ancora, ma di questo vi parleremo un’altra volta …

Nel corso della crociera con la barca della redazione lo abbiamo incrociato ed abbiamo passato insieme un pò di giorni, lui era a bordo di un Grand Solei 37, il Kryos, con il quale l’equipaggio ha vinto parecchie regate negli ultimi anni.

Come al solito con Marco c’è sempre da imparar qualcosa e, in questo caso, ho notato la sua linea d’ancoraggio e me la sono fatta spiegare per bene per poi, con il suo permesso, pubblicarl­a a beneficio di tutti. Forse qualcuno già conosce il trucco ma la maggior parte dei nostri lettori potrà approfitta­rne per rendere più sicuri e morbidi i propri ancoraggi in rada

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