T.o. fra prezzo finito e nuove opportunità
Sarà un anno di grande fermento per i tour operator italiani. Reduci da un 2017 che si è distinto per grandi colpi di mercato (UvetSettemari e Eden-Hotelplan/Turisanda su tutti) e operazioni di grande respiro come l’aumento di capitale di Alpitour e le operazioni di Valtur con Cdp, le aziende della Penisola sono al lavoro per conquistare un pubblico sempre più frammentato e un mercato in continua evoluzione.
Difficile come sempre fare previsioni, ma analizzando alcuni elementi emersi negli ultimi mesi sembrano essere due i punti si cui potrebbero concentrarsi gli sforzi per fare la differenza e guadagnare share. Il primo riguarda la stagionalità, che sembra destinata ad allungarsi ulteriormente, in particolare per chi mette in programmazione il Mare Italia. Il 2017 ha dimostrato che un’apertura più lunga di villaggi e resort, con avvio ad aprile e chiusura a ottobre, è possibile. Molti sembrano crederci e il 2018 dovrà fornire risposte più certe in proposito.
A livello commerciale, invece, la differenza potrebbe essere fatta dalla carta del prezzo finito. Qualcuno ha già deciso di scommetterci in anticipo (vedi il caso Settemari) per semplificare il rapporto con la distribuzione da una parte e con il cliente finale dall’altra. Ma la scelta potrebbe diventare obbligata anche per il resto del mercato: il pricing tutto incluso, infatti, sarebbe uno dei must della nuova direttiva pacchetti.