Editoriale
Tiziano era a Cuba da un paio di giorni. Stava tornando a piedi in hotel da una recente visita a un cliente quando viene fermato per strada: “vuoi fumare qualcosa di forte?” gli chiese un uomo sottovoce. Tiziano lo allontanò velocemente e proseguì il suo cammino. Da lì a pochi metri venne fermato da due agenti che, senza fare domande, lo “prelevarono” e lo portarono nella stazione di polizia con l’accusa di aver relazioni con gli spacciatori locali. Tiziano passò 12 ore d’inferno, rinchiuso in una cella cerca ininterrottamente di spiegare, in un misto di italiano, inglese e spagnolo, che era lì per lavoro, che non conosceva affatto quell’uomo. Molte ore dopo cede al pagamento di una sorta di cauzione. Le sue spiegazioni non venivano accettate e non c’era nient’altro da fare. Tiziano trascorse i tre giorni che gli restavano a Cuba chiuso in albergo, in forte stato d’ansia e di stress, attendeva solo il suo volo di rientro per l’italia. Ho ascoltato con molta attenzione la storia di Tiziano, e ho capito mentre la raccontava che quel ricordo di molti anni fa era ancora molto vivo. Sconforto, rabbia, impotenza e paura hanno lasciato un segno indelebile nel suo ricordo di viaggiatore d’affari.
Ho compreso che le situazioni di pericolo, in un mondo sempre più interconnesso, sono improvvise e causate da tanti fattori. E che ogni destinazione è oggi potenzialmente a rischio. Il viaggiatore porta con sé oltre alla sua valigia anche un carico di preoccupazioni, ansie, paura che possono inficiare nel suo benessere mentale e condizionare la produttività del suo lavoro. Che cosa ha fatto la sua azienda per prevenire questa situazione? E che cosa ha fatto dopo per gestire il forte disagio di Tiziano? Credo che il dovere di cura di un viaggiatore d’affari debba estendersi a tutte le dimensioni aziendali e al di là del solo principio di sicurezza come lo abbiamo inteso fino a oggi. In questo contesto risultano efficaci le figure del travel manager e del travel risk manager, impegnati non solo a pianificare la gestione delle trasferte, ma anche per sostenere livelli di sicurezza fisica e mentale.
Lo sviluppo dello standard ISO 31030 porterà grandi novità, ma soprattutto linee guida precise sulle precauzioni e comportamenti da seguire per curarsi della sicurezza e del benessere del personale viaggiante. Essere in grado oggi di misurare le azioni, prevedere le emergenze e imparare dagli incidenti del passato per limitare i danni del futuro sarà uno degli importanti compiti del Travel Manager del futuro. Un processo che passa dalla formazione, dall’educazione e dal training continuo con la propria popolazione viaggiante, per rafforzare tutta l’organizzazione in materia di sicurezza.
Per molti un percorso da iniziare, per altri da affinare; ma partire dai principi fondamentali che la percezione del rischio è unica e personale permette di comprendere come supportare in modo adeguato il proprio viaggiatore.
Sarà questo il tema che affronteremo in questo nuovo numero di Travel for business Magazine, raccontandovi come mettere al centro il viaggiatore d’affari per valutare la sua idoneità e preparazione ed esporlo ai minori rischi.
Perché la variabile del fattore umano potrebbe essere il rischio più importante.