Egon RAFFAELLI
L’esteta delle pubbliche relazioni promuove un turismo di prossimità («adoro i luoghi che sanno di famiglia»), sogna il teletrasporto e punta sulla resilienza: «servono i veri valori, come trasparenza, flessibilità e autenticità».
Egon, partiamo da un foglio bianco. Qual è il tuo ideale di turismo in montagna?
Io sono sempre stato convinto che si debba puntare a un turismo di prossimità, ora più che mai alla luce degli ultimi avvenimenti mondiali. Che sia in Italia o in destinazioni limitrofe, poco cambia: siamo in Europa, e siamo tenuti a guardare anche oltre i nostri confini. La fruizione turistica, secondo me, va necessariamente ripensata in questo senso. Per quanto riguarda la montagna, io credo che offra un’infinità di possibilità e che sia un modello di turismo perfetto: è una destinazione facilmente raggiungibile con i propri mezzi, ed è naturalmente predisposta per un distanziamento sociale, quasi intrinseco, che non richiede misure forzate anti-assembramento, anzi. Poi balza all’attenzione la salubrità di una vacanza in montagna, che offre importanti aree boschive per l’ossigenazione e il moto, temperature gradevoli, prodotti tipici di elevati standard qualitativi da scoprire, le SPA pluripremiate con importanti spazi esterni già perfettamente attrezzati per le nuove esigenze. Insomma, per me sono quei luoghi che “sanno di famiglia”, dove torni volentieri, dove ti riconoscono, sanno cosa ti piace e fanno in modo di soddisfare le tue esigenze senza che tu debba chiedere nulla.
Se ti regalassero ora una bacchetta magica, cosa faresti subito per realizzare un modello di turismo perfetto?
Come prima cosa non ho dubbi: inventerei il teletrasporto, questo sì che sarebbe un modo fantastico di viaggiare! Parlando più concretamente, quello che vorrei sarebbe infondere a chiunque una voglia di viaggiare nell’ottica di una sostenibilità complessiva basata sulla comunità, in maniera da rispettare l’autenticità̀ socioculturale del luogo che si visita, conservare il loro patrimonio, valorizzare le tradizionali e favorire un’appropriata comprensione e tolleranza interculturale. Per realizzare il turismo perfetto, io punterei proprio su una strategia di resilienza basata sui veri valori, su trasparenza, flessibilità,
autenticità. Il viaggio vero è piacere e benessere, e il turismo perfetto incentiva sia questo aspetto, sia una differenziazione di offerte in base alla vocazione di ogni struttura.
Noi, come agenzia, curiamo la comunicazione di alberghi di nicchia in Alto Adige e in Austria: ognuno diverso, dal cinque stelle lusso specializzato per chi viaggia con il proprio cane al Family Hotel dove tutto gira intorno al divertimento e benessere dei più piccoli. Questa varietà è già di per sé meravigliosa, e noi ci impegniamo tutti i giorni per valorizzarla.
Proprio per le loro caratteristiche, le zone montane potrebbero essere promotrici di un nuovo modello di turismo da prendere come esempio per ripartire. Come vedi il futuro del turismo in montagna?
Io credo che il futuro del turismo in montagna sia nella rivalutazione di tutte quelle località meno blasonate, ma che hanno tanto da raccontare. Quelle località slow, fatte di piccoli borghi scanditi da un ritmo completamente diverso da quello urbano, immersi nella natura, come Seefeld per esempio o Fügen nella Zillertal. In questi luoghi è facile trovare spazi liberi dall’aggregazione e infinite possibilità di attività soft all’aria aperta, come escursioni nella natura, e-bike, trekking dolce, alimentazione sana, il forestbathing, tutte da svolgere in sicurezza e perfette per per favorire il recupero del benessere psicofisico. La chiave è proprio in questo: puntare su un turismo slow e fuori dalle grandi rotte, in zone che possono regalare vacanze da sogno senza creare assembramento. E noi che lavoriamo nella comunicazione abbiamo una grande responsabilità in questo senso: per lanciare questo modello, dobbiamo ripartire da un’informazione seria, basata su fonti sicure, fatta da chi nei posti c’è stato per davvero e si prende la responsabilità di ciò che comunica.
Negli ultimi anni si sono spesso create delle polemiche sul turismo di massa in montagna. Pensi che questo doversi reinventare possa essere vissuto come un’occasione per salvaguardare meglio l’ecosistema montano?
Tanta ricchezza genera complessità, e non è un caso che le destinazioni più affette dal turismo di massa abbiano già da tempo implementato strategie e politiche di conservazione del proprio patrimonio. Io credo che l’opportunità portata da questa nuova situazione sia quella di educare la domanda: controllare il fenomeno dell’over tourism è certo compito dell’offerta, ma anche di chi decide di recarsi nei luoghi di villeggiatura in specifici e sintomatici momenti dell’anno, dove i flussi si concentrano. Proprio in quest’ottica, in Austria e in Alto Adige si fa in modo che la montagna possa essere vissuta in maniera più “dolce” durante tutto l’anno, durante la stagione primaverile, quella del risveglio, e quella autunnale, del Wellness per eccellenza. In questo modo, diluendo la possibilità di soggiorno in altri periodi dell’anno, si fa in modo di non concentrare i flussi estremi soltanto in specifici periodi. Il concetto tradizionale di turismo legato alla montagna sta subendo da oltre un decennio una notevole evoluzione particolarmente interessante e avvincente, e ora non potrà che continuare su questa strada a un ritmo ancora più veloce, unendo l’approccio di tipo esperienziale alla meravigliosa sensibilità del turismo sostenibile.
Nel turismo del futuro dovranno essere necessariamente ripensati gli spazi negli hotel, soprattutto quelli che hanno anche centri benessere e Spa. Come cambierà il modo di vivere l’esperienza turistica negli alberghi delle Alpi, che spesso fanno dell’offerta wellness uno dei loro punti di forza?
Il Benessere è da sempre un cavallo di battaglia del turismo montano, e sono fiero di affermare che le strutture che noi rappresentiamo hanno sfruttato questo periodo di fermo per riorganizzarsi nel migliore dei modi. L’igiene è da sempre un fattore distintivo delle strutture ricettive di alto livello, e quindi si è trattato semplicemente di implementare, alle misure che già erano prese normalmente, delle ulteriori cautele in termini di sanificazione straordinaria e manutentiva, in ottemperanza alle indicazioni dell’OMS e in conformità delle varie regolamentazioni governative. Per assicurare all’ospite una vacanza in tutta sicurezza, i nostri hotel stanno sviluppando dei piani che permettano di godere comunque dell’esperienza completa: lo Stanglwirt, a Going, potrà applicare il distanziamento sociale grazie ai suoi spazi enormi – la sola SPA si sviluppa su oltre 12.000 mq –, lo Schneeberg Resort
La chiave per riuscire a ripartire è il turismo “slow”, fatto di ritmi lenti ed esperienze uniche...
applicherà una riduzione dell’occupazione massima della capacità totale, che permette all’ospite di vivere al meglio gli spazi, al Gradonna sono stati creati dei simpatici baby-elefanti di legno che indicheranno la distanza di sicurezza da mantenere, e in tutti gli hotel sarà implementato il personale. Inoltre, saranno adottate tante altre accortezze anche al di fuori del mondo wellness, come ad esempio mini-club per bambini formati da piccoli gruppi e spostati all’aperto, pagamenti contactless e la possibilità di disdire agevolmente la prenotazione senza penali, anche fino a 24 ore prima dell’arrivo, un vantaggio esteso fino a dicembre 2020. Insomma, prenotate le vacanze in Italia, ma anche all’estero in aeree limitrofe: tutto sarà svolto nella massima sicurezza!
Sarà possibile, secondo te, trovare un nuovo modello di soggiorno che possa conciliare le esigenze delle strutture alberghiere con quelle degli ospiti?
Senz’altro. Noi ci crediamo fermamente: stando a quanto sopra, le strutture s’impegnano a rispettare le imposizioni governative che coinvolgono i processi operativi tradizionali, dal check-in al buffet, iniziative finalizzate alla sicurezza di ospiti e collaboratori e la tutela della salute della collettività, senza creare un’atmosfera di preoccupazione. Ora la sfida per le strutture è proprio questa, riuscire a mettere d’accordo le norme di tutela della salute con quelle dello svago e delle libertà che ci si aspetta da una vacanza: si sta lavorando proprio su un modello in cui le norme sulla distanza sociale, i nuovi rituali di accoglienza e le misure di protezione preventiva siano accostate alla cordialità e ospitalità. Chiaramente qualcosa cambierà, rispetto alle vacanze di prima, e proprio per questo la ripresa non dipenderà solo dalle regole, ma anche dal nostro spirito di adattamento. Ci siamo abituati a fare la spesa in maniera diversa, io credo che possiamo abituarci anche a un nuovo tipo di vacanza!
La nostra copertina recita “Quale futuro”. Cosa ti senti di dire ai nostri lettori riguardo al futuro delle vacanze in montagna?
Questa domanda tocca il senso più profondo del viaggio: con quale spirito e con quali aspettative partiremo? Quello che mi sento di suggerire, sia ai lettori sia a me stesso come viaggiatore, è di prediligere luoghi raggiungibili in auto con poche ore di viaggio, coniugando il desiderio di fuga con la ricerca di angoli tranquilli, dove è più semplice evitare folle e tenere le distanze. Di puntare su luoghi meno noti, ma senza scordarsi di quelli che già conosciamo, quelli che sanno di famiglia dove sappiamo cosa ci aspetta, anche nelle zone limitrofe oltre il confine, dove è facile tornare in assoluta sicurezza e dove l’ospite italiano è apprezzatissimo. Dobbiamo imparare a ripensare le nostre vacanze, non come un momento di evasione mordi e fuggi ma come un’occasione di arricchimento e trasformazione. E poi mi sento di dire: non dobbiamo avere paura di viaggiare. Spostarsi è possibile, come è possibile farlo in sicurezza, quindi facciamolo e impariamo a farlo in un modo nuovo, ma ugualmente bello.
Io per primo non vedo l’ora di tornare in montagna!