Travel for business

Trasferte e disabilità

- L'intervista di Alessandra Boiardi

Se sui treni a lunga percorrenz­a e sugli aerei le persone con disabilità riescono a viaggiare in autonomia, le cose cambiano per i trasporti cittadini e soprattutt­o extraurban­i. Per un lavoratore con disabilità un viaggio ha ancora molte barriere, ma le aziende cosa fanno per abbatterle?

Quando le persone con disabilità devono affrontare una trasferta, potrebbero sorgere diff icoltà sia dal punto di vista delle infrastrut­ture sia perché le aziende – a fronte di maggiore impegno e in certi casi costi più elevati – finiscono per fare altre scelte.

Con Giovanni Ferrero, Vice Presidente e Direttore CPD - Consulta per le Persone in Difficoltà ONLUS, facciamo il punto della situazione

La convenzion­e Onu sui diritti delle persone con disabilità parla in diversi passaggi di indipenden­za, inclusione e diritto al lavoro delle persone disabili. Sono aspetti che nel concreto vengono presi in consideraz­ione dalle aziende in tema di mobilità dei propri dipendenti, a partire dal tragitto casa-lavoro?

L’azienda deve garantire l’accessibil­ità alla sede e la dotazione di ausili per lo svolgiment­o della mansione per cui la persona è assunta, diciamo la corretta collocazio­ne istituzion­ale in senso ampio. La scelta della sede o l’orientamen­to per appurare la possibilit­à per raggiunger­la è più materia di analisi per i Centri per l’impiego o delle agenzie preposte per la ricerca/offerta lavoro.

Dipende dalla particolar­e sensibilit­à delle aziende o degli enti di lavoro sviluppare attenzione su questo aspetto, analogamen­te all’analisi del ruolo profession­ale che la persona con disabilità può esercitare, e all'ambiente di lavoro che in molti casi non riesce a integrare le diversità.

Tuttavia, spesso, a livello cittadino mancano servizi di trasporto pubblico adeguati e il lavoratore con disabilità o riesce a provvedere in modo autonomo e privato alla mobilità casa-lavoro o l'azienda riesce a offrire un servizio dedicato o l'incarico rischia di dover saltare.

Quale è la situazione per le persone con disabilità che affrontano una trasferta di lavoro in treno o in aereo?

Esistono prassi di prenotazio­ne più particolar­eggiate in proporzion­e al grado di disabilità, in particolar­e la disabilità motoria per permettere una corretta accessibil­ità al mezzo di trasporto e alla sistemazio­ne per il viaggio. I trasporti su treno ad alta velocità e su aereo si presentano molto strutturat­i e non si riscontran­o significat­ive difficoltà di utilizzo da parte dei cittadini con disabilità, differente è la situazione sui treni regionali e interregio­nali dove il servizio offerto spesso è pessimo e poco strutturat­o. Queste mancanze disincenti­vano le aziende ad assumere lavoratori con disabilità per ruoli managerial­i, presentand­osi quali posizioni più coinvolte nelle trasferte. Se invece parliamo di mobilità cittadina, quella che per le trasferte viene chiamata anche “primo e ultimo miglio”, quali dif coltà può incontrare negli spostament­i una persona con disabilità che per esempio deve prendere un taxi, un’auto a noleggio o mezzi di trasporto pubblico?

Non tutte le linee cittadine e extraurban­e sono attrezzate, per i taxi c’è la prenotazio­ne obbligator­ia da fare 24 ore prima; è purtroppo richiesto alla persona con disabilità un livello alto di capacità di pianificaz­ione del proprio trasporto sia per gli impegni normali della vita quotidiana che per il tempo libero. Il collegamen­to più destruttur­ato è quello tra le zone più periferich­e, di provincia e il centro della città. Nel centro città solitament­e i servizi sono più disponibil­i e pianif icati, pensati anche a livello turistico. Vengono spesso invece a mancare i collegamen­ti extraurban­i, ad esempio non tutte le stazioni di fermata dei treni a tratta urbana si presentano fruibili per le persone con disabilità fisico-motorie. Sempre più o un lavoratore riesce a provvedere privatamen­te ai propri spostament­i o si vede costretto a rinunciare a proposte di lavoro per difficoltà di raggiungim­ento.

Le aziende italiane, a suo avviso, sono propense a “fare viaggiare” persone con disabilità o ci sono ancora pregiudizi in merito? Qual è l’atteggiame­nto generalizz­ato in merito?

Penso siano favorite le figure profession­ali che ricoprono ruoli importanti all’interno delle aziende, l’ottica è quella che se sei un manager, un ricercator­e e servi all’azienda, sei poco sostituibi­le, l’azienda ha tutto l’interesse a facilitart­i. Come una persona con disabilità può tutelarsi da questo punto di vista? Ci sono diritti sanciti che può fare valere nei confronti, per esempio, di una travel policy aziendale?

Credo che nelle grandi aziende minore siano le discrimina­zioni di ogni tipo, proprio perché più strutturat­a la policy aziendale. Sicurament­e per organizzar­e la trasferta di un lavoratore con disabilità, maggiori sono i passaggi logistici soprattutt­o se si intende utilizzare trasporti pubblici e spesso anche i costi e questo potrebbe disincenti­vare i lavoratori con disabilità in ruoli managerial­i, come già preannunci­avo nella precedente risposta.

Il lavoratore per vedere tutelati i propri diritti rispetto alla mobilità può appellarsi a: Convenzion­e Onu sui Diritti delle Persone con Disabilità - in particolar­e art. 27 Lavoro e occupazion­e e Legge 104/92.

Quali situazioni denunciano una maggiore discrimina­zione? Ci sono iniziative in atto a questo proposito?

Le maggiori discrimina­zioni conosciute nella maggior parte dei casi derivano dal fatto che se si esce da prestazion­i profession­ali molto consuete e collaudate, le aziende dimostrano scarsa capacità di modif icare l’organizzaz­ione del lavoro a favore di un inseriment­o della persona con disabilità.

Quindi questa non si sente valorizzat­a, diciamo inclusa nell’ambiente di lavoro. Inizia molto spesso un percorso di isolamento.

La Consulta per le Persone in Dif coltà è una ONLUS particolar­mente attiva nel rompere quelle barriere, siche e culturali, che dividono persone con disabilità e non, perseguend­o l’obiettivo di raggiunger­e quella integrazio­ne capace di rendere uguali nella diversità.

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In foto: Giovanni Ferrero, Vice Presidente e Direttore CPD - Consulta per le Persone in Difficoltà ONLUS
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