Giulio Iacchetti
He has won two Compasso d’Oro and has made simplicity a byword to make design simple and accessible to all Ha vinto due Compasso d’Oro e fatto della semplicità, intesa come capacità di rendere il design comprensibile a tutti, la sua filosofia
We meet in his studio in a Milan abuzz with preparations for the imminent Salone del Mobile. He asks the first question and it is directed at us. “I am very curious to know why you wanted to interview me of all people for a yacht design magazine…” he says. Iacchetti is a man who combines boundless curiosity, irony, practicality, acuity and simplicity. Add in a hefty dose of culture and the question is more why wouldn’t we want to meet this person? Giulio Iacchetti has been an industrial designer since 1992. And a very successful one at that. He has won two Compasso d’Oro, the first in 2001 for the Moscardino multipurpose spork set made from biodegradable Mater-bi, which he designed with Matteo Ragni for Pandora Design. The two awards are a nod to his interest in research and defining new types of objects. A further acknowledgement of that came when he was awarded the Premio dei Premi per l’Innovazione (Prize of Prizes for Innovation) by the Italian President in 2009 for the Eureka Coop project which made designer household care products available at accessible prices. His concept of innovation is disobedience in the sense of “a stepping back from people who standstill, shackled to canons, reiterating the same ‘things’ over and over, and as a motor that drives the world forward”. That is what brought us to Iacchetti. We’re here to find out what he thinks about innovation in yacht design and the cross-contamination between different sectors. “I’m not a supporter of all-out contamination: a yacht has to stay a L’appuntamento è nel suo studio, in una Milano quasi pronta all’imminente Salone del Mobile. La prima domanda è sua, ed è rivolta a noi. «Sono molto curioso di sapere che cosa vi abbia spinto a intervistare proprio me, per una rivista di yacht design». A pensarci bene, la risposta è racchiusa tutta qui, in questo suo approccio, che unisce curiosità, ironia, praticità, acutezza e semplicità. E se si aggiunge un’abbondante dose di cultura, non solo nel suo campo d’azione, quale altro motivo serve ancora per volere incontrare una persona?
Giulio Iacchetti, designer industriale dal 1992, si è aggiudicato due Compasso d’Oro, il primo dei quali nel 2001 per Moscardino, posata multiuso in Mater-bi, disegnata con Matteo Ragni per Pandora Design.
Due premi che sono la prova del suo interesse per la ricerca e per la definizione di nuove tipologie oggettuali, come dimostra anche il Premio dei Premi per l’Innovazione conferitogli nel 2009 dal Presidente della Repubblica italiana per il progetto Eureka Coop, con cui ha portato oggetti di design di uso quotidiano nella grande distribuzione organizzata, a prezzi accessibili. Ed è proprio questo concetto di innovazione, legato a quello di disobbedienza «intesa come presa di distanza da chi resta fermo, legato a un canone, reiterando le stesse “cose”, e come motore che spinge avanti il mondo», che ci ha portato fino a lui. Per capire che cosa ne pensa delle innovazioni nel campo dello yacht design, per esempio, e della contaminazione tra i vari settori.
“Disobedience means not being shackled to canons” “Disobbedire significa non restare legati a un canone”
yacht and not become some kind of hybrid that replicates the whole concept of what a house is,” Iacchetti stresses. “Many of the boats I see around just bore me. I find them monotonous. They’re all so alike. If I had to pick out an original, unique project that really was the product of sensible contamination, I would look to Philippe Starck’s work. My favourite boat? It has to be something simple in which form and function are clear.”
Simplicity is, of course, another concept very dear to Giulio Iacchetti’s heart. “A designer’s work is similar to a translator’s. We are there to help people understand a language they don’t know: we have to have to make things simple. But that doesn’t mean dumbing down content. It just means making them understandable and within everyone’s reach. That’s the real revolution, in design too”. This is also the thinking that underpins the Internoitaliano project, a group of manufacturing companies and artisan workshops that epitomise the excellence of the real Made in Italy, by producing and selling very high quality furnishing objects in the traditional way. “Where tradition is linked to the Italian verb ‘tradire’ (to be unfaithful to or betray): so those involved don’t get fossilised into archetypes and stuck in their convictions but are able to go further in the name of evolution and innovation”. «Non sono un sostenitore della contaminazione esasperata: uno yacht deve rimanere tale e non diventare un ibrido che replica il concetto di casa», sottolinea Iacchetti. «Molte imbarcazioni che vedo in giro mi annoiano, trovo siano monotone, molto simili tra loro; se devo pensare a un progetto originale, unico, veramente figlio di una contaminazione sensata, penso ai lavori di Philippe Starck, ma bisogna sapere arrivare fin lì. La mia barca preferita? Deve essere un oggetto semplice, in cui siano ben chiare le forme e le funzioni».
Quello della semplicità è un altro concetto molto caro a Giulio Iacchetti. «Il lavoro di un progettista è simile a quello del traduttore, che si mette al servizio delle persone per rendere comprensibile un linguaggio sconosciuto: noi dobbiamo rendere le cose percepibili, semplici; il che non significa impoverirne i contenuti, bensì farle diventare comprensibili e alla portata di tutti. È questa la vera rivoluzione, anche nel design». Ed è proprio questo il pensiero che c’è dietro al progetto Internoitaliano, una sorta di fabbrica diffusa costituita da un sistema di aziende manifatturiere e laboratori artigiani che rappresentano l’eccellenza del vero made in Italy, producendo e vendendo oggetti d’arredo di altissima qualità, nel solco della tradizione. «Dove il concetto di tradizione, però, è legato a quello di “tradire”: quindi chi ne fa parte non rimane fossilizzato in archetipi e in proprie convinzioni, ma è capace di andare oltre, nel nome dell’innovazione e dell’evoluzione».