LE DUNE PISCINAS
Un deserto in riva al mare
Alcuni segmenti della battigia sono cosparsi di gabbiani e l’acqua, che rispecchia la libertà del litorale, raramente è calma, come è tipico nella Costa Verde
Se il vento potesse parlare racconterebbe di luoghi modellati, come sculture in perenne trasformazione, dal suo passaggio. Racconterebbe di un luogo come questo: aperto, sabbioso, autentico. Ci si sente, almeno finché vi si permane, un Aristotele Socrate Omero Onassis a soggiornare in un Monumento Nazionale. Perché tale è stato dichiarato dal Ministero dei Beni Culturali, nel 1985, l’hotel Le Dune Piscinas, dove trascorro questi giorni d’estate, e il complesso minerario in cui si colloca. I miei genitori, che hanno passato qualche settimana qui due anni fa, me l’hanno consigliato. Sanno che preferisco la natura dai tratti selvaggi a quella domata. Durante una passeggiata equestre a mia madre, qui a Piscinas, il maestrale ha soffiato via un cappello che amava molto. Un cappello di paglia con un nastro rosso, a falda larga, ogni tanto le torna in mente. So che più avanti le passeggiate a cavallo, per adesso sospese, verranno ripristinate. E, come allora, a fare da guida saranno alcuni detenuti della casa di reclusione di Is Arenas, addestrati con l’aiuto del CONI. L’unico carcere
italiano con guardie a cavallo, che è il mezzo di trasporto ideale per un suolo così indisciplinato.
Sono venuta qui con la ferma intenzione di praticare snorkling. Sono ancora una principiante e ho saputo che, oltre a organizzare itinerari di diving e di snorkling, il servizio fornisce anche una formazione e ci si può immergere con tanto di audio-guida, così da essere informati in tempo reale sui misteri dei fondali.
Eppure, oltrepassato il tunnel di scisto che conduce al corpo principale e intraviste le imponenti dune in lontananza, ho compreso che è il contatto con la terra quello di cui ho più bisogno in questo momento. Giunta in camera ho approfittato subito del frigobar, dopo il viaggio ci voleva qualcosa di rinfrescante. Finalmente una stanza d’hotel confortevole e senza tivù, speravo esistesse ma non ci contavo. Se puoi ascoltare il suono del mare non ti serve ascoltare altro. Cambiassi idea, c’è il wi-fi, anche se questo angolo di mondo è ideale per estraniarsi in modo radicale. Il fabbricato dove dormo una volta era il magazzino in cui si depositava la blenda. Da queste parti nell’Ottocento si estraeva anche la galena; entrambi i minerali venivano poi trasportati attraverso una ferrovia di cui restano le tracce erose a Ingurtosu, un borgo a circa sette chilometri. Ieri ci sono andata e ho avuto l’impressione di essere approdata in un altro Paese, in un altro continente: nel far west. È un borgo disabitato, per lo meno non ho visto un’anima eccetto altri rari turisti, dove sono i resti della residenza del direttore della miniera che riproduceva un castello liberty della Turingia, delle case dei minatori, dell’ospedale e di altre strutture. Adesso si sentono solo folate, che sembrano ospitare l’eco degli scavi.
UN SAHARA IN MINATURA
Al ritorno ho seguito una strada che s’inoltra fino alle dune di sabbia e davvero, a un certo punto, abitavo un Sahara in miniatura. Quei chilometri di colline farinose sono considerati un deserto a tutti gli effetti, l’unico nel suo genere in Europa. A tratti interrotti da arbusti di lentisco, di ginepro o dai papaveri della sabbia. Speravo di incontrare un cervo
ma purtroppo non è successo, tanto tornerò a perdermi in quella distesa incontaminata. Probabilmente lo farò in quad stavolta. Non ho scelto a caso il termine perdermi, perché oltre alla possibilità di abbassare la normale soglia dell’attenzione legata allo stress, il rischio è proprio quello di disorientarsi nel bel mezzo delle dune, ma la linea del mare all’orizzonte è salvifica. Alcuni segmenti della battigia sono cosparsi di gabbiani e l’acqua, che rispecchia la libertà del litorale, raramente è calma, come è tipico nella Costa Verde. Oltre agli spazi molto estesi fuori e dentro i confini dell’ecoresort, dove la permanenza degli ospiti non subisce nel 2020 significativi cambiamenti rispetto alle stagioni pre-pandemia, ciò che in questa struttura ti fa sentire isolato dal mondo è la parziale indipendenza.
UN ECORESORT AUTOSUFFICIENTE
L’acqua potabile è fornita da un torrente e il ciclo di rifiuti è autonomo. Il resort punta a una totale autosufficienza per i prossimi anni e potrebbe riuscirci grazie a un progetto sviluppato in collaborazione con il Politecnico di Torino, che sfrutterebbe l’energia del moto ondoso. Già da settembre inizieranno dei lavori di riqualificazione che renderanno il resort un cinque stelle lusso, quel lusso che significa ricercatezza unita a tradizione.
Stamattina mi sono alzata di buon’ora e ho raggiunto il maestro di yoga, insieme ad altri ospiti abbiamo praticato il saluto al sole.
Dunque sono andata in spiaggia e ho di nuovo rivolto la parola a qualcuno solo quando è arrivato il servizio bar. Riflettevo che se dedico i prossimi giorni al rapporto con la terra avrò molto da camminare, anche allungandomi in altre aree del Campidano, allora è il caso che tratti bene i miei piedi. Valuterò di prenotare una seduta di riflessologia plantare. Per lunghe ore, spostandosi tra la camera, la corte interna arredata dei reperti archeologici e I Gechi, dove poco fa ho ordinato un aperitivo, può capitare di non incontrare nessuno al di fuori del personale. Perciò è ancora più sorprendente quello che mi è successo negli ultimi dieci minuti: un uomo che ho intravisto poco dopo il mio arrivo qui, che credo alloggi in una suite del fabbricato accosto al mare, mi ha proposto di cenare con lui stasera a uno dei tavolini posti sulla spiaggia. E un escursionista, pochi istanti più tardi, è venuto verso di me con in mano un cappello di paglia. Ornato di un nastro rosso, a falda larga. Mi ha chiesto se fosse mio e ho risposto di sì.
Forse viaggio troppo con la mente, eppure questo cappello è identico a quello che ha perso mia madre due anni fa. Non posso avere alcuna prova che sia lo stesso, né posso avere prove del fatto che non sia così. Le peregrinazioni del vento le conosce solo il vento. Ad ogni modo lo porterò a mia madre, credo le brilleranno gli occhi.