Le nuove tendenze dello smart working in hotel
Flessibilità nelle prenotazioni, day-use, tecnologia e servizi: l’offerta alberghiera per il lavoro da remoto tiene conto delle nuove esigenze di sicurezza e propone nuovi modelli destinati ad avere successo anche nel post-pandemia
La tendenza a lavorare da remoto in hotel era un trend che stava prendendo piede anche prima della pandemia. Nell’ultimo anno e mezzo, con la crescita esponenziale del lavoro agile, gli alberghi hanno messo a punto nuovi servizi, tenendo in considerazione anche nuove misure di sicurezza. Se prima infatti gli spazi dedicati al coworking, per esempio per chi si trovava in trasferta di lavoro, erano luoghi particolarmente pensati per l’incontro, il distanziamento sociale e le altre misure anti-contagio hanno imposto nuovi accorgimenti, come la riconversione di spazi temporaneamente non utilizzati, ma non solo.
Di un contesto così particolare, resta comunque anche un’indicazione per il post pandemia, ossia quella che gli hotel continueranno a puntare su questo genere di servizi, in scenari più ampi di nuova fruizione degli spazi alberghieri.
Flessibilità e nuovi modelli di business
“Gli studi di cui disponiamo ci dicono che almeno un 30% dei lavoratori che svolgono ruoli per i quali la presenza fisica non è strettamente necessaria, potrebbero continuare ad utilizzare lo smart working. Gli hotel dovranno abituarsi a rispondere alle esigenze dei clienti offrendo spazi flessibili e soprattutto idonei anche a un utilizzo diverso da quello tipico del pernottamento, quindi spazi per co-working, smart working rooms, camere solo per day-use, sala per hybrid meeting”. Lo ha spiegato a Travel for business Antonio Ducceschi, Chief Commercial Officer Starhotels.
Stahotels già prima della pandemia aveva iniziato a trasformare alcune aree di alberghi in zone di co-working offrendo la possibilità agli ospiti residenti di lavorare in ambienti
‘socialmente’ più confortevoli, spesso adiacenti alle lobby o bar degli hotel, e meno formali e freddi delle tipiche sale riunioni.
“Durante la pandemia abbiamo dovuto rivedere questo concetto di co-working perché questi spazi erano nati per favorire la socializzazione e ci era chiesto di fare esattamente l’opposto, ossia limitare i contatti tra persone. Sono nate quindi le ‘Smart Working Rooms’, in pratica camere di albergo trasformate in confortevoli ambienti di lavoro che rispondevano a varie esigenze, come offrire uno spazio lavorativo a persone che non potevano usare gli uffici aziendali perché chiusi e che non avevano, a casa propria, un ambiente adatto all’attività lavorativa, offrire un punto di appoggio a manager e professionisti che dovevano spostarsi in un’altra città ma non avevano accesso a uffici veri, offrendo di fatto degli uffici temporanei, utilizzare in modo intelligente le camere di hotel che purtroppo per un lungo periodo hanno avuto una occupazione molto bassa” ha spiegato Ducceschi.
Per quanto riguarda il contrasto al Covid, Starhotels si è dotato del protocollo chiamato #Bestarbesafe. Con il supporto di un team di esperti in tema di sicurezza, protezione, prevenzione e medicina del lavoro, hanno definito il protocollo che certifica il rispetto dei dpcm, delle normative regionali e delle disposizioni dell’organizzazione mondiale della sanità.
“I clienti che maggiormente utilizzano le Smart Working Rooms sono manager o professionisti che necessitano di uffici temporanei sia per svolgere la propria attività individuale in un’altra città, sia per la partecipazione a riunioni virtuali per le quali necessitano di ambienti idonei. Le due cose più richieste sono una ottima connessione internet e la possibilità di svolgere hybrid meetings, in entrambi i casi Starhotels si è adoperata per migliorare ulteriormente la connessione in tutti gli hotel e stringere accordi con un partner tecnologico che supporti i clienti nell’organizzazione di questa nuova tipologia di eventi virtuali” ha precisato Ducceschi.
E se il lavoro da remoto è un trend destinato a restare e che la pandemia ha solo accelerato, secondo Ducceschi “si dovrà immaginare la struttura alberghiera come un contenitore adatto a molteplici utilizzi e che dovrà monetizzare tutti gli spazi e servizi inventandosi nuovi modelli di business come affitto di spazi per deposito bagagli, parcheggi per non residenti, food delivery, ecc.” Durante la pandemia abbiamo avuto richieste per privatizzazione delle palestre, riunioni di condominio, spazi per vendite private, concerti privati e così via, quindi sarà vincente chi riuscirà ad aprirsi a questi nuovi scenari e saprà anche offrire modalità semplici e immediate di prenotazione di questi nuovi servizi”.
Sicurezza, benessere e nuove priorità
Gli hotel hanno interpretato i servizi per il lavoro da remoto anche come occasione di mettere a disposizione nuove tecnologie. Tra queste una tendenza è stata quella degli eventi ibridi, come ci ha confermato anche Martin Sapori, Deputy Vice President, Global Sales di Accor: “Oltre alle offerte dedicate al lavoro da remoto e al coworking abbiamo adattato le nostre offerte meeting, settore significativamente influenzato dalla pandemia. Accor ha lanciato nel mese di febbraio ALL Connect, una nuova offerta di meeting ibridi in collaborazione con Microsoft Teams, che
consente incontri fisici in hotel e interazioni virtuali in più luoghi contemporaneamente, grazie alla tecnologia Microsoft Teams. Al 24 aprile, già 226 hotel nel Sud Europa offrono il servizio All Connect e puntiamo a raggiungere il 100% entro il 2022. Ci aspettiamo che la tendenza verso incontri ed eventi da remoto o in modalità ibridi rimanga un’eredità duratura anche nel post-covid”.
I clienti che chiedono questo tipo di servizi sono persone in trasferta di lavoro, ma anche liberi professionisti o personale di aziende che sta lavorando da remoto. “I servizi più richiesti sono le offerte “pay as you go”, che permette di prenotare sale riunioni a tempo beneficiando di tutti i servizi business dedicati e “relax & connect” con la quale gli ospiti possono godere di tutte le comodità che una camera d’albergo offre: il letto, il bagno privato, il Wifi ad alta velocità, la scrivania, ma anche di tutti i servizi che sono disponibili in hotel, come il parcheggio, la palestra, la piscina, etc. Oltre naturalmente agli spazi di coworking, che erano già molto utilizzati in passato” ha spiegato Sapori.
Il prerequisito principale restano salute e sicurezza, che sono diventati una priorità assoluta nell’era Covid. “La sicurezza e il benessere dei nostri ospiti, collaboratori e partner è la nostra priorità, ed è anche il criterio più importante per la nostra clientela: il 77% degli ospiti Accor indica standard di igiene e sicurezza rigorosi come molto importanti nella scelta dell’alloggio (studio Accor, 6-7/2020, ndr). Abbiamo quindi implementato le nostre già severe misure igieniche con la creazione del nostro protocollo ALLSAFE, sviluppato con il supporto di Bureau Veritas, leader mondiale nel controllo di igiene e pulizia. Abbiamo inoltre lanciato una partnership con AXA, un leader globale nel settore assicurativo, che permette ai nostri ospiti di avere un consulto telefonico gratuito durante il loro soggiorno e l’accesso alle reti mediche certificate da AXA” ha concluso Sapori.
Soluzioni innovative e nuovi concept
Realtà alberghiera già nata con un concept ibrido che riuniva sia la parte ricettiva più tradizionale sia l’impiego delle aree comuni a beneficio di lavoratori e del quartiere è 21 Way of Living, in centro a Milano. “Eravamo già aperti nei nostri 1.000 metri quadrati di spazi, tra indoor e outdoor, a creare contaminazioni, incontri e opportunità professionali non strettamente ‘alberghiere’, ma che raccogliessero energie da tutta la città” ci ha spiegato Nicola Accurso, General Manager 21 Way Of Living. Nell’hotel oggi lavorano in smart working giovani professionisti, imprenditori o impiegati che cercano una giornata di lavoro diversa dallo spazio di casa.
“La facilità di prenotazione e di accesso, la flessibilità e la sicurezza sono, soprattutto in questo momento, gli aspetti più richiesti e apprezzati, insieme all’esperienza derivante da un luogo speciale, diverso da tanti altri.
Abbiamo risposto eliminando ogni forma di abbonamento e garantendo una postazione floating, libera, anche con pochissimo preavviso e prenotazione. Come parte stessa della nostra identità, un mercato che premia chi offre o servizi per i diversi momenti della giornata, dal pernottamento al lavoro, dal pranzo a un aperitivo o per un evento non è per noi solo la reazione alla crisi, ma un bisogno che era già in atto in città come Milano” ha aggiunto Accurso.
E se l’opportunità di mettere a reddito le aree comuni tradizionalmente non utilizzate durante il giorno per un hotel esisteva anche in contesto pre-pandemico “ora è ovviamente sotto gli occhi di tutti. Il punto è creare un’atmosfera e un contesto adatto e non semplicemente mettere spazio a disposizione. Riteniamo che per molti questa sarà la strada in futuro, ma riconsiderando in modo significativo il proprio modello. Nel prossimo futuro la distinzione tra business travel e leisure sarà ancora più sottile. In questo senso crediamo fondamentale continuare a ragionare sul concepire soluzioni innovative che vadano incontro a questo grande cambiamento” ha concluso Accurso.