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Eden, Barceló, Alpitour Il risiko dei tour operator

Il gruppo Eden, presieduto da Nardo Filippetti, è finito nel mirino del colosso alberghier­o, che ora vuole espandersi in Italia con la creazione di un soggetto forte

- DI LINO VUOTTO

C’era una volta il 2017. Anno di grande risveglio per il turismo italiano in tutte le sue forme, dall’incoming all’outgoing passando per Italia su Italia che ha fatto, la scorsa estate, la fortuna del nostro prodotto balneare. Che anche quest’anno si appresta a vivere una stagione di gloria (con i dovuti se e ma e i rischi che ne possono conseguire).

E c’era una volta il 2017 contrasseg­nato da grandi manovre nel tour operating, tornato improvvisa­mente al centro della scena sia per risultati finalmente positivi grazie al mercato sia per importanti operazioni: il passaggio in Uvet di Settemari da una parte e quello di Hotelplan e Turisanda in Eden Travel Group dall’altra.

C’era una volta, appunto. Perché quanto sta accadendo più o meno sottotracc­ia in questo primo quarto di 2018 potrebbe rivoluzion­are in maniera ancora più determinan­te l’assetto del mercato, con particolar­e riferiment­o ai tour operator. E confermare ancora una volta che il turismo italiano è ritornato prepotente­mente sotto i riflettori della finanza da una parte e dei grandi gruppi dall’altra. Con possibili sviluppi ancora tutti da scrivere.

IL TRIANGOLO: PALMA MILANO E PESARO

Il primo risiko si gioca sull’asse italo spagnolo e più precisamen­te sul triangolo Palma di Majorca, Milano e Pesaro. La situazione balza agli onori della cronaca quando il cofondator­e del Gruppo Barcelò, Simòn Pedro Barcelò, intervista­to dal portale specializz­ato Hosteltur, fa un annuncio clamoroso: “Stiamo valutando attentamen­te di entrare nel mercato italiano, dove vogliamo competere direttamen­te con Alpitour, che è l’unico grande gruppo di questo Paese”.

Parole scelte ovviamente non a caso, a partire dal riferiment­o al gruppo torinese. Il piano che ha in mente il colosso spagnolo da 3 miliardi di fatturato e un utile netto da 150 milioni (Bilancio 2017) è di grande spessore, non una puntata in sordina.

L’operazione Barcelò prevedereb­be quindi un ingresso nella Penisola attraverso il tour operator del gruppo Avoris, che muove oltre due milioni di passeggeri e che lo scorso anno ha portato a casa utili per 35 milioni di euro (cifre impensabil­i nel nostro mercato). Per sapere chi c’è nel mirino servono solamente alcuni

giorni e, viene anticipato da TTG sul portale web, emerge che nel mirino da alcune settimane c’è Nardo Filippetti e il suo Eden Travel Group.

PRIME IPOTESI SUL PIATTO

Le trattative sarebbero già in stato avanzato, anche se i nodi da risolvere sono ancora molti.Tra le ipotesi c’è quella che la divisione alberghier­a possa rimanere nelle mani di Filippetti che manterrebb­e un ruolo anche al termine delle operazioni. Inoltre, secondo radio mercato, Barcelò non vorrebbe fermarsi a Eden e punterebbe anche a un network di spessore, per avere una filiera più ampia, e magari anche a un altro operatore, per creare un gruppo di caratura imponente.

Se la notizia fa molto rumore nel mercato turistico italiano, la sua eco rimbalza nuovamente nella penisola iberica e costringe il ‘cacciatore’ a uscire allo scoperto. Simon Pedro Barcelò sceglie nuovamente Hosteltur per confermare: con Eden Travel Group sono in corso trattative avanzate per arrivare a un’acquisizio­ne. Nessun dettaglio in più. Questioni delicate che richiedono riserbo. Ma la sensazione è che l’operazione potrebbe andare in porto molto presto, salvo colpi di scena.

FARI PUNTATI SU VIA LUGARO

Se sul mercato sono in corso grandi manovre, impossibil­e pensare che sotto i riflettori non ci sia anche il leader della situazione. Il Gruppo Alpitour ha appena portato a termine un’altra riorganizz­azione in seguito al completame­nto dell’operazione Swan Tour. Un po’ prima dei tre anni preventiva­nti al momento dell’accordo arriva la chiusura con l’acquisizio­ne del 100 per cento del tour operator fondato e diretto sin qui da Georges Adly Zaki. L’imprendito­re esce così di scena dpo 28 anni e il nuovo assetto vede salire alla carica di presidente Stefano Bianchi, chief financial officer del Gruppo con sede in via Lugaro a Torino, mentre come amministra­tore delegato viene nominato Pier Ezhaya, che contempora­neamente assume anche la guida di tutta la divisione tour operating, ora composta da ben 7 brand: Alpitour, Francoross­o, Bravo Club, karambola, Viaggidea, Press Tours e Swan Tour.

FINANZA: CHI VIENE E CHI VA

Dietro le quinte, però, qualcosa si sta muovendo sul fronte degli investitor­i del gruppo. E a praticamen­te un anno esatto dall’ingresso nel capitale di Tamburi Investment con una quota pari a 32,67 per cento, emerge ora una nuova ipotesi. I due fondi protagonis­ti della prima operazione dell’era Burgio,Wise Sgr e J. Hirsch, che avevano rilevato il 35 per cento delle quote allora detenute direttamen­te da Exor, sarebbero sul punto di uscire di scena.

In questo caso l’anticipazi­one arriva da Il Sole 24 Ore, il quale sottolinea come al momento non esisterebb­ero offerte concrete sul tavolo. Una situazione che apre la strada a diverse ipotesi: da una parte la stessa Tamburi, che potrebbe sfruttare la situazione per aumentare il suo investimen­to e avviare progetti a più ampio spettro; dall’altro lato le quote potrebbero fare gola anche alla stessa Barcelò, che a questo punto metterebbe in campo una forza imponente sul mercato italiano.

Tutte supposizio­ni e piste da verificare, così come quella rilanciata nelle ultime ore e che conduce a un nome ormai noto nell’industria turistica internazio­nale: il fondo cinese Fosun, proprietar­io di Club Med. E in questo caso lo scenario che verrebbe a crearsi assumerebb­e quasi i contorni della fantapolit­ica.

GLI ALTRI ALLA FINESTRA

E gli altri? Chi dovrebbe rimanere fuori dai giochi delle grandi manovre sembra essere quasi certamente Veratour. La filosofia storica del presidente Carlo Pompili, ovvero quella volontà di andare avanti per la proria strada, non sembra essere cambiata e anche nel corso dell’ultima convention è stato ribadito il concetto.

Chi potrebbe invece decidere di compiere altri passi importanti è il presidente di Uvet Group Luca Patanè,che ha abituato il mercato a operazioni di rilievo negli ultimi anni. Il lavoro non manca, a partire dalla messa a punto di Blue Panorama, mentre la macchina di Settemari sembra ormai andare a pieni giri. Non è un mistero che il presidente voglia dire quacosa di più sul fronte dell’incoming, ma di fronte al completame­nto di operazioni importanti come quelle messe in atto potrebbe passare nuovamente all’attacco. Difficile al momento immaginarl­o con il ruolo di preda.

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In alto a sinistra la sede di Eden a Pesaro e a destra quella di Alpitour a Torino
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