Marina LALLI
Occorre una diversa consapevolezza: «il turismo non è un elemento goliardico della vita del Paese». E per ripartire «servono sburocratizzazione e semplificazione».
Partiamo da un foglio bianco. Qual è il turismo ideale?
«Un turismo di qualità, ecosostenibile, rispettoso dell’ambiente e accessibile. Una tendenza suggerita dal rischio al quale ci ha sottoposto la pandemia che però può diventare, grazie ad una consapevolezza diversa, un’occasione dalla quale ripartire per rivedere e costruire una nuova proposta turistica destagionalizzata e competitiva».
Le regalo una bacchetta magica: cosa farebbe?
«Questa emergenza ci ha insegnato che ciò che sembrava impossibile è diventato improvvisamente la normalità: il lavoro da casa, la didattica a distanza, solo per citare alcuni esempi. Allora perchè non far diventare normalità anche una politica lungimirante? Ciò di cui avrebbero bisogno ora più che mai le nostre imprese per poter ripartire sono la sburocratizzazione e semplificazione, regole chiare e lineari. Non abbiamo tempo da perdere e non possiamo in alcun modo permetterci di restare ingabbiati da una stratificazione normativa e burocratica, poco chiara e non univoca altrimenti rischiamo il cortocircuito».
Vuole togliersi un sassolino dalla scarpa?
«Lo faccio pensando a tutti quelli che hanno sempre considerato il turismo come un elemento goliardico della vita del Paese e che -forse- adesso stanno veramente capendo che senza turismo l’Italia ha seri problemi di sopravvivenza. Contribuiamo a formare il 13% del PIL, il 15% dell’occupazione e 17 miliardi di euro di contributo al saldo attivo della bilancia commerciale. Insomma siamo una industria produttiva a tutti gli effetti e con questa pandemia tutto ciò è diventato evidente».
Il Covid-19 sta procurando forti danni al comparto turistico: ne modificherà anche i paradigmi? Dobbiamo aspettarci scenari differenziati (per esempio la fine del turismo di massa per come lo abbiamo vissuto negli ultimi quindici, venti anni)?
«Il Covid ha paralizzato l’intera filiera turistica, sarà quindi inevitabile una ripercussione sul modo di fare turismo e anche la capacità di spesa di molti connazionali non sarà più quella di prima. Il settore ripartirà come negli anni ‘50 e ‘60, quando eravamo turisti a casa nostra, accantonando per un
po’ le destinazioni a lungo raggio per riscoprire le bellezze dell’Italia. Nonostante sia difficile ora poter fare previsioni, possiamo comunque ipotizzare che sarà un turismo che privilegerà l’Italia meno nota, le attività open air e il turismo lento. Anche il trasporto aereo si dovrà avviare verso una rimodulazione che sarebbe stata comunque inesorabile seppur più lenta. Viaggiare in aereo non sarà più come prima perché le compagnie aeree per poter rimanere sul mercato saranno costrette a rivedere il loro modello di business».
La sua è una delle voci più importanti dell’industria dei viaggi italiana e rappresenta l’intera filiera turistica: che messaggio si sente di dare ai nostri lettori?
«Nonostante il Coronavirus stia mettendo in ginocchio uno dei motori più importanti dell’economia italiana, il turismo, seppur tra mille difficoltà, si risolleverà anche questa volta. L’Italia secondo quanto riporta l’ultimo bollettino dell’Enit è tra le destinazioni più ambite in Europa con 400 mila prenotazioni per quest’estate da parte degli stranieri. I tempi di rientro alla normalità saranno lunghi, sarà difficoltoso, ma la ripartenza rappresenterà un’opportunità per spingere su quei processi di innovazione rimandati o bloccati».
Come si può fare?
«Per questo è necessario quanto prima strutturare un grande lavoro di promozione integrato su turismo e cultura come fattori trainanti per la ripresa anche del Made in Italy attraverso la realizzazione di una piattaforma italiana per la promozione del turismo nel mondo cercando di massimizzare gli sforzi per l’aggregazione dell’offerta».
Lei ha anche una grande esperienza nel settore benessere: crede che le vacanze termali potranno diventare in prospettiva un’esperienza più individuale e personalizzata, magari a favore della componente medico - curativa e a discapito di quella ludica, in controtendenza con quello che è avvenuto negli ultimi anni?
«In una società sempre più orientata al benessere fisico e psichico delle persone occorre invertire la tendenza con un progetto ambizioso che abbia come oggetto il benessere termale attraverso l’integrazione tra trattamenti benessere e cure termali. Oggi è riduttivo parlare di terme come luoghi semplicemente terapeutici: la clientela è attratta da un’offerta diversificata di cure, prevenzione, riabilitazione e trattamenti di benessere termale che si avvale del controllo medico specialistico durante il soggiorno. L’offerta vincente è quella delle terme di qualità all’interno di una ricettività di qualità. E visto che quest’estate sarà per tutti un turismo di prossimità confidiamo che gli italiani possano trovarsi a proprio agio oltre che al mare e in montagna anche con una vacanza termale: un prodotto naturale, identitario e di grande qualità e sicurezza».
Il turismo, seppur tra mille difficoltà, si risolleverà anche questa volta: l’Italia è tra le destinazioni più ambite in Europa con 400mila prenotazioni estere per l’estate...