Se il lavoro diventa agile
Ripensare l’organizzazione del lavoro, ma anche la leadership e i rapporti tra azienda e dipendenti. Lo smart working parte da questi presupposti, con una premessa ancora più precisa: separare con nettezza i risultati dal controllo sulla persona. Per questo si può parlare anche di ritorno sull'investimento
Da qualche anno si sente spesso parlare di smart working, ovvero – in estrema sintesi – della possibilità offerta dalle aziende ai dipendenti di svolgere il proprio lavoro da casa per uno o più giorni la settimana.
L’argomento è più complesso di quello che potrebbe sembrare, anche perché implica da parte delle aziende una riorganizzazione e più in generale un cambiamento di mentalità che riguarda sia il management sia i dipendenti. Nelle sue intenzioni lo smart working, soprattutto se diventasse un’abitudine in tutte le aziende, avrebbe anche un impatto sociale e ambientale non indifferente, perché avrebbe tra le conseguenze più immediate quelle di limitare gli spostamenti dei dipendenti e in particolare dei pendolari che solitamente impiegano molto tempo a raggiungere il luogo di lavoro.
Un miglioramento della cosiddetta work-life balance dunque, sicuramente un vantaggio implicito di chi accede allo smart working, ma non l’unico.
Sarebbe, infatti, riduttivo pensare allo smart working soltanto in questi termini. I giovamenti – anche intesi come ritorno dell’investimento – potrebbero essere molteplici per l’azienda, ma bisogna fare qualche premessa. Intanto quella che rapporti basati sulla ducia e un nuovo approccio alla leadership sono fondamentali per riuscire a separare con nettezza il controllo sui risultati dal controllo sulla persona.
Abbiamo sentito a questo proposito l’avvocato Simona Fontana, che si occupa di smart working, che ci precisa: “Lo smart working non è semplicemente lavorare uno (o più) giorni alla settimana da casa, ma è molto di più. Rappresenta un nuovo approccio al tradizionale modo di lavorare e collaborare che comporta un ripensamento dell'organizzazione del lavoro basata sulla rigidità contrattuale del tempo. Comporta, quindi, la diffusione di una cultura del tempo uida improntata sulla responsabilità di raggiungere l'obiettivo e non basata, invece, dalla necessità di rendersi visibili nelle relazioni gerarchiche”.
Dalla normativa al cambiamento
Con il termine smart working il legislatore identi ca una “modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato stabilita mediante accordo tra le parti, anche con forme di organizzazione per fasi, cicli e obiettivi e senza precisi vincoli di orario o di luogo di lavoro, con il possibile utilizzo di strumenti tecnologici per lo svolgimento dell'attività lavorativa” (art. 18, comma 1, legge n. 81/2017).
“La disciplina normativa dello smart working all'interno della legge 81/2015 - spiega l’avvocato Fontana - rappresenta certamente un importante riconoscimento di questa nuova modalità lavorativa.
Inizialmente, infatti, era disciplinato solo il telelavoro all'interno però di un ‘accordo interferderale’ che aveva un valore e rilievo chiaramente inferiore rispetto a un testo normativo.
La previsione, quindi, di una normativa speci ca rappresenta certamente un importante incentivo per le aziende af nché utilizzino questa modalità di lavoro all'interno delle proprie organizzazioni.
La disciplina normativa è arrivata in un momento in cui i tempi erano maturi perché il lavoro agile potesse essere sostenibile anche da un punto di vista tecnologico, poiché, a seconda del tipo di lavoro svolto, un’azienda che volesse adottare forme di lavoro agile deve dotarsi della strumentazione necessaria per permettere ai suoi dipendenti di lavorare da remoto.
Tra gli ‘oneri’ dell’azienda c’è anche l’aspetto legale: “A livello legale l’azienda deve predisporre un accordo integrativo del contratto di lavoro individuale nel quale deve essere indicato nel modo più dettagliato e preciso possibile, al ne di evitare l'insorgere di possibili problemi ed incomprensioni, le speci che modalità con cui si è concordato di svolgere la propria prestazione lavorativa in modalità agile” precisa Fontana. Diventa chiaro che lo smart working non è nulla di improvvisato ed è fondamentale che un’azienda comprenda le grandi potenzialità legate al concetto di essibilità.
“Il lavoro agile – continua Fontana - può generare valore sia per il singolo individuo che si delizza all'azienda e crede in essa sia per l'azienda che ottiene un forte miglioramento in termini di ef cacia ed ef cienza della propria produttività”.
Molto importante è inoltre comprendere che la essibilità “è un traino che può generare valore per l'individuo e l'impresa a patto che vengano superate alcune idee radicate e poco essibili che relegano lo stesso concetto a uno strumento per il taglio dei costi; l'adozione di forme di lavoro agile deve essere cioè concepita come forma di investimento da parte dell'azienda e come criterio di scelta da parte dell'individuo stesso con l'idea, quindi, che il lavoro sia un punto di convergenza di reciproci interessi”.
Lo smart working non è nulla di improvvisato ed è fondamentale che un’azienda comprenda le grandi potenzialità legate al concetto di flessibilità.
Smart working e ritorno dell’investimento
Sono diversi gli studi che hanno evidenziato che non sono ravvisabili svantaggi speci ci se non le dif coltà pratiche e soprattutto ideologiche legate all'adozione di forme di lavoro agile all'interno dell'azienda.
Numerosi studi hanno, invece, dimostrato i bene ci che possono derivare dall'adozione di forme di lavoro agile:
1) migliorare le performance nanziarie e il valore generato a favore degli azionisti
2) incrementare il livello di soddisfazione dei lavoratori e ciò a sua volta ha una ricaduta positiva sul pro tto aziendale in quanto si riscontra una riduzione dei tassi di assenteismo e dei ritardi
3) sviluppare la capacità di attrarre e trattenere talenti
4) ridurre i costi aziendali in quanto lavorare in modalità agile concernente il contenimento di varie categorie di costo.
“Inoltre – conclude Fontana - secondo il Politecnico di Milano l'adozione di pratiche dello smart working incrementerebbe del 15 % la produttività del lavoratore, ridurrebbe il tasso di assenteismo del 20%, consentirebbe il risparmio del 30% sui costi di gestione degli spazi sici e migliorerebbe l'equilibrio famiglia lavoro per circa l'80% dei lavoratori.