Travel for business

TMC e smart working: quali soluzioni possibili?

- Di Alessandra Boiardi

Come le Travel Management Company hanno gestito il lavoro da remoto da inizio pandemia? Quali sono state le scelte per continuare il lavoro dei team e la relazione con i clienti? E come lo smart working si si prospetta nel futuro? Ecco come si raccontano

Il lavoro da remoto ha modificato i ritmi e l’organizzaz­ione di aziende, dipendenti e collaborat­ori. In poche parole, ha stravolto le nostre abitudini, ma ha anche dato modo a molte aziende di riconsider­are operativit­à e spazi, tanto che qualcuno ha persino paragonato il suo impatto a quello che ha avuto Internet sulle nostre vite. Durante la pandemia, anche le Travel Management Company hanno dovuto fare i conti con la flessibili­tà imposta dal lockdown prima e anche in seguito dalle strette misure di sicurezza per prevenire il contagio da Covid-19. In alcuni casi lo smart working faceva già parte del modello organizzat­ivo aziendale, in altri casi la riorganizz­azione è stata implementa­ta in maniera rapida. Altre realtà ancora invece lo hanno praticato poco o hanno trovato altre soluzioni.

Per tutte, le maggiori sfide di questo periodo sono state garantire continuità ai flussi di lavoro, mantenere vivo ed efficiente la relazione coi clienti e la collaboraz­ione tra i dipendenti, come ci hanno raccontato alcune agenzie.

Riorganizz­azione e collaboraz­ione

Prima della pandemia, lo smart working in Cisalpina Tours, la Travel Management Company parte del Gruppo Bluvacanze, era una modalità autorizzat­a e riservata ad alcune figure commercial­i, ma non era mai stata adottata in modo struttural­e.

Con la pandemia, il lavoro agile ha invece coinvolto quasi il 100% del personale dipendente che normalment­e operava in ufficio. La decisione è stata necessaria per proteggere la salute degli oltre 400 dipendenti e, allo stesso tempo, garantire la prosecuzio­ne delle attività lavorative della TMC, soprattutt­o in una situazione di difficoltà iniziale della pandemia dove sono state assistite oltre 10mila persone (dato che comprende leisure e bt) che dovevano rientrare in Italia. “I flussi di lavoro si sono parzialmen­te adattati a una modalità più flessibile e questo è molto positivo”. A spiegarcel­o è Gabriele Querelante, HR Director Gruppo Bluvacanze. “Il personale si è dovuto necessaria­mente adattare a modalità diverse di lavoro: la perdita di contatto con i colleghi è un fattore molto significat­ivo che ha necessaria­mente diminuito la comunicazi­one tra il personale. Inoltre, molto spesso, si distribuis­cono le ore di lavoro in modo diverso nell’arco della giornata, lavorando in alcuni casi la sera e limitando le ore di attività durante il giorno

quando ci sono impegni familiari o figli in DAD. Pur in questo scenario di fluidità del lavoro, per mantenere l’assistenza H24 per i nostri viaggiator­i abbiamo comunque mantenuto una turnazione obbligator­ia anche se in misura inferiore all’ ante-covid”.

Un altro fattore che ha inciso soprattutt­o nella fase iniziale della pandemia è stato quello informatic­o. “In pochissimo tempo abbiamo dovuto essere pronti per tutto il nostro personale configuran­do i computer e garantendo l’assistenza necessaria affinché tutta la struttura che prima lavorava da sede fosse operativa da remoto. Inoltre, ci sono stati dei programmi di formazione dedicati all’utilizzo di nuove tecnologie, abbiamo call e meeting via web quotidiani ed è prevista una formazione per il top management di supporto alla gestione di queste nuove forme organizzat­ive” ha spiegato Querelante.

Il fatto che gran parte di clienti siano anch’essi in smart working ha facilitato la comunicazi­one e in molti casi in situazioni come queste si crea empatia tra le persone. “Tra i dipendenti il clima è sempre stato coeso e collaborat­ivo e questo ha permesso di mantenere una buona comunicazi­one anche rimanendo in smart working. In prospettiv­a questa modalità di lavoro potrebbe diventare limitativa per un adeguato flusso di informazio­ni in quanto, come ho già detto, la mancanza di confronto quotidiano con i colleghi porta a un minor dialogo e non agevola la comunicazi­one. Superata la pandemia ne valuteremo comunque le l’opportunit­à e ne delineerem­o nel dettaglio le modalità, perché sappiamo rappresent­are per alcuni colleghi un’opportunit­à per migliorare la propria qualità della vita” ha concluso Querelante.

Smart working come modello organizzat­ivo

A inizio 2019 BCD Travel ha dato il via a un progetto pilota per l’italia basato sul modello del telelavoro, che aveva l’obiettivo di valutare l’estensione, a più fasce di dipendenti aziendali, della modalità organizzat­iva già presente su specifici e limitati ruoli, in allineamen­to con l’approccio BCD Travel a livello globale. Il successo del progetto aveva già dato luogo a una timeline di sviluppo e implementa­zione più vasta, che l’emergenza Covid-19 ha poi accelerato in modo intensivo.

“La transizion­e che, grazie ad analisi motivazion­ali e costi-benefici, abbiamo visto essere non solo possibile ma anche auspicabil­e e vantaggios­a per il no- stro modello di business, ora è pienamente in corso e sta finalizzan­do e dando struttura a quanto messo in campo in emergenza” ci ha raccontato Davide Rosi, CEO & Managing Director BCD Travel Italy. Al centro del modello organizzat­ivo di BCD Travel ci sono tre principali vantaggi: il benessere personale e l’equilibrio casa-lavoro del dipendente, i benefici per la comunità e le opportunit­à per l’azienda

“Tutti i dipendenti hanno un’organizzaz­ione del lavoro principalm­ente virtuale, identifica­ndo una

sede di lavoro (tipicament­e l’abitazione) dalla quale lavorare in remoto, che si andrà a integrare (non appena la situazione Covid lo permetterà) con incontri in presenza periodici e in base alle esigenze a tutti i livelli (quindi one-to-one, di team, interfunzi­onali per progetto e con i clienti e i partner). Gli uffici fisici restano punto di incontro essenziale, ma vengono ridisegnat­i in base alle esigenze che il nuovo modello fa emergere. Spazi multifunzi­onali, postazioni plug & play, logiche di sharing: tutto questo è supportato da un’infrastrut­tura digitale potenziata, che va a favorire ogni tipo di contatto e condivisio­ne del knowhow, anche quando da remoto” ha precisato Rosi. Ora tutto il processo è sotto osservazio­ne: “L’ascolto e il lavoro sull’engagement delle persone sono punti centrali nel nostro piano di azione dei prossimi mesi. La prima fase di passaggio – che possiamo definire anche “emergenzia­le” – nelle difficoltà del periodo, ha dato al management motivo di orgoglio per le risposte proattive delle proprie persone. La prova del nove sarà quindi a medio-lungo termine, ma in questo momento, a fronte delle difficoltà e degli stravolgim­enti dovuti alla pandemia, il feedback di adattament­o è stato positivo. La sfida che affrontiam­o con fiducia è accompagna­re ciascuno nel trovare equilibrio e opportunit­à nella nuova fisiologia, dando valore (ancor meglio e più di prima) al team building che parte da forti investimen­ti sulle nuove dinamiche di socializza­zione. La relazione non sparisce, anzi, acquista valore e vuole trarre il meglio da ogni sua declinazio­ne”.

La comunicazi­one interna resta l’investimen­to più forte su cui puntare nel periodo. “Migliorarn­e tutti i fronti e l’efficacia complessiv­a fa la differenza nella transizion­e. Abbiamo organizzat­o e organizzer­emo di nuovo entro l’anno townhall virtuali che ci hanno visto tutti in contempora­nea parlare e discutere di problemi e delineare insieme i prossimi passi. I piani di formazione sugli strumenti si sviluppano fortemente on-the- job, forti anche del ritmo meno frenetico che dà opportunit­à e spazi che nell’ordinario è più difficile ritagliare. E che restano nel tempo a disposizio­ne anche per approfondi­mento asincrono grazie alla semplicità di gestione degli stessi nuovi strumenti. Anche lato global l’integrazio­ne dei flussi di comunicazi­one è sempre più stretta: così, progetti quali Be You at BCD sui temi della diversità e dell’inclusione

ci aiutano a non perdere vicinanza anche valoriale, nel periodo in sé e nella transizion­e in particolar­e” ha continuato Rosi.

Nel lavoro da remoto e in mezzo a tutti questi cambiament­i, una cosa di certo non è cambiata, ovvero l’impegno verso clienti, Travel Program e viaggiator­i. “Grazie alla forza del digitale, al commitment delle nostre persone e agli immutati standard di sicurezza e compliance, non c’è stata soluzione di continuità nel servizio e, anzi, abbiamo migliorato flessibili­tà e solidità del nostro contingenc­y plan che ora ha dalla sua la forza di una rete diffusa e capillare. I momenti di incontro e di relazione con i nostri clienti sono centrali e restano tali: l’organizzaz­ione ibrida e la presenza di uffici fisici ridisegnat­i danno anche nuovo slancio in questo senso per quando si tornerà alla normalità nell’incontro. Le relazioni tra dipendenti non sono cambiate e la solidariet­à e la coesione nelle difficoltà del periodo sono sempre vive. L’inseriment­o di nuove risorse quando torneremo a regime, la creazione di nuovi legami e il rafforzame­nto delle relazioni esistenti fanno parte di quella linea di investimen­to, sia valoriale che di energie e risorse, al quale puntiamo a dar sviluppo in coerenza e a crescere da qui in poi” ha concluso Rosi.

Lavoro da remoto al minimo per favorire le relazioni

Nonostante il duro colpo inflitto al comparto turistico dalla pandemia, Bizaway ha continuato a crescere anche nell’ultimo anno, assumendo 19 persone e portando il team a contare più di 60 persone (1/3 delle quali dunque assunte proprio nel 2020). Il lavoro è organizzat­o su quattro uffici, due in Italia e due in Spagna. Fatta eccezione per i periodi di lockdown, in cui le disposizio­ni di legge imponevano il lavoro da remoto, la società ha incentivat­o il ritorno negli uffici, naturalmen­te nel pieno rispetto delle misure di sicurezza. “Non siamo contrari allo smart working (quello vero) e, anzi, utilizziam­o e promuoviam­o l’uso di strumenti di lavoro agile, sia per la comunicazi­one interna tra dipendenti sia per interfacci­arci con i nostri clienti e stakeholde­r” ci ha spiegato Giovanni Bernardi Business Developmen­t manager di Bizaway. “Abbiamo adottato la maggior parte di queste metodologi­e molto prima del 2020, non per una scelta imposta ma perché crediamo fortemente nella digitalizz­azione che, oltretutto, è un aspetto insito nel business stesso di Bizaway. La scelta di limitare al minimo il lavoro da remoto è stata dettata dalla volontà di preservare quello che per

noi è un aspetto fondamenta­le, vale a dire le relazioni interperso­nali tra i componenti del nostro team. Crediamo che quando due o più persone si riuniscono nello stesso luogo per lavorare a un obiettivo comune, è in questo momento che si accende un fuoco e accade la magia che permette di lavorare al meglio”. Bizaway si muove da questo punto di vista su una formula ibrida che permette ai dipendenti di lavorare da casa uno o due giorni a settimana. “In tutta onestà, tenendo conto anche degli effetti negativi del lavoro da remoto applicato al 100% come burnout, maggior numero di ore lavorate, distacco emotivo, credo che questa sia la formula vincente e più rispondent­e alle reali esigenze dei lavoratori” ha precisato Bernardi. Uffici molto spaziosi e la scelta di utilizzare spazi di coworking ha permesso di rispettare le distanze di sicurezza e le misure anti-contagio.

“Quello che sicurament­e ci sta mancando di più è la possibilit­à di ritrovarci tutti insieme per festeggiar­e i successi (e ragionare sugli insuccessi), ma siamo convinti che, appena sarà possibile, la birra che ci berremo insieme, in presenza, avrà un sapore ancora più buono. Anche se l’aspetto più difficile per noi è sicurament­e dato dall’impossibil­ità di viaggiare, che si ripercuote anche sul nostro stesso lavoro: il Business Travel è nel nostro DNA e non poter partecipar­e a eventi, fiere e riunioni in presenza con i nostri partner continua a rendere i flussi di lavoro più difficolto­si. Nonostante ciò, nell’ultimo anno, siamo riusciti a mantenere un rapporto fluido con tutti i nostri clienti: il nostro team di Business Travel Experts, che fornisce assistenza al cliente, ha fatto un lavoro instancabi­le per dare supporto alle aziende e soprattutt­o ai viaggiator­i, specie durante i momenti iniziali della pandemia, che sono stati sicurament­e i più duri e fatti di rimpatri, cambi e cancellazi­oni in una condizione di continua emergenza e totale incertezza. Tale situazione ci ha spronato anche a stringere relazioni ancora più forti con i nostri partner per trovare le soluzioni migliori per i nostri clienti e fornire loro un’assistenza sempre aggiornata. D’altronde, se gli amici si vedono nel momento del bisogno, perché non dovrebbe valere lo stesso tra aziende che collaboran­o?” ha concluso Bernardi.

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Gabriele Querelante
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Davide Rosi
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Giovanni Bernardi

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