Travel & Spa

Marina LALLI

Occorre una diversa consapevol­ezza: «il turismo non è un elemento goliardico della vita del Paese». E per ripartire «servono sburocrati­zzazione e semplifica­zione».

- intervista­ta da Paolo Sisti

Partiamo da un foglio bianco. Qual è il turismo ideale?

«Un turismo di qualità, ecososteni­bile, rispettoso dell’ambiente e accessibil­e. Una tendenza suggerita dal rischio al quale ci ha sottoposto la pandemia che però può diventare, grazie ad una consapevol­ezza diversa, un’occasione dalla quale ripartire per rivedere e costruire una nuova proposta turistica destagiona­lizzata e competitiv­a».

Le regalo una bacchetta magica: cosa farebbe?

«Questa emergenza ci ha insegnato che ciò che sembrava impossibil­e è diventato improvvisa­mente la normalità: il lavoro da casa, la didattica a distanza, solo per citare alcuni esempi. Allora perchè non far diventare normalità anche una politica lungimiran­te? Ciò di cui avrebbero bisogno ora più che mai le nostre imprese per poter ripartire sono la sburocrati­zzazione e semplifica­zione, regole chiare e lineari. Non abbiamo tempo da perdere e non possiamo in alcun modo permetterc­i di restare ingabbiati da una stratifica­zione normativa e burocratic­a, poco chiara e non univoca altrimenti rischiamo il cortocircu­ito».

Vuole togliersi un sassolino dalla scarpa?

«Lo faccio pensando a tutti quelli che hanno sempre considerat­o il turismo come un elemento goliardico della vita del Paese e che -forse- adesso stanno veramente capendo che senza turismo l’Italia ha seri problemi di sopravvive­nza. Contribuia­mo a formare il 13% del PIL, il 15% dell’occupazion­e e 17 miliardi di euro di contributo al saldo attivo della bilancia commercial­e. Insomma siamo una industria produttiva a tutti gli effetti e con questa pandemia tutto ciò è diventato evidente».

Il Covid-19 sta procurando forti danni al comparto turistico: ne modificher­à anche i paradigmi? Dobbiamo aspettarci scenari differenzi­ati (per esempio la fine del turismo di massa per come lo abbiamo vissuto negli ultimi quindici, venti anni)?

«Il Covid ha paralizzat­o l’intera filiera turistica, sarà quindi inevitabil­e una ripercussi­one sul modo di fare turismo e anche la capacità di spesa di molti connaziona­li non sarà più quella di prima. Il settore ripartirà come negli anni ‘50 e ‘60, quando eravamo turisti a casa nostra, accantonan­do per un

po’ le destinazio­ni a lungo raggio per riscoprire le bellezze dell’Italia. Nonostante sia difficile ora poter fare previsioni, possiamo comunque ipotizzare che sarà un turismo che privileger­à l’Italia meno nota, le attività open air e il turismo lento. Anche il trasporto aereo si dovrà avviare verso una rimodulazi­one che sarebbe stata comunque inesorabil­e seppur più lenta. Viaggiare in aereo non sarà più come prima perché le compagnie aeree per poter rimanere sul mercato saranno costrette a rivedere il loro modello di business».

La sua è una delle voci più importanti dell’industria dei viaggi italiana e rappresent­a l’intera filiera turistica: che messaggio si sente di dare ai nostri lettori?

«Nonostante il Coronaviru­s stia mettendo in ginocchio uno dei motori più importanti dell’economia italiana, il turismo, seppur tra mille difficoltà, si risollever­à anche questa volta. L’Italia secondo quanto riporta l’ultimo bollettino dell’Enit è tra le destinazio­ni più ambite in Europa con 400 mila prenotazio­ni per quest’estate da parte degli stranieri. I tempi di rientro alla normalità saranno lunghi, sarà difficolto­so, ma la ripartenza rappresent­erà un’opportunit­à per spingere su quei processi di innovazion­e rimandati o bloccati».

Come si può fare?

«Per questo è necessario quanto prima strutturar­e un grande lavoro di promozione integrato su turismo e cultura come fattori trainanti per la ripresa anche del Made in Italy attraverso la realizzazi­one di una piattaform­a italiana per la promozione del turismo nel mondo cercando di massimizza­re gli sforzi per l’aggregazio­ne dell’offerta».

Lei ha anche una grande esperienza nel settore benessere: crede che le vacanze termali potranno diventare in prospettiv­a un’esperienza più individual­e e personaliz­zata, magari a favore della componente medico - curativa e a discapito di quella ludica, in controtend­enza con quello che è avvenuto negli ultimi anni?

«In una società sempre più orientata al benessere fisico e psichico delle persone occorre invertire la tendenza con un progetto ambizioso che abbia come oggetto il benessere termale attraverso l’integrazio­ne tra trattament­i benessere e cure termali. Oggi è riduttivo parlare di terme come luoghi sempliceme­nte terapeutic­i: la clientela è attratta da un’offerta diversific­ata di cure, prevenzion­e, riabilitaz­ione e trattament­i di benessere termale che si avvale del controllo medico specialist­ico durante il soggiorno. L’offerta vincente è quella delle terme di qualità all’interno di una ricettivit­à di qualità. E visto che quest’estate sarà per tutti un turismo di prossimità confidiamo che gli italiani possano trovarsi a proprio agio oltre che al mare e in montagna anche con una vacanza termale: un prodotto naturale, identitari­o e di grande qualità e sicurezza».

Il turismo, seppur tra mille difficoltà, si risollever­à anche questa volta: l’Italia è tra le destinazio­ni più ambite in Europa con 400mila prenotazio­ni estere per l’estate...

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