Una partita giocata in trasferta
Viaggiare è trasferire sé stessi, il proprio background, il know how della propria azienda e del business oltre i confini nazionali. Per alcuni è come un gioco, una partita contro un avversario più forte, un avversario di cui, spesso, si presume di conoscere tattiche, strategie e di conseguenza si crede di poter giocare una partita ad armi pari. Tuttavia, la comunicazione spesso fallisce, i risultati non arrivano e il business non decolla. Perché?
Facciamo un passo indietro per comprendere la causa principale di fallimento. Comunicazione, dal latino cum-munire, ovvero “mettere in comune”, “far partecipe”. Attraverso la comunicazione trasmettiamo delle informazioni da un individuo all’altro, da una cultura all’altra. Come diceva Umberto Eco nella sua tesi sulla “decodifica aberrante”, ognuno di noi, a prescindere dalla lingua madre parlata, comunica attraverso un linguaggio in codice. Più spesso di quanto si possa pensare accade che il destinatario del messaggio non riesca a decifrarlo in quanto non in possesso degli strumenti necessari per comprendere il messaggio dell’emittente. In ambito di business internazionale la comunicazione è efficace solo se abbinata ad una attenta analisi interculturale. Viaggiare all’esterno è un poco come giocare una partita in trasferta e per vincere è fondamentale conoscere bene l’avversario e tutto ciò che sta intorno a lui.
La comunicazione verbale dell’interlocutore va di pari passo con la comunicazione non verbale. Infatti, la paralinguistica non è altro che uno strumento che fa da complemento alla comunicazione verbale.
La comunicazione non verbale può enfatizzare, sostituire e talvolta, addirittura, contraddire i messaggi della comunicazione verbale. Intonazione, ritmo, uso dei gesti, velocità, sono tutti elementi che variano da una cultura all’altra. Per esempio, il “respiro risucchiato” in Scandinavia dimostra coinvolgimento nell’interazione, mentre in Giappone viene utilizzato per esprimere imbarazzo. Ecco perché per comprendere il significato che il nostro interlocutore vuole dare alle sue parole è importante conoscere il linguaggio paraverbale.
Tutto lo stile di comunicazione cambia, in verità, in base alla cultura. Secondo le teorie di Hall possiamo individuare due stili principali: ad alto e a basso contesto
La comunicazione ad alto contesto è un tipo di comunicazione in cui l’intenzione o il significato sono meglio espressi attraverso il contesto. Questo tipo di comunicazione viene calibrato sulla base delle posizioni sociali, dei ruoli nell’interazione e sui canali non verbali del messaggio verbale. Al contrario, nella comunicazione a basso contesto l’interpretazione del messaggio si calibra sulla comunicazione verbale, sull’uso diretto e trasparente delle parole. Ora immagino tu ti stia chiedendo: in quali situazioni dovrei usare la comunicazione ad alto contesto e in quali quella a basso contesto?
La comunicazione ad alto contesto da molta enfasi allo “sfondo” di quella particolare interazione. Per esempio: il contesto storico, le norme sociali, i contesti relazionali diventano parte integrante del messaggio. In questo caso, quindi, è molto importante che il destinatario del messaggio sia in grado di decodificare il significato delle parole, del tono della voce, della situazione in cui si trova, per poter capire a fondo il messaggio andando al di là del significato oggettivo delle parole. E la partita in trasferta, di conseguenza, si complica.
La comunicazione a basso contesto è molto più diretta ed aiuta nell’esplicitare un messaggio riducendo al minimo le possibilità di misunderstanding. Le parole vengono utilizzate in maniera diretta non lasciando spazio ad altre interpretazioni. Per una cultura in cui predomina la comunicazione a basso contesto l’espressione di opinioni, sentimenti e decisioni viene affidata alle parole che devono essere chiare e trasparenti.
Ogni cultura è caratterizzata da un contesto. Per esempio, la cultura giapponese o cinese utilizza la comunicazione ad alto contesto. Lo stile è, quindi, indiretto, orientato allo status e la comprensione è basata sul contesto. Se non si conoscono i valori di riferimento della cultura nazionale e organizzativa specif ica diventa più complicato interpretare il messaggio e di conseguenza vincere la partita.
Al contrario, una cultura come quella tedesca o statunitense utilizza un tipo di comunicazione a basso contesto. In questo caso, quindi, lo stile è molto diretto e orientato alla persona. La comprensione si basa sul messaggio verbale, mentre il contesto non è rilevante.
Di conseguenza per comunicare con successo con le persone di questa nazionalità è ancora più importante conoscere molto bene la loro lingua madre ponendo attenzione sia al verbale che al paraverbale per comprendere le piccolissime sfumature linguistiche di una affermazione o di una domanda.
Tuttavia, la classif icazione della comunicazione di una cultura non finisce qui. Vi sono culture che comunicano in maniera affettiva mentre altre utilizzano un tipo di comunicazione più neutro. Per esempio: nel tuo immaginario, come comunica uno spagnolo? Per esperienza diretta io descrivo una persona che sorride volentieri, parla ad alta voce e si pone con un atteggiamento entusiasta. Ecco, in questo caso stiamo parlando di comunicazione affettiva: comunicare esprimendo le proprie emozioni, con calore. D’altra parte, un giapponese comu-nicherà in maniera totalmente diversa. Sarà sicuramente più composto e le emozioni saranno sempre estremamente controllate.
E allora, cosa succede quando uno spagnolo e un giapponese si incontrano? Probabilmente la persona appartenente alla cultura emotiva si sentirà scoraggiata dal comportamento dell’altra persona. Questo è il motivo per il quale avere competenze in ambito di comunicazione interculturale si rivela vincente per evitare incomprensioni o situazioni imbarazzanti e vincere, quindi, la partita in trasferta. Prendere in considerazione la cultura del tuo interlocutore non è un fattore da sottovalutare. La tua cultura è parte integrante del tuo io ed è una fonte di ricchezza. La prossima volta che ti confronterai con una persona di una cultura diversa dalla tua, ricordati che la comunicazione parte sempre dallo orecchio di chi ascolta e non, come si può pensare, dalla bocca di chi parla.