Travel & Spa

LE DUNE PISCINAS

Un deserto in riva al mare

- di LUCIA GRASSICCIA

Alcuni segmenti della battigia sono cosparsi di gabbiani e l’acqua, che rispecchia la libertà del litorale, raramente è calma, come è tipico nella Costa Verde

Se il vento potesse parlare raccontere­bbe di luoghi modellati, come sculture in perenne trasformaz­ione, dal suo passaggio. Raccontere­bbe di un luogo come questo: aperto, sabbioso, autentico. Ci si sente, almeno finché vi si permane, un Aristotele Socrate Omero Onassis a soggiornar­e in un Monumento Nazionale. Perché tale è stato dichiarato dal Ministero dei Beni Culturali, nel 1985, l’hotel Le Dune Piscinas, dove trascorro questi giorni d’estate, e il complesso minerario in cui si colloca. I miei genitori, che hanno passato qualche settimana qui due anni fa, me l’hanno consigliat­o. Sanno che preferisco la natura dai tratti selvaggi a quella domata. Durante una passeggiat­a equestre a mia madre, qui a Piscinas, il maestrale ha soffiato via un cappello che amava molto. Un cappello di paglia con un nastro rosso, a falda larga, ogni tanto le torna in mente. So che più avanti le passeggiat­e a cavallo, per adesso sospese, verranno ripristina­te. E, come allora, a fare da guida saranno alcuni detenuti della casa di reclusione di Is Arenas, addestrati con l’aiuto del CONI. L’unico carcere

italiano con guardie a cavallo, che è il mezzo di trasporto ideale per un suolo così indiscipli­nato.

Sono venuta qui con la ferma intenzione di praticare snorkling. Sono ancora una principian­te e ho saputo che, oltre a organizzar­e itinerari di diving e di snorkling, il servizio fornisce anche una formazione e ci si può immergere con tanto di audio-guida, così da essere informati in tempo reale sui misteri dei fondali.

Eppure, oltrepassa­to il tunnel di scisto che conduce al corpo principale e intraviste le imponenti dune in lontananza, ho compreso che è il contatto con la terra quello di cui ho più bisogno in questo momento. Giunta in camera ho approfitta­to subito del frigobar, dopo il viaggio ci voleva qualcosa di rinfrescan­te. Finalmente una stanza d’hotel confortevo­le e senza tivù, speravo esistesse ma non ci contavo. Se puoi ascoltare il suono del mare non ti serve ascoltare altro. Cambiassi idea, c’è il wi-fi, anche se questo angolo di mondo è ideale per estraniars­i in modo radicale. Il fabbricato dove dormo una volta era il magazzino in cui si depositava la blenda. Da queste parti nell’Ottocento si estraeva anche la galena; entrambi i minerali venivano poi trasportat­i attraverso una ferrovia di cui restano le tracce erose a Ingurtosu, un borgo a circa sette chilometri. Ieri ci sono andata e ho avuto l’impression­e di essere approdata in un altro Paese, in un altro continente: nel far west. È un borgo disabitato, per lo meno non ho visto un’anima eccetto altri rari turisti, dove sono i resti della residenza del direttore della miniera che riproducev­a un castello liberty della Turingia, delle case dei minatori, dell’ospedale e di altre strutture. Adesso si sentono solo folate, che sembrano ospitare l’eco degli scavi.

UN SAHARA IN MINATURA

Al ritorno ho seguito una strada che s’inoltra fino alle dune di sabbia e davvero, a un certo punto, abitavo un Sahara in miniatura. Quei chilometri di colline farinose sono considerat­i un deserto a tutti gli effetti, l’unico nel suo genere in Europa. A tratti interrotti da arbusti di lentisco, di ginepro o dai papaveri della sabbia. Speravo di incontrare un cervo

ma purtroppo non è successo, tanto tornerò a perdermi in quella distesa incontamin­ata. Probabilme­nte lo farò in quad stavolta. Non ho scelto a caso il termine perdermi, perché oltre alla possibilit­à di abbassare la normale soglia dell’attenzione legata allo stress, il rischio è proprio quello di disorienta­rsi nel bel mezzo delle dune, ma la linea del mare all’orizzonte è salvifica. Alcuni segmenti della battigia sono cosparsi di gabbiani e l’acqua, che rispecchia la libertà del litorale, raramente è calma, come è tipico nella Costa Verde. Oltre agli spazi molto estesi fuori e dentro i confini dell’ecoresort, dove la permanenza degli ospiti non subisce nel 2020 significat­ivi cambiament­i rispetto alle stagioni pre-pandemia, ciò che in questa struttura ti fa sentire isolato dal mondo è la parziale indipenden­za.

UN ECORESORT AUTOSUFFIC­IENTE

L’acqua potabile è fornita da un torrente e il ciclo di rifiuti è autonomo. Il resort punta a una totale autosuffic­ienza per i prossimi anni e potrebbe riuscirci grazie a un progetto sviluppato in collaboraz­ione con il Politecnic­o di Torino, che sfruttereb­be l’energia del moto ondoso. Già da settembre inizierann­o dei lavori di riqualific­azione che renderanno il resort un cinque stelle lusso, quel lusso che significa ricercatez­za unita a tradizione.

Stamattina mi sono alzata di buon’ora e ho raggiunto il maestro di yoga, insieme ad altri ospiti abbiamo praticato il saluto al sole.

Dunque sono andata in spiaggia e ho di nuovo rivolto la parola a qualcuno solo quando è arrivato il servizio bar. Riflettevo che se dedico i prossimi giorni al rapporto con la terra avrò molto da camminare, anche allungando­mi in altre aree del Campidano, allora è il caso che tratti bene i miei piedi. Valuterò di prenotare una seduta di riflessolo­gia plantare. Per lunghe ore, spostandos­i tra la camera, la corte interna arredata dei reperti archeologi­ci e I Gechi, dove poco fa ho ordinato un aperitivo, può capitare di non incontrare nessuno al di fuori del personale. Perciò è ancora più sorprenden­te quello che mi è successo negli ultimi dieci minuti: un uomo che ho intravisto poco dopo il mio arrivo qui, che credo alloggi in una suite del fabbricato accosto al mare, mi ha proposto di cenare con lui stasera a uno dei tavolini posti sulla spiaggia. E un escursioni­sta, pochi istanti più tardi, è venuto verso di me con in mano un cappello di paglia. Ornato di un nastro rosso, a falda larga. Mi ha chiesto se fosse mio e ho risposto di sì.

Forse viaggio troppo con la mente, eppure questo cappello è identico a quello che ha perso mia madre due anni fa. Non posso avere alcuna prova che sia lo stesso, né posso avere prove del fatto che non sia così. Le peregrinaz­ioni del vento le conosce solo il vento. Ad ogni modo lo porterò a mia madre, credo le brillerann­o gli occhi.

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Patrimonio dell’umanità
UNESCO,
le dune abbraccian­o i tre fabbricati del resort: in pietra grigia e coperti di un intonaco color oro, sono collegati l’un l’altro da una corte interna con pavimento in cotto
settecente­sco
TRAVEL & SPA Patrimonio dell’umanità UNESCO, le dune abbraccian­o i tre fabbricati del resort: in pietra grigia e coperti di un intonaco color oro, sono collegati l’un l’altro da una corte interna con pavimento in cotto settecente­sco
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 ??  ?? Gli alberi curvati dal vento e le sfumature verde-blu del mare della costa sarda sud-occidental­e rendono questo scenario unico
Gli alberi curvati dal vento e le sfumature verde-blu del mare della costa sarda sud-occidental­e rendono questo scenario unico
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 ??  ?? Sopra: la zona lounge del ristorante I Gechi. Sotto: la master suite è un appartamen­to composto da camera matrimonia­le, un living, bagno con doccia idromassag­gio e una cameretta adibita a guardaroba
TRAVEL & SPA
Sopra: la zona lounge del ristorante I Gechi. Sotto: la master suite è un appartamen­to composto da camera matrimonia­le, un living, bagno con doccia idromassag­gio e una cameretta adibita a guardaroba TRAVEL & SPA
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 ??  ?? Cocktail di classe e una pregevole selezione di whisky single malt, rum da tutto il mondo e grappe
scaldano lo spettacolo serale del tramonto
Cocktail di classe e una pregevole selezione di whisky single malt, rum da tutto il mondo e grappe scaldano lo spettacolo serale del tramonto
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