Il mio viaggio Olistico
Giustiniano La Vecchia si racconta a Travel for business
Nei miei 56 anni ho incontrato, conosciuto e camminato, anche se per poco tempo, con moltissime persone.
Ho però sempre vissuto pienamente, mettendo il cuore davanti a ogni ostacolo.
Mi sono avventurato lungo il cammino della vita con i miei sogni in una mano e l’istinto nell’altra, solo, con paura, coraggio e desiderio.
Finché, lungo il percorso della mia intensa esistenza, ho deciso che volevo restiuire attraverso la mia esperienza tutti i doni che l’Universo mi aveva dato e mi da , con la speranza e il desiderio che possano essere d’aiuto a più persone possibili.
Ho passato un po' di tempo in giro per il mondo, mi sono sposato e sono diventato padre, il più bello dei doni
A un certo punto però sono entrato in crisi, così mi sono fermato e ho iniziato a guardarmi dentro.
È iniziato così il viaggio che mi sta portando a realizzare il mio desiderio più intimo, aiutare le persone.
...Cammino stabilmente per il corridoio della carrozza mentre il treno “vola” a 300 all’ora. Mi guardo intorno per trovare il mio posto. Mi tolgo il cappotto e mi siedo.
Noto il rumore del tappo che tolgo al mio caffè da asporto e qualche chiacchiera soffusa. Faccio un sospiro di sollievo. Finalmente, io con me. Appoggio la tempia al nestrino; quasi quasi, mi toglierei anche le scarpe.
Treni, aerei, taxi, stazioni, aeroporti, strade del mondo: ognuno di questi luoghi mi è familiare. Crocevia forieri di incontri, questi spazi conservano istanti apparentemente insigni canti di tante vite, come la mia.
Li osservo, questa moltitudine di uomini e donne. Parlano velocemente al telefono, digitano su Tablet o smartphone in modo concitato. Poi staccano e ripongono tutto nella loro ventiquattr'ore. Sbadigliano. Si perdono nei loro pensieri per pochi attimi per poi, un po' annoiati riprendere in mano il loro smartphone per ricominciare un dialogo “virtuale”
Nel mondo degli affari si considera il viaggio come un momento banale. In molte occasioni è considerato solo un momento noioso per spostarsi verso una destinazione, da una meta all’altra.
In realtà, il viaggio di lavoro è molto di più.
Guardo il panorama fuori dal nestrino. Vedo scorrere città, palazzi, nestre, abitazioni. I panni stesi al sole, i centri commerciali. Ora le strade, un ume, degli alberi.
Mi viene in mente uno scrittore straordinario e affascinante, capace di farci chiudere gli occhi e immaginare il nostro viaggio come un’esperienza indimenticabile: Jules Verne.
Lui sosteneva che:
"Adesso sappiamo che la maggior parte delle cose di questo mondo sono misurabili, eccetto i con ni dell’ambizione umana."
Questa citazione dello scrittore francese mi accompagna da tempo durante i miei spostamenti per la mia professione. L’ambizione, la passione, l’inseguire nuove mete, obiettivi e avventure.
Questo è lo spirito del viaggiatore, ed anche lo spirito del “viaggiatore per affari”. Credo che “il viaggio”, non solo quello di piacere, possa e debba essere un momento prezioso per assaporare “il qui e ora”. Un tempo utile per vivere - e perché no, condividere - un evento unico, che non si ripeterà mai tale e quale: perché sì, ogni viaggio è e deve essere diverso.
Spesso decidiamo di vivere istante per istante, con consapevolezza, solo il tempo destinato allo svago. Lì ci rilassiamo, ci prendiamo istanti di intimità con noi stessi, ci godiamo momento per momento. E ci sembra di vivere davvero, proprio perché sperimentiamo la presenza.
Eppure anche quello dedicato al lavoro può e deve essere tempo di qualità. Perché anche il lavoro è Vita.
Si dice che il tempo sia come tenere un occo di neve tra le mani. Pensiamo che rimanga lì per sempre, ma ci basta poco per renderci conto che non è così. Il nostro essere è essere nel tempo e per far questo dobbiamo vivere il presente come UN'ESPERIENZA UNICA sempre.
L'altoparlante annuncia l'arrivo a Milano. Indosso la giacca, prendo la valigetta.
Mi appresto a scendere da questo treno. Anche questo viaggio di lavoro è stato e sarà un'esperienza capace di regalarmi qualcosa di importante, qualcosa da ricordare e forse anche da raccontare a chi mi aspetta al mio ritorno.