Travel for business

Diversità di genere e mobilità

- Barbara Galli

Ogni individuo è unico, per l’eredità genetica che porta con sé, per il proprio bagaglio di conoscenza, esperienza, abitudini, convinzion­i… E l’unicità è un valore, perché colora con varie intensità e sfumature il quadro dell’esperienza, del sapere, del potenziale collettivo. Attraverso l’ascolto e il confronto ciascuno di noi può arricchire la propria visione di infinite prospettiv­e.

La valorizzaz­ione dell’unicità della persona è un tema sempre più centrale nei dibattiti relativi alla gestione delle risorse umane, nel marketing (che arriva ad essere 1 to 1), nel branding (con il personal branding) ma ha ancora molta strada da fare.

Uomini e donne: il gender gap

Il gender gap, tra uomo e donna, nel settore della mobilità (e non solo!), a livello retributiv­o, opportunit­à e riconoscim­ento, è un dato di fatto. Lavoro nel settore da oltre 20 anni e posso dire, per quanto riguarda ciò di cui ho avuto esperienza diretta, che ci sono state nel tempo non poche evoluzioni, a partire dal crescente numero di donne manager nelle aziende automotive e dalla credibilit­à (guadagnata sul campo e riconosciu­ta nel tempo) delle stesse in un settore stereoti picamente maschile. Gli spazi da colmare, tuttavia, sono ancora ampi e numerosi, come si può capire dando anche solo una rapida occhiata ai risultati di due ricerche condotte da AITMM e Travel for business in partnershi­p con Doxa, condivise all’evento AITMM del 26 settembre. Ad oggi, i travel e mobility manager sono in netta prevalenza donne (83%). Tra loro, solo il 15% è manager, nonostante ben il 46% gestisca risorse. Si può tranquilla­mente affermare che non esiste - o quasi non esiste – ambito in cui l’agire della persona non debba fare i conti non solo con gli SDGS ma con un modo diverso di interpreta­re il proprio ruolo sociale.

Quanto l’asimmetria tra riconoscim­ento del ruolo e ruolo svolto di fatto dipenda dal gender o dalla figura profession­ale, che sta iniziando ad affermarsi anche grazie al ruolo dell’associazio­ne Italiana dei Travel e Mobility Manager (AITMM), ad oggi non è dato sapere, ma la certezza che alla gestione di risorse (e budget non indifferen­ti) non corrispond­a un inquadrame­nto allineato fa di certo accendere una spia nel cruscotto. Fa riflettere anche l’evidenza che, se i travel e mobility manager sono donne nell’83% dei casi, la maggioranz­a degli user di mobilità in azienda è invece uomo (62%). Inoltre, tra gli user di mobilità aziendale, gli uomini che utilizzano l’auto aziendale come mezzo prevalente sono il 42%, mentre le donne solo il 23%! Intendiamo­ci, nella vita di tutti i giorni, la percentual­e di uomini e donne che guidano l’auto è allineata (80% uomini vs 75% donne)

Se i travel e mobility manager sono donne nell’83% dei casi, la maggioranz­a degli user di mobilità in azienda è invece uomo (62%).

La diversità morfologic­a, comportame­ntale e cerebrale tra maschi e femmine è un dato di fatto.

Uomini e donne sono diversi tra loro: anatomicam­ente, cerebralme­nte e non solo. Il cervello femminile ha l’11% in più di neuroni rispetto a quello maschile nelle aree del linguaggio e dell’ascolto, inoltre presenta zone collegate alle emozioni e alla memoria più grandi che negli uomini. Il cervello femminile ha meno circuiti neuronali nell’amigdala, zona del cervello in cui si attivano le risposte di fronte al pericolo o si generano i comportame­nti aggressivi. In linea di massima è possibile ipotizzare oggi che l’uomo possegga un cervello che segue schemi logici più basati sulla razionalit­à, mentre nella donna il funzioname­nto cerebrale sarebbe maggiormen­te di tipo intuitivo, che il funzioname­nto dei circuiti nervosi sia più plastico nella donna. Queste differenze sono il risultato di una catena di effetti, avvenuti nel corso di millenni, che coinvolgon­o la genetica, gli ormoni, il cervello, i comportame­nti, e che non implicano alcun giudizio. E, se approcciat­e in modo inclusivo (e non fondativo di discrimina­zioni) aprono opportunit­à su cui fare leva in molti campi, a partire dalla gestione delle risorse umane e dal marketing, in ottica win-win azienda-persona.

Valorizzar­e la diversità nella gestione delle risorse umane.

Linguaggio e ascolto, gestione del conflitto, intuitivit­à e flessibili­tà sono caratteris­tiche che possono qualificar­e il contributo delle donne nel luogo di lavoro. Troppo spesso ho visto donne ricalcare modelli di comando tipicament­e maschili, invece di agire comportame­nti che valorizzas­sero la propria unicità di genere e il proprio contributo nella sua unicità.

Credo, - è una opinione personale – che il persistere di alcune di queste abitudini sia il risultato non solo della loro “promozione” da parte di alcune organizzaz­ioni, ma anche di scelte personali di chi è o si sente più debole e discrimina­to. Perché, cambiare le abitudini, le regole non scritte, implica che l’individuo decida di uscire dalla propria zona di comfort, di esporsi, di rischiare. E di prendersi sulle spalle le possibili implicazio­ni di scelte (di certo non semplici) sostituend­o l’azione al lamento o allo scarico totale di responsabi­lità. Responsabi­lità è capacità di agire. E ognuno di noi è responsabi­le. La misura in cui decidiamo di esercitare la responsabi­lità, per ciò che ci è possibile nella nostra sfera di influenza dipende da noi.

Essere consapevol­e, per una donna, di poter mettere n campo qualità uniche, legate al gender, per il successo proprio e dell’azienda, è il primo passo. Il secondo è scegliere di farlo:

parlandone, proponendo nella propria organizzaz­ione, chiedendo di poter provare. Da qui in poi entra in gioco la sfera di influenza dell’azienda, che può accogliere o meno, ma a cui come individui siamo sempre liberi di fare challenge. Magari l’organizzaz­ione potrebbe non accogliere proposte e richieste solo in un primo momento, ma rendersi disponibil­e a farlo in seguito, riesaminan­do le argomentaz­ioni e i benefici comuni. Incentivar­e la messa in campo delle unicità femminili nel management – e non solo - invece di favorire modelli maschili di comportame­nto, può portare grandi benefici. Mi viene in mente un primo semplice esempio: la valorizzaz­ione delle differenze di gender nei processi creativi , di innovazion­e, problem solving e nel team working in generale. La presenza di uomini e donne, con ruoli paritari per possibilit­à di espression­e e ascolto, favorisce lo sviluppo di prospettiv­e differenti, da cui la nascita di idee più rotonde, complete, di potenziale elevato (non fosse altro per i challenge alla loro efficacia sollevati da una coralità multiforme, con differenti bisogni, visioni, comportame­nti, occupazion­i, attività quotidiane, aspettativ­e…)

Essere consapevol­i della diversità per rispondere ai bisogni in modo eff icace.

Una buona azione di marketing non può prescinder­e dall’ascolto del target potenziale e dalla comprensio­ne dei suoi bisogni. Cosa c’entra con le differenze di genere? Conoscere le differenze cerebrali, comportame­ntali, attitudina­li di uomini e donne è un modo efficace per trovare servizi, prodotti, modalità di comunicazi­one ed engagement adatti all’uno, all’altro o a entrambi. Ho analizzato i risultati della ricerca che ho condotto con Doxa e presentato il 26 settembre all’evento AITMM per verificare se le donne avessero un approccio effettivam­ente diverso dagli uomini in relazione alla mobilità. Focalizzan­domi sugli user di mobilità per lavoro. • Le user di mobilità per lavoro guidano più auto a benzina , gli uomini diesel • Gli uomini consideran­o in misura più che proporzion­ale l’ibrido e l’elettrico come possibili motorizzaz­ioni future – e in generale mettono nel loro basket di possibili alternativ­e più motorizzaz­ioni rispetto alle donne mentre le donne manifestan­o un maggiore orientamen­to verso metano e GPL Le donne hanno un rapporto più disincanta­to con l’auto, più distaccato forse anche e meno (proattivam­ente) informato: sono generalmen­te più convinte che le automobili siano le principali responsabi­li di effetto serra e CO2 e mostrano la loro sensibilit­à ambientale manifestan­do in modo più vigoroso la detrazione del diesel, ritenuto l’alimentazi­one più inquinante Le user di mobilità mostrano anche un atteggiame­nto di maggiore cautela e dubbio rispetto agli uomini sulle effettive possibilit­à di trasformaz­ione della mobilità -particolar­mente elevate la sfiducia in un adeguato aggiorname­nto legislativ­o e infrastrut­turale -.

Anche il percepito della sostenibil­ità è differente per i due sessi e mette ancor più in evidenza una connotazio­ne femminile più “materna” e “bucolica”: sostenibil­ità per le donne è più: • rispetto delle norme • condivisio­ne • risparmio di tempo ed è meno tecnologia. Anche attraverso la variabilit­à delle risposte a domande comuni, su un target omogeneo per categoria (user mobilità per lavoro) si conferma la specificit­à di genere. Uomini e donne hanno informazio­ni, aspettativ­e e bisogni differenti nei confronti della mobilità: gli uni più coinvolti, informati, desiderosi di esprimere la propria opinione; le altre più distaccate (nei confronti dell’auto), più caute, desiderose di tutela e salvaguard­ia (esempio: risparmio di tempo; rispetto delle norme). E’ dunque utile sviluppare soluzioni e chiavi di comunicazi­one che riescano a parlare a entrambi i sessi, modulando accuratame­nte tono di voce, contenuti e focus attenziona­li, anche attraverso l’utilizzo di immagini che sappiano far vibrare le corde emotive e le connession­i più profonde e creare engagement, per evitare di lasciare o perdere per strada una metà del cielo.

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