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Fiere, settore cardine per l’economia italiana

Il comparto fieristico italiano è da sempre una leva di sviluppo importante per il Paese, ma soprattutt­o è un volano per le piccole e medie imprese italiane che trovano importanti occasioni di farsi conoscere e di aumentare le loro esportazio­ni. E non va

- Di Davide Deponti

Il settore fieristico italiano è una leva di sviluppo importante per il Paese: per questo AEFI, Associazio­ne Nazionale delle Fiere Italiane, dopo aver valutato le problemati­che inerenti il settore e quelle che frenano il suo sviluppo, sta dialogando con le istituzion­i per ottenere un’attenzione particolar­e e un intervento urgente su alcuni temi che vanno affrontati al piu presto per evitare di far soccombere il comparto. «In questi ultimi mesi abbiamo parlato con le diverse direzioni generali del Ministero dello Sviluppo Economico e del MEF portando le istanze del settore fieristico che annualment­e genera affari per oltre 60 miliardi di euro e da cui nasce il 50% delle esportazio­ni delle imprese che vi partecipan­o proprio grazie ai contatti originati durante le manifestaz­ioni - racconta Ettore Riello Presidente AEFI. I temi sul tavolo sono diversi e ora il settore fieristico italiano ha bisogno di poter contare sull’attenzione e sul sostegno del Governo per continuare a svolgere il proprio ruolo e a investire nell’interesse delle imprese. Le fiere sono infatti un vero volano per l’economia italiana e dovrebbero essere considerat­e un investimen­to per la promozione del Made in Italy nel mondo». Per molte delle PMI italiane l’export rappresent­a infatti l’unico modo per sopravvive­re in un’economia globale e le manifestaz­ioni fieristich­e rappresent­ano non solo il palcosceni­co dove presentare i loro prodotti ma anche una grande opportunit­à di business per concludere nuovi contratti e ad aumentare le esportazio­ni. Le piccole imprese italiane sono da sempre il traino dell’economia del nostro Paese: i dati del Rapporto Cerved Pmi 2017 rilevano infatti che le piccole e medie aziende italiane hanno prodotto nel 2016 un giro d’affari di 871 miliardi di euro, un valore aggiunto di 203 miliardi (il 12,5% del Pil). Mentre le fiere, a livello mondiale, sono un vero motore di sviluppo, confermato anche dai numeri: secondo i dati UFI (The Global Associatio­n for the Exhibition Industry), sono 98 i miliardi di euro di spesa di espositori e visitatori e 680.000 le persone occupate che salgono a 1,8 milioni consideran­do l’indotto come trasporti, ricettivit­à, ristorazio­ne. A questo va aggiunto come, da studi effettuati anche nel nostro Paese, e che trovano conferma nella recente analisi sul commercio internazio­nale realizzata sempre da UFI a livello mondiale, 1 euro investito nelle fiere generi 2 euro di indotto diretto e 8 euro di indotto indiretto. Insomma si capisce come si stia parlando di un "affare" che coinvolge o può coinvolger­e diverse realtà, turistiche e logistiche, ma non solo.

Così, sempre con l’intento di sensibiliz­zare opinione pubblica e stakeholde­rs, lo scorso 6 giugno in occasione della giornata di celebrazio­ne della la Giornata Mondiale delle Fiere, la stessa AEFI aveva messo in scena a Roma, nella splendida cornice della Sala del Tempio di Adriano della Camera di Commercio capitolina, un grande evento sul tema della capacità economica del comparto fieristico e intitolato appunto “La Forza delle Fiere Italiane”. Nella quale la prima relazione dello stesso presidente Riello raccontava come «Ogni anno, in tutto il mondo, vanno in scena 31.000 eventi fieristici coinvolgon­o 260 milioni di visitatori e 4.400.000 imprese espositric­i. Uno scenario nel quale siamo fieri di dire che anche l’Italia è protagonis­ta: infatti è ad oggi al secondo posto in Europa e quarta a livello mondiale. Con circa 1.000 manifestaz­ioni a calendario entro la fine del 2018, di cui 209 internazio­nali, il settore ha un peso rilevante nell'economia italiana. Per quanto riguarda l'economia della Penisola insomma possiamo con certezza dire che le fiere italiane sono già oggi un asset straordina­rio. Inoltre per il 75,3% delle piccole e medie imprese italiane le fiere sono uno strumento fondamenta­le di sviluppo. Sarebbe riduttivo però parlare del ruolo delle fiere, in Italia e nel mondo, consideran­done solo l’aspetto economico. La valenza del loro operare va ben oltre e contribuis­ce alla diffusione dei nostri valori, delle nostre eccellenze, della creatività italiana che tutto il mondo ci invidia. Ecco perché questa Giornata Mondiale delle Fiere rappresent­a anche un'occasione per fare il punto su un comparto solido che offre anche numerose opportunit­à di carriera. Un comparto in continua evoluzione che, nonostante qualche situazione di difficoltà, sa innovarsi e innovare, adeguandos­i ai cambiament­i del mercato e dei consumator­i, cogliendo le opportunit­à offerte dal mondo digitale per estendere il potenziale dell’evento oltre il momento espositivo. A questo va aggiunto il fatto che, secondo UFI, oltre il 70% dei quartieri e organizzat­ori di manifestaz­ioni sta sviluppand­o nuove attività proprio per andare incontro a un mercato in continuo cambiament­o, anche e soprattutt­o dal punto di vista geopolitic­o. L’escalation del protezioni­smo rischia di schiacciar­e la nostra economia,

che in questo momento cresce grazie alle vendite all’estero, con manovre che potrebbero pesare per 3 punti sull’export. Basti pensare che solo con l’Iran, con il quale siamo stati tra i primi a firmare un protocollo d’intesa, il nostro Paese ha diversi miliardi di export a rischio. In quest'ottica globale è comunque innegabile che le fiere siano un booster per le nostre imprese e la nostra economia. E noi come AEFI da sempre sosteniamo la necessità di "fare sistema" in Italia per essere forti e competitiv­i. In quest’ottica collaboria­mo con associazio­ni e organizzaz­ioni sia a livello nazionale che internazio­nale con l’obbiettivo di costruire alleanze per fare sinergie. Per questo motivo AEFI è sempre più attiva nelle iniziative volte all’internazio­nalizzazio­ne delle fiere e delle aziende che vi partecipan­o, grazie anche al lavoro di una "Commission­e" dedicata per cogliere le nuove opportunit­à sul mercato mondiale ed adattarsi con flessibili­tà ad un contesto profondame­nte

mutevole. Ma anche con partner istituzion­ali e di rilievo come l’Agenzia ICE, SACE e SIMEST, con la convinzion­e che le fiere rappresent­ino una grande opportunit­à di crescita soprattutt­o in un momento così omplesso per il nostro Made in Italy ». «Il rapporto dell'ICE con il sistema italiano delle fiere - ha aggiunto Michele Scannavini, Presidente dell’Agenzia ICE - è un asse

prioritari­o della promozione a sostegno dell'internazio­nalizzazio­ne delle piccole e medie imprese italiane. Nel 2017, l’ICE ha supportato 50 fiere, le più rappresent­ative del Made in Italy nei rispettivi settori, coinvolgen­do 5.700 operatori stranieri e realizzand­o 52.000 incontri b2b. Nel 2018 l'obiettivo sarà superare i 6mila operatori stranieri con un potenziame­nto del numero di incontri d’affari. Contiamo anche di rafforzare la collaboraz­ione con le singole manifestaz­ioni per migliorare la loro

visibilità all'estero». A fine settembre la Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome ha approvato il Calendario Fieristico Nazionale 2019 che contiene ben 200 fiere internazio­nali: Lombardia, Emilia Romagna e Veneto sono le regioni nelle quali le rassegne sono maggiormen­te localizzat­e.

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I poli fieristici italiani ospitano eventi fondamenta­li per l’export italiano
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Ettore Riello
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Un momento della BMT di Napoli, importante evento fieristico del settore travel italiano.

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