Trasferte e disabilità
Se sui treni a lunga percorrenza e sugli aerei le persone con disabilità riescono a viaggiare in autonomia, le cose cambiano per i trasporti cittadini e soprattutto extraurbani. Per un lavoratore con disabilità un viaggio ha ancora molte barriere, ma le aziende cosa fanno per abbatterle?
Quando le persone con disabilità devono affrontare una trasferta, potrebbero sorgere diff icoltà sia dal punto di vista delle infrastrutture sia perché le aziende – a fronte di maggiore impegno e in certi casi costi più elevati – finiscono per fare altre scelte.
Con Giovanni Ferrero, Vice Presidente e Direttore CPD - Consulta per le Persone in Difficoltà ONLUS, facciamo il punto della situazione
La convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità parla in diversi passaggi di indipendenza, inclusione e diritto al lavoro delle persone disabili. Sono aspetti che nel concreto vengono presi in considerazione dalle aziende in tema di mobilità dei propri dipendenti, a partire dal tragitto casa-lavoro?
L’azienda deve garantire l’accessibilità alla sede e la dotazione di ausili per lo svolgimento della mansione per cui la persona è assunta, diciamo la corretta collocazione istituzionale in senso ampio. La scelta della sede o l’orientamento per appurare la possibilità per raggiungerla è più materia di analisi per i Centri per l’impiego o delle agenzie preposte per la ricerca/offerta lavoro.
Dipende dalla particolare sensibilità delle aziende o degli enti di lavoro sviluppare attenzione su questo aspetto, analogamente all’analisi del ruolo professionale che la persona con disabilità può esercitare, e all'ambiente di lavoro che in molti casi non riesce a integrare le diversità.
Tuttavia, spesso, a livello cittadino mancano servizi di trasporto pubblico adeguati e il lavoratore con disabilità o riesce a provvedere in modo autonomo e privato alla mobilità casa-lavoro o l'azienda riesce a offrire un servizio dedicato o l'incarico rischia di dover saltare.
Quale è la situazione per le persone con disabilità che affrontano una trasferta di lavoro in treno o in aereo?
Esistono prassi di prenotazione più particolareggiate in proporzione al grado di disabilità, in particolare la disabilità motoria per permettere una corretta accessibilità al mezzo di trasporto e alla sistemazione per il viaggio. I trasporti su treno ad alta velocità e su aereo si presentano molto strutturati e non si riscontrano significative difficoltà di utilizzo da parte dei cittadini con disabilità, differente è la situazione sui treni regionali e interregionali dove il servizio offerto spesso è pessimo e poco strutturato. Queste mancanze disincentivano le aziende ad assumere lavoratori con disabilità per ruoli manageriali, presentandosi quali posizioni più coinvolte nelle trasferte. Se invece parliamo di mobilità cittadina, quella che per le trasferte viene chiamata anche “primo e ultimo miglio”, quali dif coltà può incontrare negli spostamenti una persona con disabilità che per esempio deve prendere un taxi, un’auto a noleggio o mezzi di trasporto pubblico?
Non tutte le linee cittadine e extraurbane sono attrezzate, per i taxi c’è la prenotazione obbligatoria da fare 24 ore prima; è purtroppo richiesto alla persona con disabilità un livello alto di capacità di pianificazione del proprio trasporto sia per gli impegni normali della vita quotidiana che per il tempo libero. Il collegamento più destrutturato è quello tra le zone più periferiche, di provincia e il centro della città. Nel centro città solitamente i servizi sono più disponibili e pianif icati, pensati anche a livello turistico. Vengono spesso invece a mancare i collegamenti extraurbani, ad esempio non tutte le stazioni di fermata dei treni a tratta urbana si presentano fruibili per le persone con disabilità fisico-motorie. Sempre più o un lavoratore riesce a provvedere privatamente ai propri spostamenti o si vede costretto a rinunciare a proposte di lavoro per difficoltà di raggiungimento.
Le aziende italiane, a suo avviso, sono propense a “fare viaggiare” persone con disabilità o ci sono ancora pregiudizi in merito? Qual è l’atteggiamento generalizzato in merito?
Penso siano favorite le figure professionali che ricoprono ruoli importanti all’interno delle aziende, l’ottica è quella che se sei un manager, un ricercatore e servi all’azienda, sei poco sostituibile, l’azienda ha tutto l’interesse a facilitarti. Come una persona con disabilità può tutelarsi da questo punto di vista? Ci sono diritti sanciti che può fare valere nei confronti, per esempio, di una travel policy aziendale?
Credo che nelle grandi aziende minore siano le discriminazioni di ogni tipo, proprio perché più strutturata la policy aziendale. Sicuramente per organizzare la trasferta di un lavoratore con disabilità, maggiori sono i passaggi logistici soprattutto se si intende utilizzare trasporti pubblici e spesso anche i costi e questo potrebbe disincentivare i lavoratori con disabilità in ruoli manageriali, come già preannunciavo nella precedente risposta.
Il lavoratore per vedere tutelati i propri diritti rispetto alla mobilità può appellarsi a: Convenzione Onu sui Diritti delle Persone con Disabilità - in particolare art. 27 Lavoro e occupazione e Legge 104/92.
Quali situazioni denunciano una maggiore discriminazione? Ci sono iniziative in atto a questo proposito?
Le maggiori discriminazioni conosciute nella maggior parte dei casi derivano dal fatto che se si esce da prestazioni professionali molto consuete e collaudate, le aziende dimostrano scarsa capacità di modif icare l’organizzazione del lavoro a favore di un inserimento della persona con disabilità.
Quindi questa non si sente valorizzata, diciamo inclusa nell’ambiente di lavoro. Inizia molto spesso un percorso di isolamento.
La Consulta per le Persone in Dif coltà è una ONLUS particolarmente attiva nel rompere quelle barriere, siche e culturali, che dividono persone con disabilità e non, perseguendo l’obiettivo di raggiungere quella integrazione capace di rendere uguali nella diversità.