Workation: più che uno stile di lavoro, uno stile di vita in viaggio!
Non è più un mistero quanto lo smart working abbia rivoluzionato il modo di lavorare, anzi di concepire la prestazione lavorativa. Collaborare da remoto è stata un’esperienza collettiva che da esigenza si è presto trasformata in un’opportunità sia per il datore di lavoro che per il dipendente. Per entrambi lo smart working ha innanzitutto sconfessato l’attardato luogo comune secondo il quale è necessario presiedere costantemente alla propria postazione in ufficio per rispettare scadenze ed essere produttivi. E se possiamo essere produttivi da qualunque posto, perché non farlo allora da un luogo magico? Ed è proprio su questa premessa si basa la nuova tendenza del Workation, neologismo nato dalla fusione di due termini inglesi “work” e “vacation”, ossia “lavoro” e “vacanza”. Una nuova frontiera e nello stesso tempo la nuova sfida nel diffondere quanto più possibile un nuovo modo di lavorare che cambia la vita, che allunga le vacanze e alleggerisce la percezione del lavoro.
Un fenomeno che è potenzialmente portatore di grandi benefici, non solo per la qualità della vita dei singoli lavoratori ma anche per tutto il comparto del turismo, per la nascita di iniziative, startup o di evoluzioni di piattaforme di punta nel settore che hanno iniziato ad introdurre filtri ad hoc per chi desidera una destinazione per lavorare da remoto. Ma Workation non è solo “essere produttivi in località lontane da casa”, è soddisfazione e flessibilità allo stesso tempo; valori oggi sempre più ricercati dai business travellers e confermati dalla nostra community nella recente indagine: il 70% vede infatti questa forma di lavoro agile come una opportunità per acquisire una maggiore serenità e un miglior equilibrio tra vita personale e professionale.
Per il Travel Mobility Manager si tratta certamente di una nuova sfida: promuovere il rinnovamento della cultura aziendale per mettere sempre più i viaggiatori d’affari al centro.