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La prospettiv­a italiana

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Un quadro che si fa dunque complesso per le società italiane, che secondo Lowe vanno incontro a una serie di dif coltà: “A oggi, in Italia non esistono realtà di questo settore che abbiano capacità economico/ nanziarie come quelle delle società di cui abbiamo parlato. Un vero peccato, visto che le capacità operative e la profonda profession­alità non ci mancano, ma altra cosa è potere contare su imponenti attività di lobbying governativ­a e su norme certe come possono fare oggi solo aziende delle dimensioni e del volume di un Control Risk Group.

Da tenere presente è anche che, dove esiste l’obbligo del licencing, ovvero dove è necessario avere una società locale per ottenere la licenza per operare, decade anche il bene cio dal punto di vista della contribuzi­one, visto che le tasse vengono pagate in loco.

Concludend­o dunque, ben venga questa nuova opportunit­à per le società italiane, ma temo che non ci sia spazio a suf cienza per giusti care gli investimen­ti necessari, almeno per quello che oggi è noto. I costi sono molto elevati, basti pensare all’assicurazi­one, che dovrà non solo coprire la società ma gli eventuali danni che potrebbe causare. Un altro costo molto elevato sono le licenze necessarie per la fornitura di servizi di sicurezza, e ciò da intendere a valle della creazione della società locali. In ne, anche la formazione del personale è un costo da considerar­e, ovvero dove trovare personale già esperto?

Chiunque abbia esperienza ha già un’occupazion­e, ed è dif cile che un operatore specializz­ato lasci un ruolo presso una società ben consolidat­o a favore di un ruolo presso una nuova realtà che potrebbe durare poco. In parole povere il treno è già partito ed è dif cile salire a bordo quando non è solo in corsa ma ha giunto la velocità massima”.

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