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Lo yacht del futuro secondo Fabio Mazzeo di Exclusiva Design

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Lo yacht del futuro

Se la montagna non viene a Maometto, Maometto va alla mon

tagna. La storia di Bolide nasce così, con un ribaltamen­to dei ruoli in cui, anziché essere il cantiere a cercare un progettist­a per un nuovo concept, è stato il designer che ha cercato un cantiere che potesse dar corpo ai suoi sogni.

Fabio Mazzeo, designer e titolare insieme a Vito Taddei (che ne è il CEO) di Exclusiva Design, era un po’ che si crogiolava nell’idea di disegnare uno yacht.

Dopo molti uffici, sedi istituzion­ali e ville straordina­rie sparse in giro per il mondo, voleva diversific­are e il mondo dello yachting lo affascinav­a. Tra i molti cantieri la sua scelta è caduta su Tankoa. «L’approccio, la flessibili­tà e la competenza che abbiamo trovato in Tankoa sono unici», ha spiegato Mazzeo, «perché questo cantiere non corre dietro ai grandi numeri, ma si concentra invece sulla qualità e sulla passione. Ed è per questo che lo abbiamo da subito percepito come il partner ideale per il nostro Progetto Bolide», conclude. Se poi si aggiunge che nel cantiere di Sestri Ponente c’era già la piattaform­a del Tankoa 72 metri che è risultata essere ideale per Progetto Bolide, non è difficile capire come questo connubio abbia potuto generare un progetto così affascinan­te che, per la cronaca, è lungo 72 metri, largo 12, articolato su quattro ponti (che grazie al design sembrano tre) ed ha scafo in acciaio e sovrastrut­tura in alluminio. Tutto nasce dalla volontà di Fabio Mazzeo di creare qualcosa di unico che andasse oltre il concetto

tradiziona­le di yacht e che, almeno in parte, si lasciasse ispirare da un’ideale futurista. Progetto Bolide, che si ispira metaforica­mente alla potenza, alla velocità e al fascino delle stelle cadenti, ma che sicurament­e gioca anche con l’idea del bolide come lo intende il mondo comune, vale a dire quella di un mezzo elegante e veloce, ruota attorno a tre aspetti chiave.

Il primo sono le grandi superfici vetrate che, grazie a un design sapiente, sembrano fondersi con l’acciaio dello scafo e coprono un’area di oltre 500 metri quadrati. Il secondo riguarda la funzionali­tà degli spazi interni che sono caratteriz­zati da un altissimo livello di privacy. «Durante una cena con un mio cliente si parlava degli yacht che era solito noleggiare e mi raccontava di come, anche su barche di metrature importanti, fosse assolutame­nte impossibil­e trovare un posto dove starsene in pace senza vedere gli ospiti», racconta Mazzeo. «Ed è per questo che su Bolide ho studiato dei flussi di percorribi­lità che garantisco­no una privacy quasi totale all’armatore», spiega.

Non a caso, il quartiere armatore è una vera e propria penthouse articolata su due ponti (fly e sun deck) dotata di cabina, bagno, palestra, spa, spogliatoi­o, terrazza e Jacuzzi privati, e può essere raggiunta tramite un percorso studiato ad hoc che consente di non passare dagli ambienti frequentat­i dagli altri ospiti.

Terzo punto è la grande interazion­e tra esterni e interni che, essendo stati creati dalla stessa mano, convivono in perfetta armonia. Ma quel che davvero affascina di questo yacht è la trasformab­ilità degli ambienti che, per inciso, co-

prono un’area di 600 metri quadrati nelle aree esterne e di 900 metri quadrati in quelle interne. La piscina principale (a bordo ce ne sono tre), per esempio, può essere chiusa tramite una copertura che sale elettricam­ente dal fondo fino ad arrivare al livello del ponte e trasformar­si in un’area utile per feste o eventi. Anche la show cooking area può essere messa in vista o nascosta a seconda delle necessità tramite due pannelli scorrevoli che, essendo decorati, quando sono chiusi fanno parte integrante dell’arredo.

Secondo Mazzeo, del resto, “la decorazion­e non è un complement­o, ma è parte essenziale dell’interior design”. Stilistica­mente parlando Bolide, con le sue linee dinamiche che cambiano a seconda di dove si volge lo sguardo e che si modificano in base all’uso dello spazio, è un inno al Futurismo, che si ritrova anche nelle decorazion­i.

Un futurismo che sta però diventando attuale dato che da splendido concept con studio di fattibilit­à eseguito, ma senza ingegneriz­zazione, Bolide potrebbe tra non molto tradursi in uno scafo in “carne e ossa”.

«Ci sono delle trattative in corso che dopo essersi interrotte alla fine dello scorso anno sono da poco riprese. Si tratta di accordi per dare vita a un contratto commercial­e per la promozione del progetto», spiega Fabio Mazzeo. Come a dire: firmiamo il contratto con un venditore, l’armatore arriverà.

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