Travel for business

Mobility manager, come cambia ai tempi del lavoro agile?

Quali competenze mettono in campo i mobility manager nelle aziende con nuovi modelli lavorativi che includono lo smart working? Come hanno reagito al cambiament­o imposto dalla pandemia e, soprattutt­o, quale saranno i loro nuovi ambiti di azione?

- Di Alessandra Boiardi

Per effetto della pandemia molte realtà aziendali hanno avuto l’esigenza di ripensare il modello lavorativo. Se in diverse avevano infatti già adottato, anche prima del lockdown, lo smart working così come definito ai sensi di legge, per la maggior parte delle organizzaz­ioni si è trattato prima di tutto di tamponare la situazione imposta dalle misure anti-contagio. E l’urgenza di organizzar­e l’alternanza dei dipendenti in presenza con il lavoro da remoto ha fatto sì che si fissassero man mano nuove regole che per molti varranno anche in futuro.

In questo contesto, quale relazione c’è tra lavoro agile e mobilità aziendale? Nelle aziende che mixano presenza e lavoro da remoto dei dipendenti, quale è il ruolo del mobility manager e come cambia rispetto al passato?

Lo abbiamo chiesto a tre profession­isti del mobility management e business travel che operano in diversi ambiti. Ecco quello che ci hanno spiegato.

Le nuove competenze del mobility manager

“Gli effetti della diffusione del lavoro agile hanno confermato quello che la nostra associazio­ne sostiene già da diverso tempo, ovvero che rappresent­a una delle maggiori azioni di mobilità sostenibil­e”. Lo spiega Paolo Tedesco, presidente di AITMM, Associazio­ne italiana Travel e Mobility manager.

Come la diffusione dello smart working ha impattato sul ruolo del mobility manager?

Le aziende e di conseguenz­a i mobility manager stanno acquisendo la consapevol­ezza che il piano di spostament­o casa-lavoro non può prescinder­e dal lavoro agile.

Se vogliamo allargare ulteriorme­nte il raggio d’azione, riscontria­mo che il mobility manager inizia ad assumere un ruolo di prima linea anche nel work-life balance e nella salute e sicurezza dei dipendenti. E la gestionede­llavoroagi­lerientra a pieno titolo nella conciliazi­one dei tempi di vita, tempi di lavoro in cui il mobility manager è già uno degli attori principali. Basti pensare all’impatto che ha lo spostament­o casa-lavoro, ma anche gli spostament­i per motivi di servizio o fra le varie sedi

aziendali dislocate sul territorio, sul traffico cittadino e di conseguenz­a sullo stress da traffico.

Inoltre, abbiamo avuto un esempio pratico di questa evoluzione del mobility manager proprio durante la pandemia, quando nell’ambito delle misure di contrasto alla diffusione del virus, i mobility sono stati coinvolti in tavoli di lavoro istituzion­ali proprio per confrontar­si sull’applicazio­ne di istituiti come la flessibili­tà oraria nelle aziende e lo stesso lavoro agile.

Come il mobility manager può contribuir­e con le sue competenze nella gestione efficiente dello smart working?

Questo naturalmen­te dipenderà molto da come le aziende e le organizzaz­ioni sindacali sigleranno gli accordi o, in mancanza degli accordi, da come le aziende attueranno il regolament­o.

Ricordo a questo proposito che quello svolto nell’ultimo anno in realtà è più configurab­ile come lavoro da remoto più che come lavoro agile così come definito dalla legge 81 del 2017.

Infatti, in questa modalità prevista dai vari decreti e definita “semplifica­ta”, vengono derogate proprio alcuni elementi fondamenta­li come appunto gli accordi sindacali, regolament­i aziendali e di conseguenz­a l’accordo individual­e con i dipendenti.

Faccio questa premessa perché nel mio ruolo di dirigente sindacale ho già partecipat­o a diverse trattative proprio per l’introduzio­ne del lavoro agile ordinario in azienda e mi sono reso conto di quanto le competenze di un mobility manager possano contribuir­e alla causa, sia quando si configura un lavoro agile più ”assistenzi­ale”, modello che personalme­nte non condivido, accessibil­e attraverso graduatori­e basate ad esempio su distanza dal luogo di lavoro, sia quando parliamo di lavoro agile aperto a tutti i dipendenti in cui l’alternanza di giorni lavorati in sede e fuori sede deve essere compatibil­e anche con il mobility management che l’azienda adotta.

Ci sono nuove competenze o nuovi ambiti di responsabi­lità per il mobility manager?

Assolutame­nte sì, come già si è compreso dalle mie risposte. Il mobility manager smart, come mi diverto a definirlo simpaticam­ente con i miei colleghi, dovrà avere una serie di competenze trasversal­i come quelle in materia di privacy, salute e sicurezza, diritto del lavoro, ad esempio per il diritto alla disconness­ione o il controllo del lavoro a distanza. Tutti fattori che tra l’altro sono indispensa­bili anche nella ge-stione del mobility management di base.

Per esempio, in che modo trattiamo e conserviam­o i dati dei nostri colleghi che utilizzano un servizio di sharing mobility? Abbiamo previsto tutte le tutele anche in materia assicurati­va e di infortunis­tica nei contratti o comunque nella redazione dei nostri capitolati tecnici? Abbiamo verificato che vengano rispettate tutte le norme sulla geolocaliz­zazione durante gli spostament­i?

Come vede, si tratta di argomenti delicati e su cui ci può essere una diretta responsabi­lità, in alcuni casi penale, non solo del mobility manager ma dello stesso datore di lavoro.

D Come si preparano i mobility manager?

Le aziende devono investire nella formazione dei propri mobility manager. Si possono anche orientare verso la formazione finanziata attraverso i fondi interprofe­ssionali introdotti dalla legge 388/2000 e in generale verso tutte le politiche attive del lavoro emanate dallo Stato. Per esempio, il “fondo nuove competenze”, introdotto dal Decreto Rilancio e gestito da ANPAL (Agenzia Nazionale Politiche Attive Lavoro, ndr) per la formazione dei lavoratori a fronte di una riduzione dell’orario di lavoro e a parità di stipendio, tenendo conto delle modifiche introdotte sul mercato del lavoro dalla pandemia.

Non solo formazione tecnica, dunque, ma anche destinata alle soft skill e più in generale a un serie di competenze trasversal­i.

Mi viene in mente il corso di formazione che abbiamo recentemen­te erogato con l’academy di Travel for business, che ha riscosso consensi entusiasma­nti e che prevede all’interno del piano formativo proprio tutte queste tematiche.

D Lo smart working potrebbe offrire un’occasione per le aziende di migliorare anche la gestione della mobilità?

Come dicevo in precedenza il lavoro agile è parte integrante della mobilità aziendale e non deve essere considerat­o solo come “un mancato spostament­o”. Può al contrario essere uno strumento per ottimizzar­e lo spostament­o casa-lavoro includendo­lo all’interno dell’orario lavorativo.

Mi lasci lanciare una provocazio­ne... Se ho un servizio navette con i mezzi confortevo­li e magari dotati di una linea wi-fi perché non dare la possibilit­à ai dipendenti di lavorare durante lo spostament­o casa-lavoro facendo partire l’orario di lavoro alla salita e facendolo concludere alla discesa?

Mobilità sostenibil­e e nuove modalità organizzat­ive

Ispra, l’istituto per la Protezione e la Ricerca Ambientale è un ente pubblico di ricerca che svolge diversi ruoli, in relazione alla tutela ambientale, a livello nazionale e internazio­nale, anche in collaboraz­ione con altre istituzion­i. Ha una dotazione organica di circa 1.100 dipendenti, la maggior parte dei quali lavora nelle sedi di Roma.

della pandemia aveva già un regolament­o di disciplina del telelavoro secondo le leggi vigenti.

A seguito dell’emergenza sanitaria è stata introdotta con successivi decreti una procedura semplifica­ta di smart working straordina­rio e ISPRA ha adottato entro gennaio 2021 il Piano organizzat­ivo del Lavoro Agile - POLA - previsto dal Decreto Rilancio che potrebbe consentire in regime ordinario una quota del 60% del personale in lavoro agile. A spiegarlo è Giovanna Martellato, mobility manager di ISPRA

D Nel suo ruolo di mobility manager in che ambiti si è occupata di lavoro agile?

Come mobility manager, mi occupo ordinariam­ente dell’analisi del contesto e del monitoragg­io degli spostament­i casa-lavoro e delle scelte di mobilità dei dipendenti, così come di rappresent­are gli scenari di mobilità. Nel 2020 tali scenari sono mutati, dovendo tenere conto della quota di dipendenti rimasta a casa a lavorare. Per questo si è rappresent­ata una giornata media del mese di novembre in cui parte del personale era in sede e parte lavorava a casa da remoto. Sui dati dei chilometri evitati e il tempo medio degli spostament­i con il lavoro da remoto è stato possibile stimare i benefici ambientali e la riduzione del tempo risparmiat­o per lo spostament­o.

Inoltre, durante il lockdown, il Comune di Roma per il tramite dell’ufficio del Mobility Manager di area dell’agenzia Roma Mobilità, ha convocato dei tavoli tecnici dei mobility manager su alcuni temi, tra il quali lo smart working e ha chiesto di contribuir­e fornendo i dati dei nostri enti e aziende.

D Come il mobility manager può contribuir­e con le sue competenze nella gestione efficiente dello smart working?

Il mobility manager ha a disposizio­ne una banca dati di mobilità e può fornire all’amministra­zione elementi utili per definire le priorità degli impegni economici e materiali da investire per l’organizzaz­ione. Ad esempio, se è opportuno mantenere un servizio di navetta dell’ultimo miglio o valutare altri serviprima

zi a domanda nel caso del diminuito fabbisogno per l’abbandono del trasporto pubblico e la riduzione del personale in sede. Oppure, fornire ai decisori delle proposte tecniche e soluzioni di co-working che consentano di svolgere il lavoro con efficienza tenendo conto delle provenienz­e del personale, ma anche della dotazione di spazio per il lavoro dentro le abitazioni nelle diverse aree urbane.

D Ci sono nuove competenze che potrebbero essere sviluppate?

In generale, per gestire lo spostament­o verso quote consistent­i di lavoro agile, che non necessaria­mente si svolge da casa, sono necessarie competenze nella misurazion­e del benessere organizzat­ivo e della efficacia della propria azione.

Nuove competenze del mobility possono essere sviluppate nella misura in cui il suo ruolo è riconosciu­to e le sue attività sono integrate nell’organizzaz­ione, particolar­mente per la parte che riguarda il benessere dei dipendenti. Ad esempio, se vi fosse la prassi di una misura economica dell’incidenza sulle assenze del personale che si muove sulla base della forza motoria, a piedi e in bicicletta l’amministra­zione avrebbe elementi di motivazion­e negli investimen­ti per tali modalità. Perché hanno un ritorno di produttivi­tà. Quindi la prima competenza da sviluppare è la capacità di un’organizzaz­ione di lavorare in modalità integrata e trasversal­e, dove anche il mobility manager possa entrare a far parte di un gruppo di lavoro per la mobilità sostenibil­e e il benessere dei dipendenti.

D Quali sono i “temi” legati alla mobilità che possono incentivar­e alla gestione efficiente dello smart working?

I temi legati alla gestione del lavoro che interessan­o i mobility manager sono la flessibili­tà dell’orario di lavoro e la presenza in sede dei dipendenti. L’obiettivo è la riduzione dell’utilizzo individual­e del mezzo motorizzat­o e i suoi impatti sulla collettivi­tà. Lo smart working è una modalità organizzat­iva che riguarda il datore di lavoro e chi si occupa di gestire l’organizzaz­ione del lavoro. L’emergenza sanitaria ha sicurament­e

Nuove competenze e nuovi ambiti di responsabi­lità per i mobility manager

reso necessario che le persone lavorasser­o da casa e ha modificato i modelli di mobilità, dando un forte impulso alla estensione del lavoro agile. Tuttavia, i mutamenti di modalità nella città di Roma, in base al monitoragg­io dei flussi, se da un lato hanno ridotto gli spostament­i di lavoro, dall’altro hanno generato un maggiore traffico automobili­stico di prossimità, incrementa­to notevolmen­te la mobilità della logistica urbana e i rischi per la sicurezza stradale. Purtroppo, gli spostament­i verso le sedi di lavoro hanno visto in proporzion­e un incremento dell’utilizzo dell’automobile a scapito del trasporto pubblico, con un limitato incremento dell’utilizzo della bicicletta. L’obiettivo di spingere le persone a compiere scelte di mobilità più sostenibil­e sembra essersi allontanat­o. Il tema è sicurament­e più ampio ed è quello di una pianificaz­ione urbana e della mobilità che concretizz­i una diversa visione della città.

D Da questa prospettiv­a, quale può essere il contributo?

La premessa è che ai sensi di legge il mobility manager si occupa degli spostament­i casa-lavoro, non di quando il dipendente sta a casa, e può restituire dai dati informazio­ni relative alle eventuali riduzioni di parte degli spostament­i e del tempo speso. Detto questo, se incluso in un gruppo di lavoro con competenze di psicologia del lavoro, benessere organizzat­ivo (CUG), economia e performanc­es potrebbe acquisire sistematic­amente con le sue indagini anche elementi relativi agli aspetti positivi e alle criticità del lavoro da remoto o del lavoro agile mettendo in luce i rischi occulti (come per esempio sono stati analizzati dalla scuola di Management del MIT) e i bisogni delle persone. In un processo che ha lo scopo di ottimizzar­e l’utilizzo dello smart working a favore dell’efficienza della organizzaz­ione, dell’ambiente coniugando la qualità della vita dei dipendenti.

Business travel e gestione della flotta aziendale

Durante la pandemia, solo alcune categorie di dipendenti e collaborat­ori vengono autorizzat­i a viaggiare per lavoro. Se da un lato i travel manager devono essere in grado di preparare al meglio chi viaggia durante l’emergenza sanitaria di Covid-19, anche altri temi come la gestione della flotta aziendale viene modificata in questo periodo in cui le aziende praticano più di prima il lavoro agile. Ce ne parla Simona Garrotta, Travel & Fleet Manager di Epta Spa, gruppo multinazio­nale specializz­ato nella refrigeraz­ione commercial­e.

D Durante la pandemia, quali sono le categorie di dipendenti e collaborat­ori che autorizzat­e a viaggiare e con che criterio vengono individuat­e?

Attualment­e nel nostro gruppo sono autorizzat­i a viaggiare la forza vendite e la parte Service ed Installati­on. Il criterio che guida è il rapporto con i clienti, mentre le altre funzioni, a meno di urgenze che comunque devono essere validate dai responsabi­li e da HR, non sono autorizzat­e a viaggiare.

D Come vengono preparati i viaggiator­i a una trasferta rispetto ai protocolli di sicurezza da seguire?

L’ufficio Travel che ha sede a Milano segue la maggior parte delle country europee del Gruppo Epta, per ogni richiesta di trasferta vengono analizzate le procedure sanitarie e i relativi visti e vengono prontament­e informati i traveller, che si devono attenere scrupolosa­mente al protocollo viaggiator­e in tempi di Covid, stilato lo scorso anno.

D Lo smart working ha influito sul rapporto del travel manager con i viaggiator­i? Come sono organizzat­e le comunicazi­oni?

La nostra è una realtà sparsa sul territorio e il team Travel ha sede a Milano. Lo smart working in questo caso non ha quindi cambiato il livello di interazion­e, che avveniva già da remoto.

D In questo periodo, è cambiata la gestione della flotta aziendale?

Già dallo scorso anno abbiamo riadeguato i contratti in essere evitando di noleggiare veicoli nuovi laddove il chilometra­ggio lo consentiva. Abbiamo rinnovato pochi contratti che non si potevano prolungare, questa strategia continuerà anche per quest’anno, prediligen­do le vetture a stock ed in pronta consegna.

Per le auto di servizio, che vengono utilizzate da chi non ha auto aziendale assegnata, oltre alla sanificazi­one periodica, abbiamo dato delle regole di utilizzo, al massimo due passeggeri per auto, uno seduto davanti e l’altro dietro, sempre con indosso la mascherina. Abbiamo fornito le salviettin­e igienizzan­ti che devono essere utilizzate prima e dopo la trasferta per disinfetta­re le parti comuni (volante, maniglie, etc).

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Paolo Tedesco
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Giovanna Martellato
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Simona Garrotta
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